Nella open cold la serie continua con il senso di magia e di mistero dato dal bosco nell’episodio precedente, dove si seguivano le peripezie dei ragazzi di Velia. Il saper creare simili atmosfere è uno dei punti di forza questa serie, molto curata dal punto di vista estetico (anche, per esempio, in certe inquadrature ambientate fra gli alberi al tramonto).La giovane vestale vuole diventare guerriera per vendicare l’amato Enitos assassinato e qui si apre la parte meno bella e meno riuscita della puntata: alle torture alle quali la ragazza viene sottoposta come iniziazione, viene dedicato un tempo molto lungo. Certo, quello in cui i personaggi si muovono è un mondo arcaico e crudele, ma una simile insistenza, su una giovane già sfuggita all’essere sepolta viva, crea un effetto decisamente indigesto. Si spera che questa scelta di sceneggiatura venga giustificata dagli sviluppi futuri.
Entrambe raggiungono il suo scopo, anche se questi successi non saranno forieri di pace e prosperità: la guerra dei sostenitori di Numitor contro l’usurpatore Amulius è alle porte e Ilia si è pienamente consacrata a Marte, quindi ci si prepara a nuovi spargimenti di sangue, anche perché Yemos e Wiros sono riusciti ad arrivare a Gabii. Fra l’altro, è scoraggiante sentire nei dialoghi usare i termini “pace” e “giustizia” come due opposti, tra i quali non può esistere conciliazione, per quanto il discorso venga messo in bocca ad un sacerdote di Marte dal passato travagliato.
In tutto questo, lo spettatore non ha ancora capito quali personaggi si ispirino direttamente alle leggende, in quanto non è ancora arrivato un personaggio chiamato Romulus e, dei due figli di Rea Silvia, uno è stato assassinato. Potrebbe esserci un legame fra il nome di Wiros e il dio Quirinus a cui Romolo fu assimilato dopo la sua scomparsa, così come potrebbe esserci fra le 30 tribù e la scrofa circondata da 30 porcellini che Enea dovette avvistare, secondo il mito, per capire dove fermarsi e fondare una nuova città.
L’incertezza, comunque, non ostacola la visione e la fruibilità della serie, anzi, in certi passaggi, aiuta perché non consente l’effetto sazietà derivante dal sapere prima gli sviluppi delle vicende narrate.
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Va dato atto agli sceneggiatori di questa serie di aver osato nella messa in scena e soprattutto nel voler subito scompigliare le carte rispetto a quanto visto nel film Il Primo Re. Anche se, per ora, la creazione di un personaggio femminile forte sta riuscendo meglio con Silvia che con Ilia, tutto il resto della storia riserva svolte narrative sempre interessanti e in grado di accendere la fantasia dello spettatore.
