Sweet Home 1×04 – Episodio 4TEMPO DI LETTURA 3 min
Considerato l’ambiente claustrofobico che limita, pur con tutte le possibilità offerte da un’apocalisse di mostri in atto, la libertà creativa e la necessità di “condensare” l’intera trama in circa 10 ore, era impossibile non aspettarsi almeno una battuta d’arresto lungo il tragitto.
Vuoi per le svariate volte che si è assistito a questo graduale peggioramento in altre serie, vuoi perchè Netflix continua ad ostentare stagioni da 10 episodi semplicemente per garantire un quantitativo di girato estremamente alto da poter sbandierare di fronte agli azionisti, la paura di assistere ad un deterioramento anche in Sweet Home c’era sin dall’inizio. E sfortunatamente la prima (e ci si augura ultima) stonatura arriva già con il quarto episodio che si rivela assuefatto da dialoghi che non apportano nulla alla trama se non minutaggio evitabile.
L’IMMORTALE CHA HYUN-SOO
Arrivati a quasi metà della stagione e con un ingombrante flashforward iniziale che garantisce al protagonista una certa immortalità molto utile durante un’apocalisse, Sweet Home si permette (molto poco) di giocare con il proprio “eroe” e, anzi, in questa puntata lo mette addirittura in panchina segregandolo. Questa, pur essendo una scelta atta a garantirsi una scusa per dilatare l’azione, è anche una decisione molto discutibile perchè si isola ulteriormente l’hikikomori invece che farlo interagire con altri personaggi come è stato fatto finora.
Cha Hyun-soo non è il character più loquace del mondo, sembra avere un passato decisamente turbolento che “giustifica” il suo atteggiamento odierno e che meriterebbe di essere approfondito ma invece, non solo si dedica fin troppa attenzione agli altri abitanti del palazzo, ma si sceglie di escludere Cha Hyun-soo dalla narrazione per buona parte dell’episodio. Il tutto in favore del deprecabile proprietario del negozio e della signora con il cane: molto discutibile se si pensa alle potenzialità date dall’immortalità del protagonista che in questo episodio risaltano solo per una caduta dalle scale.
LA MALEDIZIONE DELLE STAGIONI DA 10 EPISODI
È inutile negare che Sweet Home viva di gore e splatter. Senza una buona dose di fiotti di sangue gli episodi scorrono più lentamente, vuoi per un certo chiacchiericcio tra personaggi secondari-terziari che sono semplicemente ammassati in una stanza in attesa di aiuti che non arriveranno, vuoi perchè se si è scelto di cominciare una serie horror koreana si è amanti di quel genere. Se si toglie a Sweet Home l’elemento horror allora ciò che rimane sono semplicemente dei dialoghi eccentrici e parzialmente incomprensibili per uno spettatore occidentale che noterà tutta quella serie di elementi altisonanti/eccessivi (come tutte le persone che indossano costantemente le cuffie noncuranti di mostri che possono bucare facilmente il metallo).
Le uniche concessioni date al comparto horror si intravvedono solo nei minuti iniziali con l’attacco del mostro che ha ucciso il soldato e la ragazza sul finale della scorsa puntata e con la fuga nei condotti dell’areazione dal mostro-ragno, niente di più, niente di meno. E anche qui si potrebbe serenamente discutere della “bontà” dei mostri che attaccano cercando di cibarsi ma poi abbandonano senza troppi sforzi le proprie prede in maniera alquanto sorprendente (il mostro-ragno che non passa attraverso il buco è piuttosto “ignorante”), il che porta anche a domandarsi se siano scelte dovute ad un budget ristretto (visto che il mostro-ragno si intravede di sfuggita) o semplicemente siano frutto di una sceneggiatura non scritta benissimo. Probabilmente tutte e due.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
È accaduto esattamente quanto si temeva: “Episodio 4” conferma sfortunatamente tutte le paure che una stagione da 10 episdodi su Netflix porta con sè. Quando la trama non è abbastanza per coprire 10 ore di visione, la fuffa risorge e si trasforma in un chiacchiericcio inutile che ammorba l’atmosfera ed il binge-watching. Se questo era l’intento, allora la missione è riuscita.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.