Il viso ferocemente determinato della sacerdotessa Tarinkri è la migliore introduzione per un episodio dove le sacerdotesse hanno ampio spazio, così come i dilemmi su cosa scegliere, fra rispetto del “sacro” ad ogni costo e più pragmatiche ragioni di sopravvivenza.
Tarinkri sfodera questa espressione, degna di Gandalf di fronte al balrog, davanti a Wiros e Yemos. I due re intendono servirsi del sale conservato nel tempio della dea Rumia, della Lupa loro madre, per conservare la carne e permettere a tutta la tribù di passare l’inverno.
Le ragioni della sacerdotessa sono molto semplici: se la dea verrà offesa, ritirerà la sua protezione dal popolo romano. Anche se, ai giorni nostri, la religiosità è molto cambiata rispetto a quei tempi arcaici, lo spettatore può empatizzare coi personaggi e capire il dilemma.
Alla fine, comunque, vince il sano pragmatismo.
ERSILIA
Con gioia di tutti, le cure etrusche hanno funzionato, Yemos è guarito e ora entrambi i re sono nel pieno esercizio delle loro funzioni.
Per Ersilia, però, tutto l’accaduto è un vero segno miracoloso giunto dal cielo e questo la porta ad innamorarsi perdutamente di Wiros. Secondo lei, egli è il Prescelto. Anche se, in realtà, quello più in contatto con il mondo degli spiriti è Yemos. La Lupa madre la vede lui.
Le scene in cui è coinvolta Valentina Bellé offrono indizi succulenti, anche se non risolutivi, per capire chi, dei personaggi di questa vicenda, passerà alla storia con il nome di Romolo.
Wiros sembra il candidato ideale. Indizio numero uno, secondo il mito Ersilia era la moglie di Romolo. Indizio numero due, i romani hanno sviluppato una cultura più tecnica e concreta (acquedotti, cloaca maxima, strade ancora funzionali ai giorni nostri) rispetto ai greci, più tragici e filosofici. Tutto, ovviamente, va preso con beneficio d’inventario, in attesa di un eventuale colpo di scena partorito dagli sceneggiatori.
ILIA E AMULIO
Padre e figlia continuano indomiti a interpretare i ruoli loro assegnati nell’economia della narrazione.
Lei è la guerriera, a cui la sorte nella persona degli sceneggiatori continua a riservare disgrazie e tragedie da affrontare. Pure troppo.
Lui è il cattivo della situazione. Casomai non si fosse capito, c’è pure il volto ustionato a ricordare la bruttezza del suo animo. Anche quando prova a “redimersi”, ad agire per il meglio, lo fa nel modo più sbagliato possibile. Purtroppo, non ha nemmeno l’umana simpatia di re Vyseris Targaryen per farsi perdonare.
Stavolta, i due fronti tempestosi si incontrano: Amulio rapisce Ilia e la tiene prigioniera, con l’aiuto di qualsiasi sostanza usassero all’epoca al posto dell’etere e del cloroformio. La ragazza riesce a scappare, per cui non finisce qui, lo scontro decisivo è solo rimandato.
INTANTO, TITO TAZIO…
Se a Roma c’è il fermento di gente intenta a garantire la propria sopravvivenza, neanche a Cures, dai Sabini, si sta fermi.
Tito Tazio cerca alleati fra le Trenta Tribù della zona, per muovere guerra a quelli che lui considera dei molesti parvenu.
Va notato come, per rendere sullo schermo una figura che si perde nelle nebbie del passato e nelle ombre del mito, i realizzatori abbiano scelto di tener conto di tutte le suggestioni della modernità. Il personaggio, infatti, sembra dovere molto al Serse, re – dio dei persiani nel film 300, con l’aggiunta di un look degno dei Maneskin.
L’essere cresciuto, a quanto pare, circondato da sacerdotesse asservite ai suoi voleri non ha influito positivamente sulla psiche del giovane re (adesso le sacerdotesse sono prigioniere dei romani, ma hanno contribuito ad una presentazione incisiva del mondo sabino).
Si crea comunque una bella contrapposizione tra un mondo “nuovo“, come quello di un villaggio appena fondato e un mondo “di tradizione“, dove il sovrano si è dimenticato come hanno fatto i suoi antenati, miseri mortali, a giungere al potere (Serse, raccontano, fece frustare il mare, per il disappunto di aver visto i suoi piani rovinati da una burrasca).
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La serie continua in modo intrigante a fare le sue ipotesi sulle origini di Roma. La scelta di avvalersi di un linguaggio moderno, anche in modo piuttosto spericolato (vedere Tito Tazio e le sue sacerdotesse), può essere opinabile sotto molti punti di vista, ma paga dal punto di vista dell’intrattenimento. Se poi la visione dello show spinge qualche spettatore ad approfondire personaggi ed episodi citati, non è certo il primo scopo di chi l’ha prodotto, ma ben venga.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).