“Obsolescence never meant the end of anything, it’s just the beginning”
(Marshall McLuhan, The Medium and the Light: Reflections on Religion)
Marshall McLuhan è stato un accademico canadese. In particolare, i suoi studi sui media e il loro impatto sulla società lo hanno reso uno dei più importanti studiosi delle scienze sociali del ventesimo secolo. Le sue opere più celebri sono War and Peace in the Global Village e Understanding Media. All’interno della sua bibliografia, tuttavia, esiste anche una meno nota opera postuma, pubblicata nel 2003: The Medium and the Light: Reflections on Religion, da cui è tratta la citazione posta all’inizio di questa recensione. McLuhan usò quella citazione nell’ambito di alcune riflessioni sulla sua esperienza religiosa di cattolico convertito in età adulta. Nel contesto di questa recensione, invece, la frase può essere usata per introdurre Alert: Missing Persons Unit, nuova serie prodotta da FOX. La prima stagione, la cui messa in onda è iniziata a partire dall’8 gennaio, si comporrà di almeno sei episodi (il numero definitivo non è stato ancora comunicato). Creata da John Eisendrath (Alias, The Blacklist) e dal due volte premio Oscar Jamie Foxx (Ray, Collateral), lo show appartiene al più classico – se non obsolescente – dei generi televisivi: il procedurale poliziesco.
UN CLASSICO PROCEDURALE….
Ambientata a Philadelphia, lo show segue le vicende della Missing Persons Unit del dipartimento di polizia della città. L’unità è guidata da Nikki (Dania Ramirez: Devious Maids), la quale ha scelto questa carriera in seguito alla scomparsa di suo figlio, Keith. Assieme a lei, nell’unità è presente anche l’agente Sherman (Ryan Broussard: Only Murders in the Building), l’attuale marito di Nikki. Come si può intuire dal titolo, l’unità si dedica alla ricerca di persone scomparse.
La struttura dello show è quello di un classico procedurale su una rete broadcast. In ogni puntata, l’unità seguirà un caso di scomparsa, il quale verrà risolto con il classico mix di intuizioni poliziesche, interrogatori, uso della tecnologia e scene di azione.
….. MA CON UN ELEMENTO DI MISTERO
La routine dell’unità è interrotta dall’arrivo dell’ex marito di Nikki, nonché padre di Keith: Jason (Scott Caan, che può vantare 240 episodi di Hawaii Five-O nel suo curriculum). Un ex contractor con esperienza in Medio Oriente, Jason sostiene di essere stato contattato dai rapitori del figlio, di cui non avevano notizie da 6 anni.
Come nello stile dello show, il ritrovamento di Keith avviene già al termine dell’episodio. Inoltre, Jason entrerà a far parte dell’unità gestita dalla sua ex moglie. Tuttavia, la scena finale sembra suggerire che il ragazzo 17enne ritrovato non sia in realtà il vero Keith, ma un impostore.
Questa scelta rappresenta sicuramente un elemento in grado di aggiungere più vitalità a un formato come il procedurale. Da Nicholas Brody in Homeland a Raymond Reddington in The Blacklist, molti show hanno basato le proprie fortune su personaggi dall’identità misteriosa o personaggi che, dopo anni di scomparsa, tornano alle loro vite ma sono profondamente cambiati.
Inoltre, è possibile affermare che le vicende di Keith rappresentino l’unico elemento di interesse nei confronti dello show.
MCLUHAN E L’OBSOLESCENZA
Negli ultimi anni, FOX ha ottenuto dei buoni risultati grazie agli show procedurali facenti parte dell’universo di 9-1-1. Per questo motivo, il canale ha cercato di replicare quella formula con una formula consolidata (fin troppo), il produttore esecutivo di un procedurale (seppur sui generis) di grande successo come The Blacklist, un attore esperto e una storyline più ambiziosa.
Il risultato finale, però, non è considerabile soddisfacente. Il caso è affrontato in modo fin troppo sbrigativo. Inoltre, anche se non ci si aspetta il livello investigativo di Broadchurch o di Sherlock, il pilot – scritto da Eisendrath in persona – presenta elementi eccessivamente forzati e irrealistici. Su tutti, si può citare l’agente della CIA che rivela segreti classificati a degli agenti di polizia.
Un caso senza mordente, dei dialoghi già sentiti e personaggi caratterizzati seguendo tutti gli idealtipi del genere poliziesco procedurale. L’unica speranza dello show, dunque, è rappresentata da Keith e dalla sua storyline.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Le potenzialità della storyline di Keith evita allo show l’infausto Kill Them All, ma è difficile trovare altri aspetti positivi.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.