Zero 1×08 – Episodio 8TEMPO DI LETTURA 4 min

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Zero 1x08 recensioneZero conclude la sua prima stagione con un cliff-hanger servito su un piatto d’argento, che serve a spingere sull’acceleratore per un ipotetico rinnovo. La seconda stagione, infatti, potrebbe risultare funzionale a spiegare determinati meccanismi e retroscena solo accennati durante questo primo ciclo.
Ma, sinceramente, ne varrebbe la pena?
Nonostante la tematica che fa muovere l’intera serie (ovvero il focus sul mondo degli italiani di seconda generazione), abbia una certa importanza, soprattutto in virtù della società attuale, Zero incespica in troppi errori, nascondendo dietro la sua maschera di opera leggera ma impegnata, della pura e semplice retorica spicciola.
La trama è presentata bene ed il comparto tecnico sostiene egregiamente la struttura narrativa, ma andando avanti con gli episodi, la serie annega in un bicchiere d’acqua, perdendo mordente e trasformandosi in un’accozzaglia di luoghi comuni, situazioni irreali e fin troppo soap.

MAFIOSI CALABRESI. WHY NOT?


“Prima di essere accoltellato, Momo ha caricato un video su Cloud.”

Ricordate quando nelle scorse recensioni si parlava di sceneggiatura superficiale ed inconsistente? Ecco, la suddetta frase ne rappresenta l’esempio perfetto. La facilità con la quale la vicenda di Rico vs Zero & Co. si risolve, è specchio di una scrittura approssimativa che non permette alla trama di evolversi, ma solo di svolgersi.
La serie, pur partendo da un’idea originale, non approfondisce minimamente né la storyline principale (gli eventi accadono perché devono accadere), né i personaggi, che rimangono bidimensionali e poco interiorizzati (il passato di Zero è solo accennato, così come il rapporto tra Sharif e la madre o il fratello). Sembra quasi che gli sceneggiatori non reputino il pubblico in grado di farsi domande, ma solo di accettare per buoni i fatti narrati. Sarà perché il target di Zero non sono sicuramente gli ultra-trentenni (ma nemmeno ultra-ventenni a dire la verità), sebbene il cast abbia passato lo stadio “teen” già da un pezzo.
Per non farsi mancare nulla, però, lo show decide di andare oltre e calare il carico da novanta in questo season finale. Accantonati Rico e la Sirenetta (peggiori villain di sempre), i ragazzi del Barrio devono vedersela con il vero burattinaio: la Vergine.
Il personaggio, apparso dal nulla già in Episodio 3, è avvolto nel mistero. Di lei si conosce solo l’origine calabrese ed il fatto che conosca la verità dietro il potere di Zero ed il problema di Awa. Il rapimento di Anna ad opera degli scagnozzi calabresi e del salvataggio di quest’ultima da parte di Omar, rappresenta il punto più basso dello show e l’emblema dell’italiano che vuole sempre strafare, anche quando non ne è in grado.

DEMONI E MAGIA NERA. WHY NOT?


In tutte le recensioni di Zero, si è sottolineata l’importanza della tematica trattata e del taglio da superhero-drama dato alla serie. Omar ed i ragazzi del Barrio si sentono italiani, pur non essendo considerati tali. Rappresentano gli emarginati, gli invisibili, gli ultimi ed i dimenticati.
Antonio Dikele Distefano, quindi, è riuscito a scardinare anche questo ultimo tabù, puntando i riflettori su dei protagonisti fino ad ora per niente calcolati. Il super potere dell’invisibilità di Zero è frutto infatti di questa poca considerazione nei loro confronti.
Purtroppo, anche in questo frangente, la serie ha voluto fare il passo più lungo della gamba, scadendo irrimediabilmente nel ridicolo e nel romanzato. Come accennato precedentemente, infatti, i character dello show faticano ad emergere a tutto tondo, ma rimangono incastrati nella loro fase embrionale. Anche Omar/Zero viene toccato da questo immobilismo.
I flashback sul passato del protagonista sono serviti sicuramente per stuzzicare la curiosità dello spettatore, il quale, però, è rimasto con l’amaro in bocca. La vera storia di Omar e di sua madre rimangono ancora avvolti nel mistero e si dovrà aspettare una seconda stagione per avere alcuni chiarimenti.
Infine, non si può fare a meno di notare quanto le sequenze conclusive, con il potere quasi da demone di Awa ed il rito esoterico al quale partecipano i genitori di Omar, siano l’ennesimo sintomo di questa esagerazione sistemica già citata in precedenza.
C’era davvero bisogno di tutto ciò?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Comparto tecnico
  • Soundtrack
  • Uno spaccato sociale importante ed ancora troppo poco considerato
  • Situazioni assurde ed irreali
  • Personaggi che seguono solo una sceneggiatura, ma non vengono approfonditi abbastanza
  • Risoluzioni a dir poco discutibili
  • Momo che riesce a caricare un video poco prima di venire accoltellato. Certo!
  • Mafiosi calabresi e magia nera. Naturalmente!
  • Espressività di Beatrice Grannò
  • Troppa italianità

 

L’esperimento di superhero-drama all’italiana si conclude qui, deludendo un po’ troppo le aspettative. Nulla da eccepire al comparto tecnico e all’importanza del messaggio dietro l’idea di Antonio Dikele Distefano, ma l’italianità è uscita in maniera esageratamente marcata.
Una trama non sempre sul pezzo ed alcune scelte narrative discutibili, unite a personaggi eccessivamente bidimensionali, gettano alle ortiche tutto il potenziale della serie.

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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