“Che effetto fa essere morti?”
“Hai presente il pollo al ristorante di Tretskij? Beh, è peggio.”
(Woody Allen – Love And Death, 1974)
Come è affrontato l’aldilà nella narrativa televisiva e cinematografica? In moltissime maniere, più o meno ironiche, più o meno simboliche, più o meno materialiste. Luce in fondo al tunnel, paradiso e inferno, apparizioni spettrali… Tanti di questi aspetti hanno reso la morte fisica e ciò che segue un vero e proprio topos narrativo. Ma andando oltre la narrativa televisiva e cinematografica, esiste una ragione per cui da sempre, nelle più disparate culture e tradizioni, alcuni elementi ricorrono?
Netflix e Surviving Death, nello specifico, si lanciano in una coraggiosa impresa: documentare tutto ciò che di tangibile, reale e parzialmente dimostrabile accade nel nostro mondo, è riconoscibile dalla nostra scienza attuale ed è riconducibile a qualcosa di oltre la vita fisica. Una vera e propria espansione della coscienza che in qualche modo sopravvive dopo il deperimento del corpo.
Può forse Netflix aprire ulteriormente ad una spiritualità oltre il credo religioso? Forse no. Però il tentativo di mettere sul tavolo cosa oggettivamente sappiamo e aprire a nuove domande è discretamente riuscito.
TEMATICA AFFRONTATA
La Scienza di oggi sarà obsoleta domani, quando subentreranno nuove scoperte e nuove consapevolezze. Se si fosse detto nel XVII secolo che si sarebbe potuto volare o comunicare a distanze oceaniche, nessuno ci avrebbe mai creduto. Perché non pensare che un giorno si avrà una prova tangibile che la nostra coscienza sopravvive e che esiste un piano altro non concepibile da “coscienza terrena”?
Surviving Death compie un percorso tra diverse tematiche spesso dibattute in maniera più o meno seria. Dalle studiatissime esperienze di premorte, al campo nettamente più “pop” dei medium e delle sedute spiritiche, fino al mistico fenomeno delle reincarnazioni: grazie all’utilizzo di testimonianze dirette gli episodi viaggiano tra commenti più o meno verosimili, portando lo spettatore a spaziare tra invasati, scettici che indagano in maniera approfondita e persone che semplicemente devono fare i conti con il loro dolore.
INTRATTENIMENTO
Parlando delle esperienze premorte, ovviamente si ricorre all’esperienza e a testimonianze dirette. Se per il resto della docuserie non si possono intervistare i trapassati, in questo caso si cala immediatamente l’asso tramite racconti di persone che sono effettivamente tornate indietro per poterne parlare. Suggestiva e d’effetto la raccolta di situazioni narrate, ma encomiabile anche la fotografia “sociale” che si compie, mostrando i momenti di raccolta tra persone che hanno visto letteralmente cambiare la loro vita terrena grazie ad un’esperienza di premorte. Associazioni, riunioni e campi di ricerca dimostrano che la tematica non è lontana e suggestiva come si potrebbe pensare.
Forse potevano essere compressi ad un solo episodio quelli dei medium. L’eccessivo minutaggio a loro dedicato non si può dire sia stato a vuoto, considerando la necessità di raccontare differenti realtà, il risultato più “pittoresco”, in alcuni casi, rischia però di ridimensionare l’enorme suggestione e spiritualità di altre puntate.
La cosa interessante del quarto e del quinto episodio, invece, è la capacità a creare un climax ascendente. I segnali dall’aldilà e la manifestazione di spiriti, così di primo acchitto, possono far pensare a tematiche dozzinali, già abbondantemente affrontate tipo luci che si accendono e spengono, numeri della lotteria suggeriti in sogno e roba simile. Ciò a cui si assiste è invece un insieme di ricostruzioni di vite distrutte da lutti, segnali di speranza difficilmente spiegabili. La sensazione che non è tutto qui travalica lo schermo e arriva diretta allo spettatore. Il momento più intenso e toccante è invece quello di un’ulteriore tipo di esperienze premorte, ovvero le visioni di malati terminali. Veri e propri sogni ad occhi aperti di cari defunti, quasi in attesa di accompagnare il moribondo oltre la soglia. Il tour attraverso i vari hospice avvolge chi guarda e riporta sempre il tutto in una dimensione esclusivamente terrena, senza risposte certe, né in un senso né nell’altro.
La docuserie si chiude con il punto più alto e suggestivo: i casi di reincarnazione. I 50 minuti di episodio volano di fronte alle testimonianze di ragazzi che ricordano altre vite e alle relative ricerche, riscoprendo così antiche personalità, lasciandosi piacevolmente inquietare di fronte ad accuratissime descrizioni di cose effettivamente impossibili da conoscere.
…THEM ALL!
Near-Death Experience 1×01 | |
Mediums Part 1 1×02 | |
Mediums Part 2 1×03 | |
Signs From The Dead 1×04 | |
Seeing Dead People 1×05 | |
Reincarnation 1×06 |
Parlare di morte, di lutto o di fede in qualcosa che viene dopo può non essere semplicissimo. Sia perché il tema è abusato, ma anche perché è un attimo che si vada a toccare la suscettibilità dell’invasato o dell’ipercritico. Forse però Surviving Death riesce nel non semplicissimo obiettivo di stimolare il binge watching anche buttandosi sul sepolcrale.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.