Paradise 1×07 – The DayTEMPO DI LETTURA 3 min

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Paradise 1x07 recensione

The Day” è il picco assoluto della serie. È l’episodio che si aspettava con più ansia di vedere per capirci qualcosa in più e, in maniera che fa bene al cuore, lo fa unendo spettacolarità e profondità emotiva in una narrazione praticamente impeccabile. L’episodio rivela finalmente l’evento scatenante dell’apocalisse: l’eruzione di un supervulcano in Antartide che, con un colossale tsunami alto 300 metri, sommerge intere città e si propaga senza sosta da sud a nord, inclusa Washington D.C., il che offre una spiegazione anche alle scene iniziali del quinto episodio.
La sequenza della catastrofe è impressionante non solo per la qualità visiva, ma per come viene integrata nella narrazione attraverso i telegiornali, e le interviste in presa diretta che danno un’idea del panico generale, ma anche della difficile comprensione di quanto sta accadendo. L’umanità si ritrova improvvisamente senza punti di riferimento: comunicazioni bloccate, la popolazione in panico e i governi pronti a farsi la guerra. Tuttavia, la vera forza dell’episodio è che dietro alla distruzione si nasconde una profonda attenzione per il lato umano che sfocia in drammi personali, geopolitici e panico generalizzato.
L’episodio infatti si concentra in gran parte su Xavier, interpretato da un sempre ottimo Sterling K. Brown, probabilmente al massimo delle sue possibilità. Xavier, bloccato a lavoro e separato dalla moglie, con non riesce a comunicare con lei. Le linee sono sature, il caos regna sovrano, e la sua ansia cresce esponenzialmente nel corso dei 57 minuti, fino a prendere coscienza della sua inevitabile morte. Che sia per colpa dei missili nucleari o per colpa dello tsunami. Questo è uno dei pochi momenti in cui la serie riesce davvero a bilanciare realismo, tensione geopolitica e coinvolgimento emotivo. La sua frustrazione, la paura di non sapere se la persona che ama è viva o morta, diventano un’ancora narrativa fortissima.

EMP


Nel frattempo, sull’Air Force One, si consuma un confronto (l’ennesimo ma non in ordine cronologico) teso e decisivo tra Bradford e Sinatra, stavolta con dei pesi sulla bilancia opposti visto che Sinatra non ha tutto il potere che ha invece nel presente. Il mondo è sull’orlo del baratro: le grandi potenze – Russia in primis – iniziano una spirale di escalation militare che porta a uno scambio di attacchi nucleari. È qui che Bradford tira fuori un colpo di scena: un impulso elettromagnetico (EMP), nascosto in una valigetta con i codici per lanciare le testate nucleari, che è stato inventato fin dai tempi della crisi dei missili di Cuba. Con un solo colpo, annulla la capacità bellica e tecnologica globale, fermando il conflitto senza dover ricorrere a bombe atomiche.
È un momento quasi da fantascienza, ma perfettamente coerente con il tono della serie. E, soprattutto, serve da giustificazione narrativa per spiegare perché alcune città (e persone) siano sopravvissute. Non a caso, si scopre subito dopo che la moglie di Xavier ce l’ha fatta, è viva ed è alla ricerca di Xavier e dei figli. Un colpo di scena (un po’ scontato sin da quando si è venuti a sapere della sopravvivenza delle persone all’esterno del bunker) che arriva nel momento più drammatico dell’episodio, quando Xavier – accecato dal dolore e dalla rabbia – minaccia Sinatra con una pistola.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Tensione palpabile e crescente
  • L’impulso elettromagnetico è una piacevole sorpresa
  • Recitazione e regia come sempre
  • Il secondo discorso del POTUS e l’impatto sulla gente comune
  • La personale versione della fine del mondo vista dagli occhi di Xavier
  • Unico neo: se l’EMP è stato mandato dall’Air Force One, non è chiaro come AF1 non sia stato impattato; e poi bisognerà anche spiegare perchè nel bunker tutto funziona lo stesso

 

Con “The Day”, Paradise dimostra finalmente di cosa è capace. È un episodio ricco, teso, emotivo, spettacolare e soprattutto necessario. Perché spiega tutto, riempie i vuoti narrativi, ma soprattutto rilancia la serie con una nuova direzione e promette un finale (e una seconda stagione) che potrebbe davvero alzare l’asticella.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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