Wiros: “quest’uomo è mio fratello. Non dirà mai una parola contro di me e mai io contro di lui. La nostra città prenderà il nome della nostra Signora dei Lupi. Quel suo nuovo nome sostituirà il vecchio e correrà veloce sulle lingue di tutti i popoli della terra. La nostra città si chiamerà Roma.”
Anche in questo decimo appuntamento il comparto tecnico si conferma uno dei punti di forza della serie, con un’ottima ricostruzione storica e una splendida resa visiva, impreziosita dalla splendida colonna sonora curata da Mokadelic, che si era già occupato per Sky di comporre quella di Gomorra. E’ evidente quanto sia importante il filone mistico, che non solo guida le decisioni principali dei personaggi, ma caratterizza al meglio il momento storico trattato, in cui il misticismo permeava l’intera società. Anche se bisogna rilevare come la mancata uccisione di Amulius stride fortemente con quanto detto, visto l’evidente punizione degli Dei a cui è sottoposto il personaggio,che lentamente perde ogni cosa. Questo stravolge il ruolo di Ilia, che sin dall’inizio era destinata a vendicare l’amato Enitos. Sono proprio tali aspetti discutibili sulla gestione di Amulius che rendono l’episodio imperfetto, ma che ottiene comunque una valutazione molto alta visto tutti gli elementi positivi riscontrati, per una delle migliori serie di questo disastroso 2020.
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“Perchè sono qui? Dovevo perdere un fratello uguale a me per trovarne un altro che invece è diverso. Dovevo conoscere la Signora dei Lupi. E infine dovevo imparare da voi, dalle vostre armi, che Alba non è la mia città invece. E’ così.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.