Non è facile apprezzare gli episodi preparatori. Quelle puntate dove, pur non essendo essenzialmente filler, situazioni e personaggi si ritrovano impegnati nel costruire la trama che verrà presentando al momento una storia “ferma nel tempo”. Non è facile immergersi in puntate di questo tipo, ma ancora più frustrante è quando tale fase preparatoria dura un’intera stagione.
E purtroppo è questo quello che sta accadendo a questa stagione di Vikings: Valhalla che sembra essersi abbondantemente cullata col rinnovo già intascato per la terza stagione.
Con soli due episodi rimasti in questo secondo ciclo, la serie Netflix ha (finora) presentato una storia povera di contenuti, dove ad occupare la scena sono state (dis)avventure nei viaggi e giochetti di palazzo. A salvarsi un’unica storyline: quella di Freydis.
UNA STORYLINE SU MILLE CE LA FA
Nel fare il punto della situazione su quanto accaduto finora in Vikings: Valhalla è Jomsborg che viene subito in mente, rimanendo l’unica scintilla di una stagione eccessivamente preparatoria. Sia il quinto che il sesto episodio hanno dato una svolta importante alla trama con protagonista Freydis che porta in scena tutti quegli elementi che invece mancano al resto dei personaggi.
La figura di Harekr si è subito distinta tra la massa di character stagionali, portando in scena un personaggio diverso, con un lato oscuro che prometteva intrighi narrativi nuovi. E le promesse sono state mantenute, seppur l’epilogo riservato al personaggio interpretato da Bradley James sia apparso un po’ frettoloso e raffazzonato. Tuttavia, prima di giungere alla fine, Lord Harekr si è reso protagonista di una parte di trama dinamica ed interessante. E non solo lui, dato che anche gli altri interpreti come Jorundr e Gudrid hanno dato forza alla storia, a tal punto da risultare interessanti nelle loro dinamiche anche in quei brevi momenti di assenza di Freydis.
Ovviamente, però, la protagonista dell’intero arco presentato a Jomsborg era proprio Freydis che è stata al centro di un percorso in divenire. La storia di Freydis si è sviluppata attraverso due parti parallele, entrambe efficaci per la sua riuscita: da un lato la componente emotiva (il parto, il rapimento del bambino e il suo momentaneo abbandono), dall’altro una componente più fisica, dove il combattimento finale con Hareker ha permesso allo spettatore di assaporare un minimo di clangore di spade. Un elemento che in questa stagione sembra andato disperso.
TRA FILLER E PARTITE A SCACCHI
Ma a controbilanciare una storyline che sembra funzionare, ce ne sono molte altre che invece si ritrovano ostaggio di un immobilismo quasi cronico.
Come detto, personaggi e situazioni sono in fase di preparazione per una trama che sarà esplorata adeguatamente solo nella prossima stagione. Ma per gli otto episodi correnti questo non è sufficiente.
A deludere maggiormente continua ad essere la trama con protagonisti Harald e Leif. Sia “Birth And Rebirth” che “Leap Of Faith” possono essere senza dubbio considerate due puntate filler per questi due personaggi. Il viaggio intrapreso verso Costantinopoli aveva tutte le carte per risultare intrigante e portare character e spettatori verso location nuove, rispettando quella che è sempre stata una caratteristica dell’universo Vikings. Dopo sei episodi però, Harald e Leif si ritrovano arenati sotto più punti di vista, presentando continue lungaggini che possono appunto solo considerarsi filler.
Con materiale migliore ma un minutaggio decisamente più ristretto c’è invece la trama sviluppata a Londra. La lunga partita tra la Regina Emma e Godwin si conclude per ora con uno scacco matto da parte di quest’ultimo per un piano davvero ben congegnato che è riuscito a far ottenere quello che voleva esattamente come lo voleva. É un peccato, però, vedere la trama di Londra impegnata esclusivamente in questi giochi interni che, per quanto crudelmente brillanti, lasciano poco spazio ad un avanzamento di storia più netto. Si spera che con il ritorno di Re Canute la situazione migliori.
Infine, discorso analogo per Olaf, al momento imprigionato in questo impasse stagionale come tutti gli altri.
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Con soli due episodi rimasti, si conferma il carattere esclusivamente preparatorio di questa stagione. E questo sembra un po’ uno spreco.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.