Dopo lo scorso intrigante episodio che ha raccontato tramite flashback il giorno della fuga dalla Terra, Paradise torna nel presente per terminare la narrazione di questa prima stagione.
Lo fa ricollegandosi come sempre al passato, fonte di informazioni e che crea un background funzionale per ciò che verrà scoperto col passare dei minuti. È comunque un finale aperto, dato il rinnovo per una seconda stagione già annunciato; ma allo stesso tempo, si ha una chiusura momentanea del cerchio mentre si aprono le porte per nuovi scenari.
AH GIÀ, L’OMICIDIO
L’episodio finale svela il killer del Presidente Cal Bradford, lasciando un po’ delusi dalla rivelazione. Il motivo principale per cui ci si è approcciati a Paradise è stato il suo essere presentato come un thriller, dove l’assassinio del Presidente sembrava il motore principale. Con il passare dei minuti, sin dal primo episodio, la serie ha assunto contorni post-apocalittici, convincendo però subito il pubblico di questa “trasformazione”.
Nel corso della stagione, scoprire chi avesse ucciso Bradford è passato in secondo piano, mentre altri misteri si prendevano la scena. Probabilmente, è per questo che la rivelazione finale è sembrata un po’ artificiosa. Ritrovare il colpevole nella figura di Trent il bibliotecario è sembrato, infatti, un po’ disconnesso dall’intera trama. Tuttavia, il background aggiunto con i flashback è servito a creare più contesto, lasciando trasparire tutta la frustrazione di Trent per coloro che erano stati sacrificati fin dall’inizio.
Alla fine, la scoperta dell’assassino di Bradford è servito più che altro a chiudere il cerchio su questo avvenimento per poi spostare l’attenzione altrove. Una scoperta dovuta al personaggio di Bradford che, nonostante i suoi limiti, ha cercato di fare la cosa giusta, anche quando si è trovato di fronte alla realtà di una fine imminente.
COLLINS E IL FUTURO
Il finale di stagione, come detto, chiude i conti con i dubbi di partenza e sposta la storia tutta su altri binari. Sono tanti i personaggi in bilico e con storyline lasciate aperte pronte per essere esplorate nella seconda stagione. Da Jeremy Bradford, pronto a farsi portavoce della verità in memoria del padre, a Sinatra, villain complessa che non c’è dubbio tornerà al centro degli intrighi anche nei prossimi episodi.
Da questo punto di vista, appare giusta la scelta di lasciare Sinatra ancora in vita, dato che la sua dipartita avrebbe lasciato un lavoro a metà dal punto di vista della narrazione. Di pari passo, però, bisognerà fare sempre più attenzione al personaggio di Jane, ormai vera e propria mina vagante. Ma il fulcro di tutto è sicuramente la famiglia Collins. Si può dire, infatti, che la vera trama di Xavier inizi adesso, con la partenza per la ricerca non solo della moglie, ma della verità sulla sopravvivenza del mondo al di fuori del bunker. Una storia del tutto diversa da quella presentata nella prima stagione che si spera saprà coinvolgere allo stesso modo.
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Paradise si prepara a cambiare faccia. Quello che era iniziata come thriller si è trasformato di episodio in episodio assumendo diverse sfaccettature. La seconda stagione si pone su un piano prettamente post-apocalittico, aprendo scenari completamente diversi. Il rischio è quello di risultare una copia di altre serie del momento che raccontano situazioni simili. Starà agli autori cercare di mantenere viva quella verve narrativa che ha reso Paradise coinvolgente grazie a vari colpi di scena ben distribuiti.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.