Ormai a ridosso del finale di serie, The Midnight Club decide di andare a sistemare le ultime tematiche sociali non trattate fino a questo punto, abbandonate sullo sfondo della storia.
Il contraccolpo di questa scelta narrativa è un ulteriore rallentamento della storia principale con la parvenza di una eccessiva diluizione della storia. È chiaro l’intento di restituire dei personaggi (seppur secondari) caratterizzati con maggior cura e profondità, tuttavia forse il lavoro andava disseminato nei precedenti episodi e, conseguentemente, ridurre il numero totale degli episodi che ad ora sembrano eccessivi visto quanto mostrato fino ad ora. Si tratta chiaramente di osservazioni fatte con il senno di poi, certo è che un’intera puntata dedicata a Spencer, Natsuki, Amesh e Cheri dopo averli lasciati in disparte per buona parte dei sette precedenti episodi (a meno due dal finale, tra l’altro) non sembra essere una scelta saggia.
TEMATICHE SOCIALI
Le tematiche sociali a cui si fa riferimento sono l’outing in famiglia di Spencer e la rivelazione del tentato suicidio da parte di Natsuki.
Il primo, essendo stato argomento di confronto con altri personaggi nelle passate puntate, viene rapidamente liquidato con un toccante confronto tra Spencer e la madre. Un monologo molto diretto a cui non è stato concesso alcun seguito, giusto per archiviare con ancora più velocità l’intera questione.
Diverso è l’approccio con il passato di Natsuki che viene raccontato attraverso l’ennesima storia horror, questa volta non al tavolo del midnight club, ma in privato solamente con Amesh. Il racconto è di per sé abbastanza banale, ma il doppio plot twist finale (rivelazione di Theresa, il personaggio della storia e successivamente la realizzazione che si tratta di una storia vera) elevano il tutto rendendo valido il lavoro di caratterizzazione fatto. Nonostante, come si appuntava all’inizio della recensione, a far storcere il naso sono le tempistiche di realizzazione.
Le due tematiche vengono trattate con attenzione e delicatezza, tuttavia appaiono più come meri riempitivi (per uno show che non dovrebbe aver necessità di sprecare minutaggio) che vero interesse nell’approfondimento dei personaggi.
MISTERI NON SVELATI
Una sensazione che va poi a ripercuotersi sul minutaggio dedicato ai veri misteri sollevati da The Midnight Club, ancora una volta mostrati solo in minima parte e mai sviscerati con l’attenzione dovuta.
Il mistero di un paziente della clinica che non sarebbe un malato terminale sembrerebbe essere un segreto che la Stanton obbliga Ilonka a mantenere… giusto un paio di minuti perché al primo dialogo in privato con Kevin la ragazza gli rivela tutto. E diversamente non poteva andare.
La comunità nei boschi e Shasta vengono ancora inseriti all’interno della storia senza, per l’ennesima volta, essere presi seriamente. Da parte di Ilonka non sembra esserci interesse nel capire chi siano e perché esattamente siano appostati fuori da una clinica di malati terminali da cui, in passato, una giovane ragazza era fuggita senza lasciare alcuna traccia. Anzi, la misteriosa Julia Jayne è totalmente scomparsa da ogni singolo dialogo tant’è che non viene più chiamata in causa dopo essere stata, per la prima parte di stagione, il vero enigma da risolvere. Non se ne parla perché si è scoperta la verità? No, più semplicemente non se ne parla perché si è già detto tutto ciò che si sapeva, visto che ulteriori dettagli riguardanti il suo personaggio non sono stati aggiunti.
Anche le visioni di Ilonka ed il presunto sonnambulismo di Kevin sono misteri latenti non ancora analizzati dallo show, seppur continuamente riproposti.
Insomma, con due soli episodi alla conclusione, lo show sembra non intenzionato a dare risposta a tutte le domande fin qui sollevate dalla storia. Sarebbe un vero peccato se così fosse.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Meno due al finale e ancora una chiara direzione non è stata presa. The Midnight Club sarà il primo buco nell’acqua per Flanagan? Le prossime puntate sanciranno la valutazione definitiva per questo show che per ora si attesta su una sufficienza non propriamente larga.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.