E come spesso accade nella saga di Star Trek, gli antagonisti si rivelano qualcosa di più di semplici nemici che vanno in giro a fare del male per il puro piacere o per vaghe ambizioni di conquista: dietro le azioni di Narek, di Narissa, del commodoro Oh e del resto dello Zhat Vash c’è il sincero timore delle conseguenze a cui condurrebbe un’evoluzione esponenziale e incontrollata della vita artificiale, ennesima rilettura del classico topos fantascientifico della paura verso le macchine che ha ispirato tantissime opere del passato: dall’anime nipponico “Kyashan“, il ragazzo androide alla saga di “Terminator“, dalla trilogia di “Matrix” alla recentissima serie “Westworld“, passando ovviamente per quel capolavoro della sci-fi televisiva di inizio millennio che è “Battlestar Galactica“. Non va nemmeno dimenticato che nell’universo trekkiano l’argomento è già stato affrontato in molte salse e che la seconda stagione di “Discovery” si è focalizzata proprio su un’entità artificiale “impazzita”, il Controllo, creando una sorta di continuità tematica con Picard; ma se nella prima serie tutto si riduceva alla lotta contro il supercomputer cattivo da disattivare prima che fosse troppo tardi, nel secondo prodotto il tema dei Sintetici si intreccia con altri spunti importanti, dal destino degli ex-Borg al futuro dei Romulani dopo il disastro della supernova che ha distrutto il loro pianeta natale, dalla decadenza e dalla corruzione della Flotta Stellare alla sopravvivenza della Federazione Stellare.
“The past is written. But the future is left for us to write, and we have powerful tools, Rios: openness, optimism and the spirit of curiosity. All they have is secrecy and fear, and the fear is the great destroyer, Rios.”
In questo turbinio di scoperte, agnizioni e segreti che emergono dal passato più o meno prossimo, l’eponimo protagonista della serie rimane inevitabilmente ai margini, benché continui a svolgere un importante ruolo di supporto emotivo per i membri della sua nuova ciurma, oltre a essere un faro di speranza e di ottimismo in un presente in cui si fatica a scorgere gli autentici ideali che hanno ispirato la nascita della Federazione. Semmai sono figure come Cris Rios, la dottoressa Agnes Jurati, Soji, Narissa, Sette di Nove a risaltare con i propri dilemmi, le proprie paure, i propri sensi di colpa e le proprie decisioni, confermandosi personaggi di un certo spessore, benché non sempre scritti in maniera ineccepibile.
Santiago Cabrera, in particolare, regala una splendida prova attoriale nei panni non solo del capitano tormentato dai drammi del passato e dal peso di oscuri segreti che pesano sulla coscienza dell’intera Flotta Stellare, ma anche (anzi soprattutto) interpretando le multiple personalità degli ologrammi di bordo, con tanto di accento diverso l’uno dall’altro, mai come in questo episodio al centro della scena. La riunione degli alter ego virtuali di Rios si rivela un momento comico particolarmente riuscito, che smorza la tensione e la serietà di un capitolo altrimenti piuttosto drammatico e cupo, mentre le rivelazioni sul passato di Rios gettano una luce ancora più sinistra sull’operato della Federazione e sulla gestione del problema dei Sintetici.
Per la dottoressa Jurati, invece, arriva il momento di affrontare le conseguenze delle proprie azioni, ma anche di guardare oltre e cercare un modo per fare ammenda. Come già detto nella scorsa recensione, la repentinità del suo pentimento non convince fino in fondo e l’incontro con Soji sembra peggiorare le cose, perché dà l’impressione che basti un po’ di ammirazione per il lavoro compiuto da Bruce Maddox nella realizzazione della nuova generazione di androidi per cancellare in un solo colpo tutte le visioni apocalittiche del commodoro Oh, in cui però fino a un paio di episodi prima la Jurati credeva ciecamente. Un po’ come se un ingegnere contrario alla proliferazione delle armi nucleari ribaltasse completamente le proprie idee perché gli viene mostrato un ordigno atomico progettato alla perfezione. Seems legit.
Infine, Sette di Nove regala un altro tuffo nel mondo dei Borg, mostrandoci tutta la potenza e la pericolosità di una specie che è diventata a buon diritto una delle più iconiche nel panorama sci-fi. Ma per fare questo la bionda deve riabbracciare, seppur per pochi istanti, quel mondo da cui era riuscita a emanciparsi riacquistando umanità e imparando a provare sentimenti: deve, cioè, tornare a essere una Borg, anzi per la precisione una nuova Regina Borg. Il dilemma che le si para di fronte è palpabile, benché liquidato in poche battute, ma se la squadra guidata da Kurtzmann e Goldsman è intelligente saprà sfruttare l’argomento anche in futuro. Chi lo sa, forse a distanza di decenni i Borg hanno ancora qualcosa da dire nella saga di Star Trek.
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Nepenthe 1×07 | ND milioni – ND rating |
Broken Pieces 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.