Romulus, si sa, è una rivisitazione della leggenda sulle origini di Roma. Una rivisitazione libera, più realistica e in linea di massima verosimile, ma pur sempre basata sulla storia universalmente nota dei gemelli Romolo e Remo. Di conseguenza era questione di tempo prima che Matteo Rovere mostrasse la sua personale versione di uno degli snodi più importanti della leggenda: il fratricidio.
E sceglie di farlo a un passo dal finale di stagione, al culmine di un percorso che ha visto la giovanissima Roma confrontarsi con un avversario temibile e perdere la stabilità degli inizi. La lotta fra Yemos e Wiros non giunge all’improvviso, è stata ampiamente preparata dagli eventi dell’intera stagione. Nondimeno risulta un momento spiazzante, sconvolgente, un vero e proprio giro di boa dopo il quale Romulus non sarà più la stessa serie (sempre che sia confermata una terza stagione).
UNO SCONTRO COMPLESSO
Nella tradizione storiografica, l’omicidio di Remo da parte di Romolo appartiene alle primissime fasi della fondazione dell’Urbe. É un esito scontato, inevitabile, perché non possono esserci due re gemelli e nessuno dei due vuole rinunciare al potere.
Nella serie televisiva, invece, le dinamiche sono più complesse. Questo perché nella rivisitazione roveriana Roma è bella che fondata da tempo, anzi, a dirla tutta non è nemmeno una città creata ex-novo bensì la vecchia Velia ribattezzata e ampliata (dettaglio in accordo con le più recenti scoperte archeologiche, che dimostrano come l’area di Roma fosse stabilmente abitata già secoli prima del fatidico 753 a.C.). Soprattutto, è una città che Yemos e Wiros hanno governato per almeno un anno in totale accordo, finché non è arrivata la guerra contro i Sabini a destabilizzare quell’armonia.
Non solo “Gemelli”, ma in generale gli ultimi episodi hanno messo bene in luce come la Roma del piccolo schermo sia ancora lontana dall’unità. Non si tratta più della contrapposizione fra Latini e Ruminales vista nella scorsa stagione, bensì di una frattura trasversale, visto che lo stesso popolo della Lupa appare diviso tra i fedeli dell’uno e dell’altro re. La stessa Ilia, che pure è la compagna di Yemos e la sua più fedele sostenitrice, finisce per appoggiare pubblicamente Wiros per mantenere l’ordine in una comunità su cui incombe l’ombra dell’assedio.
Ma nemmeno questo è sufficiente a evitare che sangue fraterno sia versato, seppur a malincuore.
ROMOLO/WIROS vs. REMO/YEMOS
Paradossalmente, un conflitto fra i due “fratelli di lupa” era stato adombrato già nel finale della prima stagione. Ma lì si era in un contesto ben diverso: lo scenario era Alba Longa, luogo che ormai rappresenta il passato, e il motivo del contendere era la consacrazione della città alla dea Rumia. Il nuovo scontro vede sì la dea dei lupi fra le cause scatenanti, ma non l’unica, perché esso nasce dall’opposizione di due visioni del mondo, della religione e del potere.
Yemos è l’uomo pio e devoto, il principe latino che ha finito per abbracciare totalmente il culto di Rumia e che si è convinto di essere stato punito dalla dea per il sacrilegio commesso in “Furia”. Al contrario, Wiros è l’incarnazione dell’ambizione che sfida persino il volere degli déi (in questo spalleggiato da una sempre più macbethiana Ersilia), è lo schiavo che è diventato re e che adesso volta le spalle alla propria dea. Entrambi incarnano aspetti fondamentali della futura romanitas, entrambi amano il proprio popolo: ma se Yemos vorrebbe assicurarne la sopravvivenza, Wiros vorrebbe osare e conquistare sul campo la grandezza che merita.
Quanto alla prevedibilità dell’esito, come in molte cose esso è legato alla conoscenza che si ha del mondo classico: come già detto, il fatto che Ersilia abbia intrecciato una liaison con Wiros era un indizio più che sufficiente del fatto che sarebbe stato lui il vero Romulus. Aggiungendoci anche che il nome Yemos proviene dalla radice proto-italica jemos, ‘gemello’, dalla quale è derivato anche il nome latino Remus, i giochi erano fatti fin dall’inizio della prima stagione.
Chi però non conosce queste chicche classiciste e filologiche sarà rimasto sorpreso e spiazzato dagli eventi, complice la repentinità con cui Yemos decide di passare dal “pensionamento” al ritorno sul campo, dalla guerra fredda con Wiros allo scontro aperto. Questo forse rappresenta l’unico neo di un episodio altrimenti perfetto: passino le divergenze di opinioni, ma la scelta di Yemos di uccidere e/o farsi uccidere da quello che fino a un attimo prima chiamava con affetto “fratello” non è costruita in maniera ottimale, sembra accadere come un fulmine a ciel sereno. Qualche scena in più, qualche dialogo aggiuntivo per rendere più graduale il cambiamento di Yemos non avrebbero guastato.
I FIGLI DELLA SELVA
Alla rapidità con cui avvengono gli eventi sul fronte romano si contrappone la placidità con cui agisce “Damiano dei Maneskin” Tito Tazio. Qui, però, le tempistiche sono giustificate: Titos potrebbe schiacciare Roma, ma oltre a perdere molti uomini si lascerebbe dietro un cumulo di macerie, mentre avrebbe più senso sottomettere la città ancora intatta e farne una preziosa alleata. Inoltre, è probabile che nella sua megalomania il re sabino voglia vedere il nemico strisciare a terra e arrendersi implorante, piuttosto che abbattere un avversario con ancora la spada in pugno.
Ovviamente, si respira nell’aria la sensazione che Roma non si arrenderà. Sarà perché Wiros non sembra tipo da inchinarsi a Tito Tazio, anzi, il loro incontro è un susseguirsi di offese e umiliazioni reciproche, col sabino che ricorda al romano di essere un ex-schiavo e il romano che rinfaccia al sabino di piangere in mezzo alle sottane delle sue sacerdotesse.
Tuttavia, c’è un inaspettato dettaglio che unisce i due re nemici. Sia Wiros sia Titos sono sopravvissuti alla natura selvaggia: il primo è stato trovato da bambino in uno stato animalesco, prima di essere reso schiavo; il secondo è stato abbandonato neonato nella foresta e solo in quanto sopravvissuto a questa terribile prova è potuto diventare re. Sicuramente si tratta di una coincidenza troppo palese per non nascondere la soluzione al conflitto in corso; ma come esso sarà davvero risolto, solo l’ultimo episodio lo dirà.
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La seconda stagione di Romulus si avvia alla conclusione, ma l’impressione è che il picco di questo ciclo di episodi sia stato già raggiunto con “Gemelli”, perché lo scontro fratricida fra Yemos e Wiros è senza dubbio uno dei momenti più importanti dell’intera serie.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.