Star Trek: Discovery 2×04 – An Obol For CharonTEMPO DI LETTURA 4 min

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“How do I explain to the woman who has fought over and over for the right to take her next breath that I came from a race that submits?”

 

La scorsa settimana abbiamo criticato non poco “Point of Light”, chiaramente importante per lo sviluppo della trama e per l’introduzione del nuovo spin-off sulla Sezione 31 ma vittima di una scrittura bulimica e raffazzonata. Questa settimana, però, non si possono che rivolgere complimenti al team dietro Star Trek: Discovery per aver confezionato una puntata di tutt’altro livello, che come “New Eden” cerca di tornare sui binari della tradizione trekkiana attraverso un’avventura auto-conclusiva (ma non priva di ricadute sulla trama generale) che mette al centro della narrazione tematiche quali il primo contatto, la difficoltà di comunicazione fra esseri diversissimi, l’imminenza della morte, il desiderio di lasciare una traccia di sé nell’universo anche dopo la propria dipartita. E a differenza di quanto succedeva nell’episodio di due settimane fa, questa volta il minutaggio si rivela sufficiente per esplorare in maniera tutt’altro che approssimativa questi spunti.
L’episodio si apre con l’entrata in scena di un’altra vecchia conoscenza dei fan: Numero Uno (o Number One per gli anglofili), primo ufficiale della USS Enterprise già visto nel famoso primo pilot della serie classica e qui interpretata da Rebecca Romijn, nota ai più per essere stata la prima Mystica dei film degli X-Men. Si tratta di una comparsa fugace, che potrebbe sembrare una mossa di puro fanservice se non portasse con sé qualche informazione utile sul caso Spock; inoltre, non è detto che sia l’unica volta in cui vedremo la Numero Uno in questa stagione.
Saru si conferma il miglior personaggio della serie, quantomeno a livello di caratterizzazione e di scrittura. Renderlo vittima del vaharai, la malattia degenerativa che i Kelpiani interpretano come arrivo del momento di essere sacrificati ai Ba’ul, permette non solo di creare una storia struggente dalla forte componente emotiva, ma anche di approfondire la figura del placido alieno diviso tra l’eredità biologica di una specie che ha vissuto sempre nella paura e nell’arrendevolezza da un lato, e i valori e la personalità forgiati negli anni di servizio nella Flotta Stellare dall’altro. Si tratta di spunti già abbozzati altre volte, ad esempio in “Si Vis Pacem, Para Bellum”, ma qui arricchiti dal dramma della malattia e da nuovi particolari sul rapporto di Saru con il proprio mondo di origine, Kaminar. La stoicità e la serenità con cui il Kelpiano affronta la morte, unite alla professionalità che sfoggia fino all’ultimo nello svolgimento del suo ruolo di ufficiale, lo rendono senza dubbio un personaggio forte e ammirevole; e tutto ciò non è minimamente depotenziato o svilito dal fatto che alla fine il vaharai non culmini nella morte ma in una semplice caduta dei gangli, prodromo di chissà quale evoluzione biologica.
Chi muore davvero, invece, è il gigantesco planetoide vivente in cui la USS Discovery si imbatte durante l’inseguimento di Spock. Ancora una volta, il racconto fantascientifico permette di immaginare forme di vita che hanno subito un’evoluzione completamente diversa dalla nostra, culminata in un essere plurimillenario, talmente lontano dalla nostra esperienza da essere scambiato sulle prime per un corpo celeste e, tuttavia, incapace di sfuggire allo stesso destino che attende tutte le creature: la morte. Il planetoide ne è consapevole e così il suo apparente tentativo di distruggere l’astronave si rivela una drammatica ricerca di un interlocutore a cui trasmettere tutta la propria conoscenza, affinché non vada perduta e si conservi il ricordo di centinaia di razze, di imperi, di civiltà altrimenti cancellate nell’immensità del cosmo. Il primo contatto diventa, in un paradossale ma nel contempo amaro rovesciamento, anche l’ultimo.
Dall’infinitamente grande si passa all’infinitamente piccolo nell’altra importante storyline dell’episodio, quella che coinvolge Stamets, Tilly e la new entry Reno (capace grazie alla sua interprete Tig Notaro di bucare lo schermo) alle prese col blob/fungo parassita multidimensionale/emissario degli Jah’Sepp, abitanti della rete miceliale minacciati dall’utilizzo del motore a spore. Finalmente si profila all’orizzonte una spiegazione accettabile per la mancata comparsa di questa tecnologia nel resto dell’universo trekkiano: se davvero i balzi col motore mettono a rischio un’intera specie, la Federazione non ci metterà molto per bandirlo e la coerenza della saga sarà salva, almeno su questo versante. Certo, prima bisognerà correre a salvare Tilly assorbita dal fungo/blob, e chissà che la rete miceliale non abbia ancora altro da dire prima di uscire di scena. Tra parentesi, vanno fatti i complimenti alla guardiamarina per i suoi gusti musicali, visto che alla richiesta di Stamets di intonare la propria canzone preferita durante una delicata operazione di trapanamento del cranio tira fuori Space Oddity di David Bowie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Breve apparizione della Number One della USS Enterprise
  • L’incontro col pianeta vivente
  • Il dramma di Saru
  • La new entry Jett Reno
  • I gusti musicali di Tilly
  • La svolta fondamentale nella questione del motore a spore
  • Nulla di rilevante

 

Quando gli autori dietro Star Trek: Discovery si impegnano possono tirar fuori qualcosa di molto buono e “An Obol for Charon” è un gran bell’episodio, per ora il migliore di questa seconda stagione. La formula ibrida tra la puntata completamente stand-alone e la prosecuzione della trama orizzontale per ora sta regalando soddisfazioni, forse Kurtzman e compagni dovrebbero puntarci di più.

 

Point Of Light 2×03 ND milioni – ND rating
An Obol For Charon 2×04 ND milioni – ND rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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