Under The Banner Of Heaven 1×06 – RevelationTEMPO DI LETTURA 3 min

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Under the Banner of Heaven 1x06 recensioneGli argomenti trattati da Under The Banner Of Heaven non sono assolutamente facili, specie in una serie che adatta degli eventi realmente accaduti con l’aggiunta di un pizzico di finzione ed immaginazione.
Eppure Dustin Lance Black ha fatto un ottimo lavoro finora ma, proprio a ridosso del finale di serie, lo show sembra essere arrivata ad un punto in cui gli eventi del passato sorpassano ampiamente sia la valenza che il minutaggio di quelli del presente. E non ci sarebbe niente di male in tutto ciò se i 63 minuti della puntata fossero ridotti di almeno 10, se i dialoghi fossero un po’ più accelerati e se si tagliassero alcune scene di troppo (vedasi quelle con la madre di Jeb).
Riassumendo quindi il tutto con un conciso commento: un episodio più concentrato e senza perdite di tempo avrebbe avuto sicuramente più effetto.

Jeb:Sorry, I don’t know what this… who’s behind this new voice in my head, but, um, it’s pretty, uh… it’s a pretty significant distraction. Sorry.
Allen:It’s not new and it’s not a distraction either. It’s what happens when you’re taught your whole life that you need God to guide you. It’s frightening… Being alone with your own mind. […] I tried to defeat the church, in my own mind, see what kind of person was left behind. I read our history. All of it. All of that personal revelation, it seems to me that it’s just men listening to their own selfish desires and calling it God so they can justify… anything.

PASSATO > PRESENTE


“Revelation” chiude quasi completamente il gap temporale che intercorre tra le indagini e le vicissitudini della famiglia Lafferty, ma, come già detto, è una chiusura che non convince completamente.
Se da un lato è più che giusto concedere a Ron un po’ di focus, specialmente alla luce di quanto rilevante sia la sua figura e di quanto sia cambiata rispetto a “When God Is Love“, dall’altro non tutto ciò che viene mostrato giustifica la sua evoluzione. Onias ha sicuramente un ruolo chiave nel convogliare tutte le opinioni verso il suo pensiero che prevede Ron come il prescelto di Dio, il nuovo profeta, cambiando le convinzioni anche di Ron stesso. Da questo punto di vista il modo in cui vengono plagiate le opinioni di tutti sono molto interessanti e non si può che fare i complimenti a regia e sceneggiatura ma sono anche passaggi che non combaciano con le restanti storyline e potevano essere discusse nella scorsa “One Mighty And Strong“.
Allo stesso modo, più che la parte riguardante Jeb (ben fatta ma anche un po’ troppo diluita con le problematiche relative alla madre) anche il punto di vista di Brenda ha il suo fascino, vuoi per il suo percorso, vuoi per tutte le difficoltà insite nella chiesa, vuoi per lo schiaffo improvviso arrivato da Allen. L’isolamento in cui si trova e l’avviso di possibili minacce compiono il loro corso isolandola sempre di più, sia dal marito che dalla comunità che l’aveva inizialmente accettata, il tutto portandola in un vicolo cieco da cui potrà uscire solo se morta. O magari c’è ancora un plot twist che aspetta il pubblico?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il pianto finale di Jeb, segno evidente della sua crisi spirituale profondissima
  • Andrew Garfield sempre bravissimo ed in parte
  • Rivelati alcuni segreti in più sull’ascesa di Ron e sulle motivazioni che hanno portato alla morte di Brenda
  • Le scene con la madre, Josie Pyre, sono molto inutili e diluiscono una trama che non avrebbe bisogno di ulteriori rallentamenti
  • La lentezza della narrazione questa volta pesa parecchio sia nella visione che nella digestione dell’episodio

 

La sensazione che la serie potesse essere composta da uno o due episodi in meno c’è, specialmente alla luce di questo penultimo episodio che lascia il pubblico abbastanza deluso dalla mancanza di eventi e dall’eccessiva focalizzazione sul passato. Se non altro l’ultimo episodio dovrà per forza fare l’opposto per tirare le somme di tutta la storia. Peccato solo per il piccolo passo falso.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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