Cooper: “Agent Keen has betrayed this agency, as well as everyone in this room. She is responsible for the abduction of Dominic Wilkinson and is now in league with Katarina Rostova, who may be her mother, but is also a wanted fugitive.”
Park: “They don’t need jail time, they need family therapy.”
The Blacklist riprende, dopo una pausa più lunga del previsto causata dalla pandemia, proponendo come primi episodi dell’ottava stagione quelli che dovevano essere gli ultimi della settima, la cui messa in onda era prevista per la scorsa primavera. “Non si poteva fare altro”, hanno dichiarato gli showrunners, perché ormai il percorso era troppo ben segnato. Si riparte quindi esattamente da dove si era lasciato, senza stacchi temporali.
Innanzitutto c’è la lieta sorpresa del risveglio di Dom, “vecchio orso coriaceo”. Adesso è interpretato da Ron Raines, ma la scelta di sostituire lo scomparso Brian Dennehy conferma l’importanza cruciale del personaggio.
Red si dimostra in buona forma, nonostante i suoi problemi di salute non siano risolti e si esibisce in un racconto riguardante un gatto visto ad Hong Kong nel ’98-’99, ma non è molto ben riuscito, perché non si capisce se sia una supercazzola o un modo di dire “voglio ciò che non posso avere: riportare indietro il tempo”.
Poi viene messo sul piatto il grande problema su cui già si sono interrogati diversi fans: Lizzie ora è alleata con sua madre contro Red, ma la Task Force lavora per lui e non per lei.
Certo, allo stato attuale delle cose il voltare le spalle ai pochi amici sinceri e consegnarsi anima e corpo a personaggi a dir poco ambigui come Maddie Tolliver non sembra una mossa particolarmente saggia da parte dell’agente Keen. Fra l’altro, molti sono convinti che quella non sia la vera Katarina Rostova, ma un’impostora.
A questo proposito, c’è una scena significativa, non solo per chi shippa Keenler: quella in cui Lizzie e Ressler si baciano, poi lei gli punta la pistola contro per andarsene. Vedere i Vendicatori membri della Task Force divisi è l’ultima cosa di cui c’è bisogno, dal punto di vista sia emotivo sia dell’efficienza professionale.
L’episodio fornisce comunque un nuovo tassello per comporre il quadro generale della situazione: viene nominata la spia N-13, la quale è riuscita, nel corso degli anni, a farsi un archivio di informazioni segretissime con cui ricattare diverse persone in posti di potere sparsi su tutto il pianeta. Non ne viene ovviamente svelata l’identità, ma, paragonando la serie ad un videogioco, ci starebbe bene come mostro finale (ma allora farebbe scendere dal podio o Lizzie o Red). Curiosamente, ad avere un fornitissimo archivio di informazioni segrete per ricattare svariati personaggi in posti chiave della politica, dell’esercito e non solo era proprio J. Edgar Hoover, lo storico e potentissimo fondatore dell’F.B.I. L’archivio fu distrutto alla sua morte.
Per il resto sembra evidente, nella realizzazione della puntata, qualche soluzione resa obbligatoria dall’attuale situazione sanitaria: nelle scene in cui, per esempio, l’agente Keen è di fronte ad un grattacielo, in giro non c’è nessuno, ci sono molte più scene del solito girate tutte in interni (viene quasi un senso di claustrofobia). La sceneggiatura, fortunatamente, riesce in qualche passaggio a trarre il meglio anche dalle ristrettezze: in attesa di tornare sul campo, Aram e l’agente Park si fanno valere fornendo un delizioso contrappunto al riepilogo della situazione fornito dal capo Cooper.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).