Stagione nuova, difetti vecchi.
Quando Snowpiercer era approdato con la prima stagione su Netflix (e prima ancora sulla rete madre TNT), le aspettative per questa serie erano apparse promettenti. Una storia intrigante, con fondamenti neanche troppo lontani dalla realtà come il cambiamento climatico, che presentava una trama sulla carta fortemente dinamica. Gli scontri, le lotte di classe e i giochi di potere all’interno del treno, infatti, promettevano ribaltamenti di fronte e azione continua.
Due stagioni e 22 episodi dopo invece, il senso di delusione nei confronti di Snowpiercer non accenna a diminuire. E, seppur i ribaltamenti di fronte finora non sono certo mancati, una certa stabilità di fondo non ha fatto altro che imbrigliare la trama orizzontale in un susseguirsi di avvenimenti senza alcuna verve narrativa.
E ALLA FINE ARRIVA RUTH
Ormai sembra quasi ripetitivo dirlo, ma uno dei problemi principali di Snowpiercer risiede soprattutto nella mancanza di protagonisti di calibro in grado di catalizzare l’attenzione. Un’assenza di carisma che sembrava essere risolta con l’introduzione del magnetico personaggio di Mr. Wilford. Tuttavia, dopo una stagione passata ad osservare la psicopatia di Wilford il risultato non sembra migliorato, rendendo quasi sprecata la bravura di un sempre ottimo Sean Bean. Senza spalle degne e in un contesto privo di una vera trama è quasi impossibile per questo character reggere da solo il gioco, finendo così ad organizzare inutili matrimoni che nel quadro generale serviranno pure a confermare la presa dittatoriale dell’uomo ma, in sostanza, lasciano il tempo che trovano.
E se Wilford si ritrova totalmente solo, non va meglio neanche a Layton, seppur quest’ultimo sia circondato da un entourage più versatile. Purtroppo però, la mancanza di materiale rende sonnolenta anche la parte dedicata a questi personaggi, proponendo un continuo riciclo di situazioni statiche che, al contrario di Wilford, risultano ben peggiori anche per la mancanza di carisma degli interpreti. In questo caso specifico poi, delude la storyline inerente la nuova sopravvissuta: sicuramente si scoprirà qualcos’altro a riguardo nei prossimi episodi, tuttavia, un ritrovamento del genere poteva senza dubbio essere presentato con più hype già in partenza invece di essere classificato quasi come un evento di poco conto.
A conti fatti, l’unica mossa di rilievo di “The Last To Go” sembra essere quella di Ruth. Un personaggio, quello interpretato da Alison Wright, fortemente rivalutato nel tempo e che da sola regala un po’ di movimento alla trama.
UNA SERIE RAZIONALE… O NO?
Ad inizio recensione, si è sottolineato come Snowpiercer partisse da delle basi ormai non così distanti dalla realtà. Le problematiche inerenti il cambiamento climatico, infatti, non possono più essere considerate fantascienza e, seppur si spera di non dover ricorrere all’utilizzo di una locomotiva eterna nel prossimo futuro, il tema in questione assume contorni fortemente realistici.
Partendo da questo, la storia che Snowpiercer ha voluto raccontare finora si è sempre mantenuta su binari realistici e razionali. Seppur con le dovute esagerazioni tipiche da serie tv, Melanie, Layton e Wilford sono sempre stati protagonisti di fatti e situazioni esclusivamente “terreni”. É per questo motivo che la novità stagionale relativa ai sogni mistici di Layton lascia decisamente perplessi. Inserire sogni premonitori o visioni spirituali, infatti, sembra esulare da tutto ciò che la serie ha raccontato finora, sfociando in elementi che appaiono estranei alla sua realtà.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“The Last To Go” si guadagna una sufficienza condensata soprattutto nei minuti finali, dove vengono poste le basi per l’imminente azione. Si spera solo che non sia l’ennesimo fuoco di paglia.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.