Under The Banner Of Heaven 1×07 – Blood AtonementTEMPO DI LETTURA 5 min

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Under-The-Banner-Of-Heaven-1x07Una miniserie dal racconto fitto, a tratti morbosamente lento, condito da un minutaggio corposo: quest’ultimo episodio sfiora infatti l’ora e mezza circa mostrandosi come l’episodio più lungo della stagione e sottolineando ancora una volta come il mondo delle serie tv stia riportando il pubblico in un contesto similare a quello cinematografico. Un passaggio che condivide sia il minutaggio dei prodotti, sia la qualità e gli investimenti in termini di denaro. Eppure la vera domanda che ci si pone è sempre la stessa: è giustificato tutto questo tempo? Ad un amante del genere difficilmente potrebbero pesare due ore e mezza o magari tre se il prodotto da vedere è l’ultima opera di Scorsese (The Irishman) oppure un film del d’annata (Il Padrino). Ma per una serie tv questa regola ha senso? Per definizione una serie tv è suddivisa a puntate ed avendo a disposizione un minutaggio maggiore dovrebbe avere maggiore spazio di manovra per raccontare la propria storia. Eppure in certi momenti sembra che registi e sceneggiatori non riescano a farsi bastare nemmeno questo tempo: si veda per esempio Stranger Things la cui quarta stagione vanta circa 13 ore di girato suddivise malamente in 9 puntate (con un finale da 158 minuti). Una lungaggine non giustificata soprattutto se poi alcune puntate, come in Under The Banner Of Heaven, i tempi morti risultano molteplici.
Sia in “One Mighty And Strong”, sia in “Revelation” lo show ha continuato a raccontare la caccia all’uomo di Jeb nei confronti della famiglia Lafferty, tuttavia tergiversando attorno a diverse sottotrame a cui è stato dedicato forse eccessivo spazio: problematiche famigliari; tematiche sociali dell’epoca; dubbi all’interno della comunità in cui vive Jeb; flashback sul passato di Joseph ed Emma Smith. Ma anche la trama principale, relativamente al percorso di trasformazione prima di Dan e poi di Ron, è stato presentato con enfasi e progressivamente sempre più lento, tradendo in parte le aspettative createsi durante la visione di “When God Was Love”.

UN LIETO FINE DOPO L’ALTRO


“Blood Atonement” ed i suoi 128 minuti raccolgono molteplici sviluppi, come sarebbe lecito attendersi da un episodio di questa lunghezza. Si tratta, essenzialmente, di un episodio che predispone un lieto fine generale per tutti i personaggi e per tutte le varie sottotrame raccontate in Under The Banner Of Heaven. I fratelli Lafferty, Ron e Dan, vengono trovati ed arrestati proprio durante il loro scontro per decidere chi dei due fosse l’Eletto, in un bagno di un casinò a Reno dove si erano recati per raccogliere ulteriore denaro per proseguire la loro guerra spirituale.
Dianna, Matilta e Jeb trovano il loro personale modo di tornare liberi: le prime due fuggendo dalle costrizioni imposte dalla famiglia, lasciando lo Utah; il detective invece risolvendo il caso e tornando dalla moglie con cui riesce finalmente a riallacciare i rapporti prima di rischiare il divorzio (che ad inizio puntata sembrava alquanto pronosticabile). Complice, da questo punto di vista, anche l’intervento della moglie del detective che suggerisce al reverendo della chiesa LSD, di chiedere a Jeb di terminare le investigazioni sui Lafferty e di abbandonare il caso.

DIANNA, L’ARMA DEL DELITTO E DEUS EX MACHINA INGOMBRANTI


Alcune note negative sono purtroppo evidenziabili anche in questo ultimo episodio. In primis due sviluppi di trama abbastanza importanti gettati all’interno della storia grazie a due enormi deus ex machina.
Il primo è il ritrovamento dell’arma del delitto di Brenda e della bambina, rinvenuto da Taba in maniera del tutto casuale camminando (e parlando con Jeb) in pieno deserto. Il secondo è la lettera di Brenda a Dianna che quest’ultima recupera dalla cassetta delle lettere poco prima di lasciare casa (quando si dice la fortuna). La lettera è da ritenersi importante in quanto rappresenta l’ultimo tassello per far completare a Dianna la propria evoluzione e conseguente allontanamento sia dal marito, sia dal gioco che ancora sembrava legarla ai Lafferty in quel senso. Proprio da questa liberazione Dianna partirà per lo Utah andando a salvare Matilda e, successivamente, confrontandosi con Samuel Lafferty metterà in mostra tutto il suo odio e risentimento rimasto in gestazione per anni ed anni dentro di lei. Durante questo confronto è importante sottolineare l’omertà generale della gente che finge di non vedere la crudeltà di Samuel nei confronti sia di Dianna, sia di Matilda.

UNA SERIE POCO CORAGGIOSA


Non si tratta di una critica, questa che seguirà, quanto piuttosto di un semplice appunto: Under The Banner Of Heaven mette in mostra meno carattere e brutalità di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi.
In quest’ultimo episodio, infatti, le linee narrative del passato e del presente si ricongiungono mostrando al pubblico l’efferato omicidio di Brenda ed Erica. Omicidio che non viene effettivamente mostrato visto che lo show preferisce lasciare all’immaginazione del pubblico mostrando solamente Dan e Ron, completamente insanguinati, che lasciano l’abitazione in tutta fretta.
Un passo indietro per una certa parte del pubblico che invece apprezza il coraggio di mostrare in scena qualcosa che forse dovrebbe essere lasciato solo all’immaginazione. Si pensi per esempio ai primi due episodi di Perry Mason (lo show del 2020 della HBO) in cui il bambino rapito e da ritrovare viene mostrato morto con gli occhi cuciti come se fosse effettivamente sveglio, per poi essere accuratamente analizzato in un’autopsia minuziosa ed accurata. Scene che fanno raggelare il sangue, sì, ma che si sposano con la cruda storia raccontata in questi due show.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Serie che intrattiene e fa riflettere il pubblico sulla tematica del fondamentalismo religioso, nonostante un minutaggio in certi momenti proibitivo
  • Jeb e Taba ed i loro numerosi dialoghi
  • Un lieto fine per tutti quanti
  • La lettera di Branda a Dianna
  • Dianna ed il suo incredibile coraggio di tornare in un luogo per lei pieno di demoni (casa Lafferty) per salvare Matilda
  • Qualche deus ex machina di troppo
  • Poco coraggio nel non voler mostrare la morte di Brenda ed Erica?
  • Un lieto fine per tutti quanti

 

Regia, sceneggiatura ed un cast d’alto livello (Andrew Garfield regala l’ennesima ottima prestazione, nemmeno servirebbe dirlo) confezionano uno show che merita di essere visto per lo spaccato storico e religioso su cui tenta di porre particolare attenzione. A pesare è sicuramente la lentezza di alcuni episodi ed il minutaggio non dosato con attenzione. Ma Under The Banner Of Heaven merita senza ombra di dubbio di essere visto e nel caso recuperato, soprattutto perché potrebbe tranquillamente essere uno dei titoli papabili per Emmy e Golden Globe di quest’anno. Chi vivrà, vedrà.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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