Arrivata a più di metà della sua prima stagione, Zero decide di mettere un punto preciso all’interno della sua storyline orizzontale.
Se finora, infatti, gli episodi che riguardavano le gesta di Omar e soci si contraddistinguevano per la loro verticalità, già dalla prima scena di questo “Episodio 5” c’è un chiaro riferimento alle vicende della puntata precedente. Ma soprattutto, ci sono almeno un paio di plot twist che, se sfruttati bene, possono dare una svolta significativa all’intera vicenda.
LA “FILOSOFIA” DEL BARRIO
Continua ovviamente la battaglia nei confronti della “temutissima” Sirenetta S.r.l., a partire proprio dalla questione della testa mozzata della statua, momento culminante di “Episodio 4“.
Da qui in poi, lo scopo principale della puntata diventa quello di dimostrare il razzismo delle “istituzioni” nei confronti del quartiere meticcio del Barrio. Una serie di scene che, a volte, risultano riuscite e abbastanza realistiche, come quella della trafila per i documenti da parte di Inno (Madior Fall, il cui personaggio sarebbe anche interessante ma è sfruttato veramente poco e male) ma, più spesso, si trasformano in una fiacca retorica contro il “potere corrotto”, qui mostrato in una maniera magnificamente unidirezionale dai “bianchi” (sempre cattivi) contro i “neri” (sempre buoni).
Una scelta che riflette probabilmente un certo sentimento diffuso fra gli italiani di seconda generazione, ma non è detto che questo possa fare il bene dello show che comunque si rivolge ad un pubblico trasversale.
Qui, tra poliziotti ottusi e/o corrotti, allenatori isterici che si scagliano inevitabilmente contro i giocatori di colore (anche se poi metà della loro squadra è meticcia), burocrati e palazzinari, l’integrazione sembra davvero lontana e a nulla servono discorsi retorici (e anche un po’ banali) come quello sul campetto da basket.
VILLAIN E FUMETTI
Uno dei pochi elementi positivi dell’episodio, invece, è quello di mostrare finalmente un villain definito al posto della fin troppo anonima Sirenetta S.r.l. Il “signor Sirenetta” è interpretato dall’attore Giordano De Plano, famoso per i suoi ruoli da caratterista in numerose fiction poliziesche. E va detto che l’attore non se la cava affatto male in questo ruolo. Tuttavia ha il difetto di dover interpretare un personaggio che (come tutti i character presenti in questo show) è l’emblema della piattezza e della bidimensionalità. La sua posa da “cattivo dei fumetti”, mentre osserva in maniera minacciosa lo skyline di Milano, fa più sorridere che non intimorire.
E, a proposito di fumetti, l’episodio ha il merito di mostrare Omar in azione come aspirante fumettista. Caratteristica che dovrebbe contraddistinguerlo sempre ma che è stata solamente accennata in questi primi episodi. Con questa scusa, gli autori portano lo spettatore direttamente dentro al mondo delle Fiere del Fumetto, abitato da cosplayers ed editor alla continua ricerca di nuovi talenti. Un mondo veramente interessante che, forse per la prima volta, viene mostrato in una serie tv italiana.
Peccato che, anche in questo caso, ci sia sempre il risvolto della medaglia. Quella che poteva essere una buona idea viene realizzata in maniera sbrigativa e raffazzonata. E la battuta finale del villain (“alcuni manga sono anche dei capolavori”) ricorda molto il meme famoso del Signor Burns che cerca di fare il gggiovane senza conoscere bene il contesto in cui si trova.
PLOT TWIST
Sempre a proposito di fumetti, uno dei cliché narrativi più antichi del mondo è il supereroe che s’innamora della figlia del super-cattivo. Poteva una serie come Zero non cadere anche in questo ennesimo cliché?
Così non stupisce più di tanto il plot twist finale che vede Omar scoprire che Anna è nientepopodimeno che la figlia del “signor Sirenetta”: una rivelazione quanto mai telefonata. Si spera almeno che serva a smuovere un po’ questa sottotrama e rendere meno piatto il personaggio stesso di Anna.
Anche perché, in realtà, lo show avrebbe ben più di una storyline che potrebbe evolversi in maniera originale e non scontata. A cominciare dalla cecità che affligge la sorella di Omar (Virginia Diop), anch’essa un character sfruttato pochissimo, o sfruttato male. Tutta questa attenzione nei confronti della sua malattia potrebbe celare un potenziale superpotere non ancora espresso? Si spera di sì, altrimenti questa storyline sembrerebbe veramente buttata lì a caso.
Allo stesso modo, il confronto serrato e la separazione fra Sharif ed il fratello potrebbero portare questo a riconsiderare le future azioni del gruppo. Oppure spingerlo ad abbandonare Omar e soci per allearsi appunto con il fratello. In entrambi i casi, sarebbe comunque un passo avanti rispetto alla piattezza delle sottotrame viste finora.
La speranza, dunque, è l’ultima a morire per quanto riguarda un’evoluzione più matura della storia e un possibile intreccio meno prevedibile e banale. Ma purtroppo per scoprirlo si può solo andare avanti nella visione degli episodi.
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Episodio che segna una svolta importante all’interno della trama orizzontale. I difetti degli episodi precedenti permangono anche qui, ma si spera che i plot twist visti in questa puntata aiutino a smuovere un po’ la situazione.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!