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Cinaglia: “Ma voi lo sapete quello che rischio?”
Aureliano: “Appunto e mo è ora che to zozzi pure te sto colletto bianco.”
Rispetto alla prima stagione il personaggio di Amedeo Cinaglia è quello che ha affrontato i maggiori cambiamenti, passando dall’essere un politico locale movimentista e vicino agli ambienti più umili della Capitale a essere colluso con Samurai e la criminalità organizzata. Nonostante Suburra sia ambientata qualche anno fà, le tematiche riguardanti l’immigrazione clandestina ed il senso di insicurezza dei cittadini che ha poi determinato una svolta a destra della politica sono più attuali che mai.
Fortunatamente Netflix non deve tener conto della situazione politica italiana e può tranquillamente permettersi di affrontare determinati temi in modo critico, che altrove avrebbero fatto gridare allo scandalo, al perbenismo e avrebbero subito un linciaggio mediatico e sui social.
La svolta a destra di Cinaglia, unita al patto che il politico stringe col trio di protagonisti, ha fatto sì che la storyline meno interessante della scorsa stagione sia riuscita invece a risollevarsi, risultando centrale nello sviluppo della trama di questa nuova stagione.
Mentre Spadino si conferma il personaggio più interessante di tutto lo show, con le sue contraddizioni esistenziali, diviso tra la sua famiglia d’appartenenza, il suo ruolo di marito e futuro padre, la sua omosessualità e l’amicizia con Aureliano (mal vista dagli Anacleti), quest’ultimo dimostra ancora una volta come a Ostia comandi lui: un character che ormai ha ben poco del ragazzino biondo ossigenato e incosciente della prima stagione, che nonostante la morte della sorella e i numerosi problemi che hanno contrassegnato la sua leadership, con la prova di forza nel finale dimostra ancora una volta chi sia il vero capo di Ostia.
Menzione a parte merita poi la superba interpretazione di Alessandro Borghi, grazie al quale, dalla mimica facciale al modo, nervoso e scattoso, di muoversi, il personaggio di Aureliano risulta essere semplicemente perfetto nella sua resa scenica.
Chi continua a non convincere invece è Gabriele, personaggio peggiore della serie, la cui porzione di trama risulta essere non solo poco avvincente ma anche noioisa e scontata. A tre episodi dal termine, con le ottime interpretazioni, una splendida colonna sonora e una trama interessante, questa risulta essere l’unica grande pecca dello show di Netflix.
Da segnalare inoltre come l’uccisione del cardinale Giunti risulti essere un pò tirata, sia per quanto riguarda l’esecuzione pratica, sia perchè la morte di un cardinale a Roma creerebbe una tale attenzione mediatica da portare a indagini molto approfondite, scoprendo che non si muore cadendo dalle scale, almeno nella maggior parte dei casi. Un soffocamento o uno scontro in macchina potevano rappresentare una soluzione narrativa più realistica per simulare un incidente, ma bisogna anche capire le esigenze degli autori e si sta comunque cercando il pelo nell’uovo.
Piccola nota personale: chi scrive questa recensione è cresciuto tra la provincia romana e Roma stessa e conosce alla perfezione la scena hip-hop underground della Capitale. La scelta dei Brokenspeakers per la sigla di chiusura e le diverse canzoni ascoltate nei primi episodi fanno immensamente piacere, per uno show ambientato a Roma e giustamente intriso di romanità, anche a livello musicale.
“Non sei più un politico, sei un delinquente, un mandante, tocca che inizi a ragionà come un delinquente.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un ottimo episodio per Suburra, l’ennesimo di una seconda stagione che per ora non sta deludendo i suoi spettatori. Da segnalare un paio di difetti, ma in linea di massima la puntata merita una valutazione alta così come la stagione. Negli ultimi tre episodi è dunque lecito aspettarsi grandi colpi di scena e puntate da massimo dei voti.
A Testa In Giù 2×04 | ND milioni – ND rating |
La Culla 2×05 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.