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Sweet Home 1×01 – Episodio 1TEMPO DI LETTURA 3 min

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Sweet Home 1x01 recensioneL’effetto lockdown combinato con la pandemia sembra aver avuto un impatto molto profondo nella cultura cinematografica/seriale coreana. È probabilmente ovviamente una coincidenza considerati i tempi di produzione e la creazione stessa del concept ma in qualche modo fa riflettere per la sua attualità.
Netflix a settembre ha distribuito il film coreano #Alive (consigliatissimo se si amano gli zombie e si cerca qualcosa di un po’ diverso rispetto agli standard hollywoodiani), ambientato in Corea, nello specifico in un palazzo ovviamente assediato dagli zombie. Si tira in ballo #Alive perché Sweet Home non si allontana molto da questa struttura visto che il protagonista è sempre un giovane ragazzo che vive da solo e deve affrontare dei mostri negli stretti corridoi del condominio e nelle piccole abitazioni del palazzo. Niente di nuovo dal punto di vista della trama si potrebbe dire, eppure Sweet Home ha il suo perché, specie se non si è abituati alle produzioni sudcoreane che sono profondamente differenti rispetto agli standard occidentali (e quindi intriganti, in senso positivo).

What’s going on?
I don’t know, maybe the world is finally coming to an end.

WEBTOON, QUESTO SCONOSCIUTO


Esattamente come accaduto per il già citato #Alive, anche Sweet Home è tratto da un webtoon. Non sapere cos’è un webtoon non è strano, anzi è del tutto normale se non ci si è mai avvicinati alla cultura sudcoreana visto che questo è un nuovo format di fumetti digitali che è entrato in voga negli ultimi dieci anni. Da questo nuovo formato digitale stanno uscendo diversi film e serie tv e Sweet Home non fa eccezione.
A dispetto di quanto accade normalmente in questi casi, pur essendo stato creato come webtoon dagli sconosciuti Kim Carnby e Hwang Young-chan, i due creatori non sono stati coinvolti nella trasposizione su piccolo schermo della loro creatura. Ad affrontare tutto il processo creativo nel ruolo di showrunner ci sono invece (gli altrettanto sconosciuti) Hong So-ri, Kim Hyung-min e Park So-jung, nomi che non diranno granché a nessuno visto che questa è la loro prima esperienza. Sweet Home è quindi una grande scommessa di 10 episodi affidata dei perfetti sconosciuti ma supportata da un paio di attori con una certa fama in madre patria: il protagonista Cha Hyun-soo interpretato da Song Kang, Lee Jin-wook nei panni di quello che sembra essere un malavitoso di nome Pyeon Sang-wook ed infine Lee Si-young nel ruolo del pompiere Seo Yi-kyeong.

GORE, COMMEDIA E PERSONAGGI ICONICI


Lo stile della serie è reso chiaro sin dall’inizio con il flashforward nel settembre 2020, infatti sin dai primi minuti si capisce che c’è tanta voglia di spingere verso situazioni anormali anche per un horror. L’influenza della cultura sudcoreana gioca un ruolo chiave sia nella creazione della trama (i personaggi secondari che vivono nel palazzo sono già diventati iconici con solo pochi minuti a disposizione), sia nella regia e nei colori.
L’idea di trovarsi di fronte ad un qualcosa di diverso e più cartoonesco c’è e si percepisce soprattutto all’inizio (con il flashforward in mezzo alla neve) e alla fine (con l’attacco del mostro). Sangue, scene al limite e parrucchini che cadono sembrano all’ordine del giorno in “Episodio 1”, tanto che a volte invece che essere impauriti scatta invece una risata. Non è chiaro se la scelta sia voluta ma l’impatto, in tutta la sua “eccezionalità”, ha il suo sporco e gore perché.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia molto “iconica”, se così si può dire
  • Scena iniziale abbastanza spoiler da stimolare la visione
  • Personaggi secondari decisamente sopra le righe
  • Tensione spesso alle stelle
  • CGI volutamente gore in diversi momenti
  • Il parrucchino merita una menzione speciale
  • Ci sono un po’ di cose eccessive che lasciano un po’ il tempo che trovano (tipo il ballo in cima al tetto)

 

“Episodio 1” è un ottimo punto d’inizio per Sweet Home: intriga, intrattiene e soddisfa tutti gli amanti del genere horror gore. Non è la serie natalizia coreana che ci si aspettava ma è la serie natalizia coreana che ci si merita in questo periodo.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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