Arriva finalmente su Netflix la serie tv tratta dal famoso e seminale fumetto di Neil Gaiman che esordì negli Stati Uniti nel 1988. 75 numeri più qualche speciale e miniserie che hanno fatto la storia del fumetto poiché vincitore anche di importanti premi letterali.
Una produzione dello stesso Gaiman insieme a David S. Goyer e Allan Heinberg, anche assolutamente non nuovi a riduzione su schermo di fumetti famosi.
“We begin in the waking world, which humanity insists on calling the real world… as if your dreams have no effect
upon the choices you make. You mortals go about your work, your loves, your wars, as if your waking lives are all that matter.
But there is another life which awaits you when you close your eyes… and enter my realm.
For I am the King of Dreams… and Nightmares. When the waking world leaves you wanting and weary, sleep brings you here to find freedom and adventure. To face your fears and fantasies in Dreams and Nightmares that I create… and which I must control, lest they consume and destroy you. That is my purpose and my function.
Or it was, until I left my kingdom to pursue a rogue Nightmare.“
UN PARTO DURATO 31 ANNI
Per la valenza culturale e l’impatto avuto su chiunque lo abbia letto, The Sandman non è e non può essere trasposto facilmente. Considerando che è stato pubblicato dal 1989 al 1996, è interessante fare una piccola retrospettiva su come si sia arrivati a questa 1° stagione di Netflix considerando che si è cercato di creare un film sin dal 1991.
Solo nel 1996 il primo vero progetto concreto, firmato dalla coppia Ted Elliot e Terry Rossio sotto la regia di Roger Avary era arrivato vicinissimo alla produzione e con tanto di benestare di Gaiman, salvo poi essere cancellato dopo il licenziamento per le classiche “divergenze creative” tra Avary e il produttore esecutivo Jon Peters. Nel 1998 un’altra sceneggiatura, stavolta firmata da William Farmer e ampiamente detestata da Gaiman, provò a venire alla luce senza successo.
La discussione sul formato da dare a The Sandman, se cinematografico o seriale, ha cominciato a prendere piede solo nel 2010 quando James Mangold provò a convincere senza successo la HBO a trasformarlo in una serie. A seguirgli è stato poi David S. Goyer che già nel 2013 aveva proposto l’adattamento cinematografico alla Warner Bros. con tanto di Joseph Gordon-Levitt come protagonista che però non andò in porto per via del passaggio del progetto alla New Line Cinema e, di fatto, del commento dello sceneggiatore assoldato per scrivere lo script nel 2016, Eric Heisserer, che di fatto aveva apertamento detto che il miglior modo per adattare l’opera di Gaiman l’unico modo sarebbe stato una serie televisiva.
Bisogna dare adito a Goyer per la tenacia perchè alla fine nel 2019, cioè ben sei anni dopo il primo fallimentare tentativo, è finalmente riuscito a lavorare insieme a Gaiman e a Allan Heinberg, fan di lunga data dell’opera, convincendo Netflix a dare un ordine di 11 episodi alla serie, poi ridimensionati a 10. Ed il risultato è esattamente questo: Neil Gaiman, David S. Goyer e Allan Heinberg, oltre a firmare la sceneggiatura di questa series premiere, sono anche gli showrunner ed i produttori esecutivi della serie.
BENVENUTI NEL REGNO DI SOGNO…
…ma il suo re è stato rapito ed intrappolato. Un’importante premessa.
Chi scrive è cresciuto leggendo la serie a fumetti e ha atteso l’uscita in Italia dei suoi 10 canonici volumi. Pertanto il giudizio e l’analisi ne sarà fortemente influenzato. Il primo episodio dei 10 di questa stagione rispecchia i fatti del primo numero della serie a fumetti. Sogno, membro dei 7 Eterni che “governano” tutto l’universo, viene rapito per sbaglio da una setta in cerca della sorella Morte (Death) mentre si trovava nel mondo reale e rimane imprigionato per più di un secolo nei sotterranei della casa dal capo della setta, Roderick Burgess.
Nonostante i tentativi poco motivati del figlio di lui, Alex, troverà occasione di liberarsi solo grazie ad un errore (voluto?) dell’amante di lui, pronto a ritornare nel suo regno, scoprendolo quasi completamente distrutto mentre nel mondo reale molte persone sono cadute in un sonno senza fine. I fatti raccontai nell’episodio sono abbastanza fedeli alla storia originale, tranne qualche adattamento nelle cronologia degli eventi.
TANTA ATTESA E TANTO TIMORE
È innegabile che questa serie fosse tanto attesa quanto temuta proprio perché amatissima, soprattutto da quella generazione dei quarantenni di oggi che hanno potuto accedere nella propria adolescenza ad un mondo, immaginato da Gaiman, fatto di commistioni tra la cultura alta (fatta di citazioni colte letterarie e teatrale) e quella più popolare (si immagini che in teoria Sandman doveva essere calato all’interno dell’universo DC, almeno inizialmente). Pertanto leggendolo, si aveva l’impressione di entrare e partecipare ad una visione del mondo più grande, profonda e filosofica supportante dai tanti riferimenti alla cultura dell’umanità, non solo occidentale ma mondiale, dove tutto, occidente, oriente e altro, si incastonavano in molte tematiche esistenziali dell’adolescenza da renderle universali. Quindi la sua trasposizione televisiva portava e porta tuttora con sé un carico di aspettative spaventoso.
Non a caso Gaiman ha atteso, ha bocciato vecchie proposte e, alla fine, è entrato di peso nel progetto, proprio per non tradire quel prodotto che l’ha reso famoso e che lo ha praticamente distaccato dal mondo del fumetto per farlo diventare altro. Nessuno più di lui era interessato a far vedere il suo mondo narrativo, fatto di saccheggi sapienti e rielaborati di tutta la cultura umana. In questo primo episodio se ne percepisce il senso portandosi con sé, nel bene e nel male, quello che poi ha scritto
È SOLO L’INIZIO IMPERFETTO CHE DOVEVA ESSERE
Perché imperfetto? Il primo episodio delle serie a fumetti (anzi, da estendere anche ai successivi 7) risentiva dei classici problemi di introduzione di un mondo complesso e stratificato di molto narrativa. Gaiman non sapeva ancora quale fosse il tono da dare alla serie e la direzione narrativa non era ancora stata presa con decisione. Qui, si ha quasi la stessa impressione di allora. I fatti sono chiari ma alcuni passaggi risultano macchinosi anche se necessari. Insomma, non sempre riusciti. In teoria si dovrebbero considerare come prologo tutti i primi 5 episodi, perché impostano la storia che prepara l’affascinante percorso dell’Eterno Morfeo/Sogno/Sandman verso la sua splendida e struggente evoluzione.
Tornando alla series premiere, si percepisce una struttura drammatica in fase di definizione, con alti e bassi di ritmo non sempre nei momenti giusti. La resa visiva è molto buona anche se è stato messo da parte quell’aspetto indie e sporco che caratterizzava molti dei disegnatori del fumetto.
Sugli attori niente da dire. Sembrano adatti ai ruoli ricoperti e sono credibili. Tom Sturridge incarna adeguatamente Morfeo anche se un po’ lontano da quel lotto dark/punk di fine anni ’80 (scelta deliberata di Gaiman quella di rendere contemporanea l’ambientazione e quindi legarla alle mode di questo tempo). Quindi gli adattamenti visivi scelti (ad esempio, gli occhi di Sogno) sono stati modificati in favore di una maggior comprensione degli avvenimenti. La volontà che si percepisce è di raggiungere un pubblico più vasto degli appassionati senza però tradirli nelle cose essenziali cercando un compromesso in positivo con lo spirito dei tempi.
Non si può giudicare questa serie guardando solo il primo episodio, come motivato sopra. Ma va detto che il tutto promette bene e ci si può dire soddisfatti del risultato. Sapendo che la storia, e le cose migliori, devono ancora arrivare.
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Non è un Bless perché si crede che negli episodi successivi (il sesto, molto probabilmente) saranno ancora più ben realizzati ma il suggerimento non può essere che continuare nella visione e gustarsi lo spettacolo
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.