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Under The Banner Of Heaven 1×02 – Rightful PlaceTEMPO DI LETTURA 4 min

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Under The Banner Of Heaven 1x02 recensioneDopo un pilot che urlava tragedia e paradossalmente perfezione, “Rightful Place” riesce nell’impresa non facilissima di confermare tutte le sensazioni positive provate guardando la series premiere.
E sì: parlare di sensazioni positive dopo aver visto una puntata che tratta di un duplice omicidio premeditato di madre e figlia non suona benissimo ma è tutto ciò che circonda queste morti che ha già reso Under The Banner Of Heaven una delle miniserie con più potenzialità di sempre. Soprattutto perché quello a cui si sta assistendo è reale, purtroppo.
Questo seconda ora della miniserie continua con estrema dedizione la discesa negli inferi mormonici della famiglia Lafferty aprendosi però ad un paio di spunti interessanti sia dal punto di vista del fisco (“Yeah, something patriotic, it was about fighting taxes.“), sia dal punto di vista dell’azione con l’inquietante caccia all’uomo nei boschi.

Allen Lafferty:And one day, my dad came home from giving a blessing to a sick neighbor, and my brothers hadn’t done their chores. So he got us all to stand in a circle. Then he called the dog into the center. And he picked up Ron’s own baseball bat, the metal kind. And he beat that dog to death… To teach us boys a lesson about responsibility, about our rightful place.
So what if this time, you know, he comes home from his mission and decided that Brenda needed to be taught a lesson about her rightful place?

IL LEGITTIMO POSTO


Il titolo dell’episodio ovviamente è ovviamente non casuale e nello specifico lo si sente ripetere per ben sette volte durante tutto l’arco della puntata. Una cifra non casuale e che riprende anche il verso di una delle preghiere mormoniche recitate durante la puntata. Il “rightful place” riemerge poi diverse volte nei flashback rievocati da Allen, flashback che coinvolgono il padre e il suo modo di insegnare ai suoi figli quale fosse il ruolo ed il posto di ciascuno. Tipo uccidendo il cane di famiglia di fronte a tutti. Una scena che non viene mostrata (fortunatamente) ma che riporta subito alla mente quella vista nel pilot, il tutto enfatizzando un’assenza di conseguenze per chi impartisce le leggi ma una serie di conseguenze per tutti coloro che le infrangono e che non sono al primo posto della catena alimentare.
Senza lesinare troppo sui complimenti, si vede che questo secondo episodio è sempre sceneggiato da Dustin Lance Black e diretto da David Mackenzie, gli stessi di “When God Was Love”. Si vede, si apprezza e si riflette su quanto si sta vedendo, in un misto di credo religioso che in realtà è molto più terreno, vile e legato al denaro di quando si potesse immaginare. E ad ogni pezzo di storia che viene raccontato si può constatare un pezzo di fede del character interpretato da Andrew Garfield che si sgretola.

AZIONE, TASSE NON PAGATE E MOLESTIE


Il modo in cui Black ha impostato la struttura della serie è praticamente perfetto: a dispetto di un ritmo narrativo che è ovviamente un po’ compassato, la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un qualcosa di estremamente stratificato e che ha bisogno di diverso tempo per essere completamente capito. La stratificazione e la rimozione dei vari livelli segue ovviamente l’interrogatorio di Allen Lafferty che, grazie ad un ottimo uso dei flashback, permette allo spettatore di capire il vero mondo che circondava Brenda Lafferty ed i Lafferty stessi.
Se il pilot aveva additato una certa pulsione sessuale come movente della sua morte, ora il nuovo livello di lettura è duplice ed collegato ad un problema di pagamento delle tasse ed al suo comportamento troppo libertino per una donna mormone. Un comportamento che al giorno d’oggi sarebbe elogiato ma che all’epoca e all’interno della famiglia Lafferty è considerato come oltraggioso e distantissimo dal suo “rightful place”.
A tal proposito la visita di Allen ai genitori di Brenda offre un’ulteriore prospettiva allo spettatore, una prospettiva che dipinge i Lafferty come una famiglia mormone molto classica ma anche bigotta e diversa rispetto a quelle che si potrebbero trovare in Idaho piuttosto che nello Utah. Ed è una prospettiva interessantissima che si accosta alla visione del Detective Jeb Pyre che, ora come ora, è soltanto uno spettatore che sta vedendo la sua fede sgretolarsi parola dopo parola. E fa male a lui ma fa anche benissimo al pubblico.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia e sceneggiatura impeccabili
  • La gestione dei flashback ha estremamente senso
  • Arriva all’improvviso la componente economica
  • Il carisma di Brenda anche di fronte al suo insegnante
  • Il confronto tra due diversi tipi di famiglia mormone
  • Cliffhanger finale
  • Se non si apprezza il ritmo narrativo allora anche questa puntata risulterà un po’ lenta ma a questo punto si può anche immaginare che il tono della serie sia questo quindi o piace o ci si dovrà convivere

 

Pur essendo ancora alle battute iniziali della serie, questo è già il secondo Bless Them All su due. Coincidenza?

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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