Star Trek: Picard procede inesorabile verso un finale che si preannuncia epico. Di conseguenza non può esserci spazio per tempi morti, per lungaggini inutili, per momenti filler che allunghino il brodo. La trama sta beneficiando di tutto ciò e “Surrender” è un altro episodio incalzante che lascia col fiato sospeso fino all’ultimo senza, fortunatamente, ridursi a pura e semplice azione. È una colossale e sapiente partita a scacchi, al termine della quale si ha la sensazione di non aver visto ancora nulla della vera guerra incombente.
Né si può negare che in questa terza stagione Star Trek: Picard sia cresciuta tantissimo, specialmente se confrontata con la mezza delusione dell’anno scorso. Fanservice a parte, “Surrender” riesce a porre un freno anche all’abuso di questo mezzo fin troppo abusato per mantenere incollati allo schermo i fan storici. Insomma, siamo finalmente di fronte alla maturità di una serie che, nel bene e nel male, costituirà un tassello importante per lo sviluppo futuro dell’intero universo narrativo di Star Trek.
DISPERAZIONE
In sessant’anni di Star Trek, lo spettatore ha visto più e più volte gli eroi di turno intrappolati in situazioni terribili. Con le spalle al muro. Messi di fronte ad avversari in apparenza invincibili. La vita di Kirk e di Sisko, di Janeway e di Archer, di Pike e di quella-lì-di-Discovery non è mai stata facile. Men che meno lo è stata quella di Picard e della ciurma.
Ma la minaccia che l’ex equipaggio dell’Enterprise deve affrontare per mano dei Cambianti e di Vadic è forse la peggiore di sempre. O almeno la peggiore dai tempi dei Borg. Perché la situazione è realmente disperata: la Federazione è compromessa, la minaccia costruita dai Cambianti sembra troppo grande, e Picard e i suoi possono contare solo su loro stessi, ma questo non sembra sufficiente. Riker e Deanna sono prigionieri, Vadic può divertirsi ad ammazzare sadicamente gli ostaggi e l’unico modo per fermarla consisterebbe nel consegnarle Jack Crusher, una soluzione contraria sia all’etica della Flotta Stellare, che non tratta con i terroristi, sia alla volontà di Picard e Beverly.
Un po’ meno contraria alla volontà dello stesso Jack, che fra rivelazioni e poteri che fatica a comprendere è a un passo dall’auto-immolarsi per il bene dell’equipaggio. Dimostrando, con questo senso del dovere portato all’estremo, di essere più simile a suo padre Jean-Luc di quanto gli piaccia ammettere.
RESURREZIONE
Ma proprio quando le tenebre sono più oscure e fitte, ecco che rinasce la luce. E proprio nel momento più cupo, i protagonisti ribaltano la situazione dando a Vadic il benservito (nonostante l’antagonista avesse ricevuto un così soddisfacente lavoro di caratterizzazione da rendere quasi doloroso vederla morire, congelata nello spazio siderale).
Il merito di questa riscossa va dato in massima parte a Data. Lo stesso Data di cui due episodi fa si lamentava l’apparente inutilità ai fini della narrazione e che tuttora non convince appieno per il solito discorso che il suo percorso era stato concluso in maniera più che soddisfacente nel finale della prima stagione.
Ciò non toglie che “Surrender” sia riuscito ad aggiungere qualcosa di interessante nella storia di Data: l’atteso confronto con Lore. Un confronto tutto mentale, giocato nella mente del robot e risorto richiamandosi a quell’umanità acquisita che costituisce il tratto distintivo del nuovo Data. E infatti l’androide interpretato dal solito, immarcescibile Brent Spiner mostra già nel finale di episodio un’evoluzione rispetto alla caratterizzazione “classica”, perché si mostra finalmente in grado di comprendere l’umorismo umano e di non prendere alla lettera i modi di dire. È una scelta che potrebbe scontentare i fan duri e puri, perché elementi fondanti dell’identità del vecchio Data; ma nell’universo di Star Trek tutto evolve, anche le intelligenze artificiali.
RIUNIONE
Con “Surrender” giunge a compimento anche il processo di reunion dello storico cast di The Next Generation. Questo perché nell’episodio avviene anche la liberazione di Riker e Deanna ad opera di Worf, che dopo alcuni episodi in cui non ha espresso il suo pieno potenziale sembra tornato il Klingon combattivo e burbero ma dal cuore d’oro che si è imparato ad amare.
A proposito di Riker e Deanna, il loro dialogo durante la prigionia è senza ombra di dubbio uno dei momenti migliori della puntata e probabilmente dell’intera stagione. Due persone che hanno vissuto un lutto indicibile, e non sono riuscite a metabolizzarlo a dovere all’epoca, hanno finalmente l’occasione di confrontarsi e di concordare sul fatto che l’unico modo per affrontare la morte di una persona è continuare a vivere: non come mancanza di rispetto verso chi non c’è più, ma all’opposto come unico modo per onorarne davvero la scomparsa.
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Star Trek: Picard confeziona un altro buon episodio che conduce lo show verso un finale epico e, si spera, appagante. Il cast di The Next Generation è finalmente al completo, i misteri intorno a Jack e a Picard iniziano gradualmente a dipanarsi e la guerra coi Cambianti sta per entrare nel vivo. Insomma, un trekker non potrebbe dirsi più soddisfatto al momento.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.