Paradise 1×05 – In The Palaces Of Crowned KingsTEMPO DI LETTURA 3 min

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Paradise 1x05 recensione

“In The Palaces Of Crowned Kings” è uno di quegli episodi che non brillano per ritmo, ma che piantano semi importanti per il resto della stagione. Il focus si sposta tutto su Bradford, e a dirla tutta non è affatto una cattiva idea: l’episodio lo riporta al centro della scena, lo umanizza e inizia a ricostruire un’immagine fratturata dalle puntate precedenti.
Attraverso una serie di flashback ben orchestrati, si scopre le radici profonde della sua (non) ambizione politica, alimentata da un padre freddo, esigente e chiaramente incapace di mostrare affetto. Una figura maschile che non lo educa ma lo addestra a diventare un vincente, senza mai dargli il permesso di sentirsi abbastanza. E in tal senso il confronto in cui chiede al padre se è soddisfatto di lui, e il padre glielo nega, è piuttosto forte.
Questa esplorazione del passato dà finalmente senso a molte delle fragilità viste in Bradford. Marsden si prende lo spazio che si merita e regala una performance veramente forte, sicuramente la più solida della stagione finora.
Tuttavia, è impossibile non notare che questi momenti – seppur importanti – rallentino l’avanzamento dell’intreccio principale. Il rischio che l’episodio venga percepito come “di transizione” è reale, soprattutto se si considera quanto succede, a livello pratico, nel presente narrativo.

RAGAZZINI FASTIDIOSI E NUOVE ALLEANZE


E poi c’è la questione degli adolescenti. Ancora.
La storyline con i figli di Bradford e Xavier non è che sia talmente scollegata dal cuore pulsante del racconto però è sicuramente forzata e, anche se in questo caso ha un po’ di importanza visto che serve come deus ex machina per arrivare ad un passaggio chiave, è proprio perchè è un deus ex machina che la questione è problematica. I dialoghi sono forzati, le dinamiche adolescenziali già viste mille volte, e il loro contributo alla tensione generale è vicino allo zero. È un vero peccato perché sarebbe anche interessante esplorare come crescano dei ragazzi chiusi in una cupola post-apocalittica sotto un regime autoritario – ma se si continua a farli parlare come se fossero in una serie The CW del 2012, perdi tutto il potenziale.
Fortunatamente, l’episodio si risolleva con l’evoluzione di un’alleanza che promette scintille: quella tra Xavier e Robinson. Il primo, come sempre impeccabilmente interpretato da Sterling K. Brown, inizia a muoversi con sempre maggiore autonomia, cominciando ufficialmente una guerra a distanza con Sinatra. È stanco dei giochi di potere, delle mezze verità, dei compromessi morali che ormai governano tutto. Robinson, invece, si dimostra più una spalla che una vera protagonista (e va bene così).

SINATRA CONTRO TUTTI


E poi c’è Sinatra. Julianne Nicholson riesce nell’impresa di rubare la scena anche quando non dice una parola. La scoperta che abbia ordinato a Billy Pace di eliminare gli esploratori continnua ad offrire nuove prospettive, stavolta è il punto di vista del Presidente Degli Stati Uniti. Il fatto che abbia nascosto anche a lui l’esistenza di sopravvissuti al di fuori della cupola/bunker è un colpo di scena gestito con intelligenza che aiuta ad umanizzare ulteriormente Bradford e isolare ancora di più la stessa Sinatra, sempre più sola nella gestione del tutto.
Il climax dell’episodio arriva proprio con la diffusione pubblica di questa scritta “THEY’RE LYING TO YOU” nel finto cielo della cupola, ed ecco che in pochi secondi, l’illusione di una realtà perfetta (nonostante un’apocalisse) si incrina. Per la prima volta, Sinatra appare vulnerabile e Xavier si qualifica ufficialmente per essere il suo nuovo sfidante.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Washington sommersa: spoiler della realtà fuori dal bunker?
  • Recitazione sempre eccelsa
  • Focus su Bradford e sul suo rapporto col padre
  • La scritta nel cielo che ricorda 3 Body Problem
  • La trama adolescenziale continua a non convincere in alcun modo

 

“In The Palaces Of Crowned Kings” non è un episodio perfetto, ma ha un obiettivo chiaro: ridefinire le alleanze, scavare nei traumi personali e accendere la miccia di un’esplosione che – si spera – arriverà presto. Se i prossimi episodi sapranno tenere il focus su questi punti, Paradise potrebbe finalmente iniziare a mantenere le promesse fatte negli ultimi minuti del pilot.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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