Suburra 1×10 – Chiamalo SonnoTEMPO DI LETTURA 5 min

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“De quanno sei nato me ricordo papà che dice ‘mamma nun c’è più’.”

 

Il caos, l’entropia, ma anche l’eterno ritorno. Suburra chiude la sua prima stagione presentando nuovi equilibri, dimostrando come da certe scelte sia impossibile tornare indietro, ma anche da come ci si troverà ciclicamente a ripetere gli stessi errori e ad obbedire alla propria natura. Tutto dipende dal momento in cui se ne acquisisce la consapevolezza.
Pensare che Suburra abbia voluto/voglia raccontare Roma e i recenti scandali politici, sarebbe un grave errore. Se Suburra avesse voluto raccontare esclusivamente un particolare momento della storia recente, probabilmente ci si sarebbe trovati di fronte ad un risultato mediocre, condito da quel solito bisogno tutto italiano di insegnare, dimostrare, evangelizzare.
Suburra è più romantico di Romanzo Criminale. Quello della Banda della Magliana è una specie di American dream, dove ladruncoli da quattro soldi diventano una potentissima organizzazione criminale. Non è questo il caso. La contrapposizione che nasce qui è quella tra criminalità organizzata (in clan, famiglie, nella politica, nella Chiesa, nei salotti) e sbandati. Figure forse potenti, ma assolutamente poco inclini a seguire una via tracciata contro la loro volontà. L’amicizia tra i tre che si è timidamente affacciata nel cuore della stagione potrebbe forse apparire un po’ forzata, oppure rapida nei capovolgimenti di fronte rapidissimi che hanno caratterizzato questi 10 episodi, ma ciò non esclude questa netta divisione tra le categorie.
L’ingenuità – l’innocenza, si potrebbe azzardare – con cui avviene il tentativo di distaccarsi dal proprio mondo di appartenenza rappresenta proprio l’irreversibilità degli eventi, l’incapacità da parte di tre individui si sovvertire un sistema preconfezionato.
L’impotenza nel poter compiere delle scelte porta a numerose illusioni. Da Spadino, rimasto intrappolato nella sua famiglia, apparentemente libero di aver accettato la sua omosessualità, a Aureliano, ora boss, disposto a scendere a patti con Samurai piuttosto di accontentare le gelose pretese della sorella Livia. E’ un’illusione quella di Cinaglia che nel suo, forse sottovalutato, processo di corruzione decide di tentare una scalata politica, ebbro di potere, tanto da non accorgersi di essere più in gabbia che mai. Fino ad arrivare a Gabriele, la figura più confusa e moralmente ambigua della serie. La sua scelta totale di intraprendere la via criminale (al contrario degli altri, già inseriti in un determinato contesto) e il cambio radicale di idea, nel finale, ne disegnano una figura altamente imprevedibile e potenzialmente capace di tutto (come poi è stato mostrato nell’arco dei 10 episodi).
Indubbiamente Suburra ha rappresentato un grande salto in avanti della serialità italiana, anche grazie al processo di abbattimento delle barriere nazionali portato avanti da Netflix. In primis, ciò che ha aiutato è stato quanto detto qualche riga sopra: la priorità nel voler raccontare una storia, protagonisti singoli individui. La cura nella caratterizzazione dei personaggi, dialoghi meno da soap rispetto agli standard nostrani e la totale mancanza di censure, sono elementi che hanno giocato a favore dell’intrattenimento dello spettatore.
Volendo guardare il bicchiere mezzo vuoto, alcuni elementi risaltano all’attenzione. Uno di questi non è però imputabile a Suburra in sé, quanto alla narrativa Netflix in generale, per cui occorre aprire una piccola parentesi. Una stagione spalmata in più settimane ha indubbiamente l’esigenza di focalizzare momenti clou in appuntamenti prestabiliti (premiére, midseason, season finale). Quando però l’obiettivo è quello di spingere lo spettatore a proseguire imperterrito la visione, oltre alla mancanza dell’esigenza sopracitata, è facile riempire ogni singolo episodio di un qualche evento importante. Meglio? Dipende. Il risultato è quello di inevitabili rapidi capovolgimenti di fronte (basti pensare a come sia passato in quindicesimo piano l’omicidio di Tullio Adami da parte di Gabriele, utile per la caratterizzazione del personaggio e per la successione di eventi, ma anche palese plot twist utile per accendere ulteriormente l’attenzione). Ma, come detto, qualsiasi altra serie Netflix ha questi problemi nell’orchestrare il climax.
Altro piccolo intoppo nella fruizione di Suburra è quello dei lievi inciampi nella recitazione. Non che questa sia negativa (come si potrebbero esprimere giudizi tecnici in una materia di cui non si è a conoscenza?), semplicemente il vizio di cadere nel teatrale, con pause e gesti completamente al di fuori dell’ordinario, con una dizione talvolta impeccabile, pronunciata da criminali senza scrupolo, riporta prepotentemente a far risplendere il marchio italiano alla serie.
Infine, verrebbe da chiedersi per quale motivo, durante l’intera “Chiamalo Sonno”, Gabriele è improvvisamente tornato a poter girare tranquillamente, presenziando al funerale del padre e avendo il lusso di poter ripensare a tutta la sua vita. Come se non avesse tradito i due ex amici e come se non avesse il fiato di Samurai sul collo. Samurai che sembra aver completamente dimenticato di poter tenere il giovane sotto scacco, oltre al fatto che, nella 1×08, gli aveva ordinato di organizzare un incontro che avrebbe dovuto fungere da agguato. La motivazione potrebbe trovarsi nel momento topico di tutti questi personaggi e della loro guerra tra bande, oltre all’intera questione dell’anello del Conte dei terreni di Ostia. Ma tutto questo Gabriele non poteva saperlo.
Non che si sia voluto a tutti i costi trovare l’ago nel pagliaio. Al contrario, tolti questi thumbs down, pienamente nella media di una serie dalla valutazione ampiamente positiva, non si può che accogliere di buon grado il finale aperto, creandosi così una discreta e immediata voglia di una seconda stagione. Tutto questo volendo considerare l’omonimo film al di fuori della continuity di questa stagione. Sarebbe sprecata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Nuove dinamiche che si creano con questo finale
  • Inevitabile ritorno all’ovile da parte di Spadino, con nuove consapevolezze
  • Aureliano e il suo contrasto con la propria famiglia così forte da mettersi d’accordo con Samurai
  • La serie ha creato nuove figure iconiche (Spadino, Aureliano, Samurai) anche grazie all’interpretazione degli attori
  • Finale aperto
  • La svolta psycho di Livia
  • Ma perché Gabriele ora inizia a girare indisturbato?

 

Non si può non ringraziare un prodotto nostrano che finalmente è costruito, anche grazie al sistema Netflix, per essere divorato. Per le benedizioni finali occorre aspettare cosa dirà il futuro.

 

Il Buio 1×09 ND milioni – ND rating
Chiamalo Sonno 1×10 ND milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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