Under The Banner Of Heaven 1×01 – When God Was LoveTEMPO DI LETTURA 5 min

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Under-The-Banner-Of-Heaven-1x01Una chiamata durante la notte che scomoda un detective; l’arrivo sulla scena del crimine; la conseguente perlustrazione dell’area; la scoperta dei cadaveri; l’incedere lento sul volto stravolto dalle emozioni del detective; una regia attenta ai particolari ed un Andrew Garfield potenzialmente da Emmy.
Per convincere qualcuno a vedere Under The Banner Of Heaven basterebbero i tre minuti circa in cui Jeb (Garfield) perlustra casa Lafferty trovando i corpi di madre e figlia brutalmente assassinate sul pavimento. Tre minuti di puro cinema che ricordano, e a volte occorre, quanto sia bello guardare serie tv.
Under The Banner Of Heaven è uno show Hulu tratto dall’omonimo romanzo basato su una storia vera di Jon Krakauer in cui il detective Jeb Pyre, mormone, si trova ad indagare su di un omicidio collegato alla chiesa LDS (Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni), fondata (o “restaurata”) nel 1830 da Joseph Smith.
A tal proposito la docuserie Netflix Omicidio Tra I Mormoni – Murders Among The Mormons è piuttosto utile per avere un’idea a 360° della comunità mormone a Salt Lake City, visto che la connotazione temporale coincide con quella degli eventi reali raccontati dalla serie, ovvero 1984 e 1985.

TALENTO E DEDIZIONE


Creatore nonché sceneggiatore dei primi due episodi è Dustin Lance Black, già sceneggiatore del film Milk (il lavoro di reperimento informazioni occupò quasi tre anni), ma soprattutto vicino in prima persona alla tematica del film dal momento che lui stesso è cresciuto in una famiglia mormona in Texas. Black ha una metodologia di lavoro molto dettagliata e la preparazione di Under The Banner Of Heaven non è esente da questo approccio visto che a livello di sceneggiatura ci sono voluti quattro anni abbondanti e l’idea di adattare il libro di Kakauer risale al 2011 quando la Warner Bros. ne acquistò i diritti per un film scritto sempre da Black ma diretto da Ron Howard.
Le cose sono cambiate molto e, anche per via dei vari impegni di Ricky Cunningham Ron Howard, alla fine si è optato per una serie tv e per altri registi ma il regista è rimasto tra i produttori esecutivi in cui figura anche Jason Bateman.
Ma è il cast ad elevare ulteriormente il prodotto: Andrew Garfield, Billy Howle (The Serpent, The Beast Must Die), Sam Worthington, Wyatt Russel (Black Mirror, Lodge 49, The Falcon And The Winter Soldier), Daisy Edgar-Jones (Normal People, Cold Feet), Rory Culkin (Lords Of Chaos, Waco, Castle Rock), Christopher Heyerdahl, Gil Birmingham (Yellowstone, Banshee).
Un cast così affidabile dal punto di vista recitativo permette allo show di guadagnare sia in intrattenimento, sia dal punto di vista contenutistico.

70 MINUTI E NON SENTIRLI


Prima di tutto è infatti da segnalare che la puntata sfiora i 70 minuti, minutaggio che tuttavia si fatica a percepire dal momento che non risultano esserci veri e propri tempi morti durante la visione, dando modo allo spettatore di conoscere Jeb, il protagonista, ma allo stesso tempo di raccogliere qualche informazione in più sulla famiglia Lafferty e sull’utilizzo della religione quasi più per mero tornaconto personale che per vero e proprio credo.
La puntata, inoltre, cerca di non soffermarsi troppo sull’analisi preferendo un’esposizione ed una progressione della storia continua, quasi si trattasse di un flusso di coscienza narrato senza perdere troppo tempo. La scena richiamata in apertura, durante la scoperta dei cadaveri a casa Lafferty, potrebbe rappresentare per certi aspetti una sequenza di studio, tuttavia serve per poter presentare al pubblico Jeb ed il suo lato umano, empatico e religioso. Esattamente come le preghiere proferite ai piedi del letto in compagnia della madre.
Piccole sequenze che prese a sé avrebbero poco da dire, ma che unite l’una con l’altra rappresentano il background caratteriale che Under The Banner Of Heaven cerca di costruire attorno al proprio protagonista.

IL LIBRO DEI MORMONI


Se da un lato la puntata presenta Jeb, dall’altro inizia ad introdurre al pubblico la famiglia Lafferty ed il mondo mormone. La famiglia di Allen non è ricolma della felicità che viene falsamente sciorinata viste le piccole scaramucce tra fratelli mostrate attraverso gli occhi di Brenda. Il passaggio di mano tra Ammon (il padre) e tutti i suoi figli fatta eccezione per Ron, elemento narrativo volutamente sottolineato nell’episodio, rappresenterà sicuramente fattore di scontro per i Lafferty. Ma con quali conseguenze?
Il mondo dei mormoni viene concettualmente presentato attraverso brevi flashback che scaturiscono dalla mente di Jeb: Joseph ed Emma Smith, la loro storia d’amore, la fondazione della Chiesa, la scrittura del Libro di Mormon. Tutti piccoli avvenimenti che danno un’idea della nascita del credo e delle sue fondamenta, ma che necessitano approfondimento a parte per riuscire ad essere comprese e collocate nella Storia.
A fare da contraltare a Jeb c’è Bill Taba, interpretato da Gil Birmingham attore dalle origini Comache già visto in Yellowstone (dove interpreta Thomas Rainwater), espediente utile per contrapporre la religione mormone alla stigmatizzazione sia dal punto di vista del credo (gli attacchi alla fede cristiana), sia dal punto di vista della razza (Bill Taba, per l’appunto).

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La sequenza di perlustrazione di casa Lafferty
  • Andrew Garfield ed il cast intero
  • Produzione, regia e sceneggiatura
  • Un “pilot” convincente come non se ne vedevano da tempo
  • Il mondo dei mormoni
  • I flashback riguardanti Joseph ed Emma Smith
  • Contrapposizione Jeb-Bill
  • L’interrogatorio di Allen
  • Molti contenuti ed avvenimenti per essere un primo episodio
  • Flashback che necessitano di ricerche e maggior reperimento informazioni da parte del pubblico

 

Under The Banner Of Heaven è tutto questo e molto altro, una serie crime psicologica dove il caso di omicidio viene sfruttato come espediente per analizzare una persona (Jeb), la sua fede (i mormoni) e tutto ciò che ci gira attorno. L’espediente dell’omicidio per analizzare i personaggi risulterà essere forse un cliché del genere, ma vedere Andrew Garfield recitare in questo tipo di produzioni è sempre un piacere per gli occhi. Ce ne fossero di produzioni di questo tipo…

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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