Con un solo episodio a separarla dal suo finale di stagione, Sweet Home accelera i tempi e decide di rendere “Episode 9” una puntata ricca di avvenimenti, nuovi personaggi e nuove informazioni, stravolgendo completamente la trama costruita finora e inserendola invece in un nuovo contesto in cui il nemico non è più rappresentato dai mostri, ma dagli esseri umani.
Il rischio di rendere questo nono episodio un “mappazzone” confuso e troppo frettoloso era vivido e verosimile, ma incredibilmente la serie ha dimostrato di saper introdurre e approfondire perfettamente una trama quasi dal nulla, con tanto di plot twist sul finale e meno di un’ora a disposizione.
LE CONSEGUENZE DI “EPISODIO 8“
Il precedente episodio si era chiuso letteralmente col botto, ma l’uscita di scena del personaggio di Jae-Heon ovviamente viene ripresa e affrontata dal punto di vista emotivo. Il funerale del professore cattolico riunisce nuovamente il vasto cast di personaggi, ma particolare attenzione viene posta sulla bassista Ji-Su e sul “gangster” Sang-Wook. I due effettivamente avevano legato maggiormente con lo spadaccino ed è sensato mostrare principalmente gli effetti che su di loro ha avuto la dipartita dello stesso. Se da una parte Sang-Wook si trattiene in solitudine davanti alla tomba dell’amico concedendogli un’ultima bevuta, molto più doloroso è lo sfogo di Ji-Su, che ricorda le ultime parole rivoltele da Jae-Heon – una confessione d’amore – e si abbandona a un pianto liberatorio.
La scelta di mostrare la confessione di Jae-Heon sotto forma di flashback in questo episodio è decisamente inusuale, ma molto ben pensata. La situazione, se mostrata nel giusto ordine cronologico, avrebbe rischiato di spoilerare l’imminente morte del personaggio, mentre la serie ha voluto investire sul fattore sorpresa nell’episodio precedente senza per questo rovinare la scena di tenerezza tra lui e Ji-Su, che anzi trasmette dolore e tristezza in maniera ancora maggiore per il contesto in cui il flashback viene mostrato.
Come sempre, Sweet Home conferma quale sia uno dei suoi maggiori punti di forza: la gestione del lato emozionale.
IL LUPO E IL CONIGLIO
Nonostante non venga affatto affrettato, il funerale di Jae-Heon lascia presto spazio alla nuova e imminente trama che la serie intende affrontare sul finale.
L’introduzione di nuovi personaggi, o meglio, nuovi nemici, apre a un vero e proprio scontro “esseri umani contro esseri umani”. I mostri non sono più ostacoli lungo il percorso, ma temporaneamente armi (il più delle volte comunque imprevedibili) da sfruttare per combattere il vero avversario.
Tutto l’approfondimento dei personaggi e il tempo speso per costruire le loro relazioni era volto a questo momento, in cui si sarebbero dovuti unire finalmente tutti senza distinzioni contro un unico nemico. Come già in parte preannunciato qualche recensione fa, la serie ha infine deciso di mostrare come in tempi di crisi la natura umana costituisca la principale minaccia, spaventosa e imprevedibile.
“It’s not the time to be worrying about monsters. Humans are the scariest.”
La gang di Jung-Seop prende sicuramente ispirazione da quella di Joon Shin, uno dei nemici finali del manhwa virtuale di Hwang Youngchan e Kim Carnby, omettendo o comprimendo però gran parte della trama a loro dedicata. Questo tuttavia non costituisce un problema eccessivo: il personaggio di Jung-Seop è ampiamente mostrato all’interno dell’episodio e si rivela una reale minaccia per i protagonisti, che per la quasi totalità di puntata si ritrovano a combattere contro di lui e i suoi sottoposti, seppur in una posizione di netto svantaggio.
Il più grande merito che va riconosciuto a questo episodio è però la sottile e impercettibile costruzione del vero mastermind celato dietro questa gang e il vero nemico che andrà con tutta probabilità affrontato nel season finale, ovvero Ui-Myeong, il secondo in comando del gruppo di anarchici invasori.
Dopo quasi cinquanta minuti spesi a gestire e superare una minaccia che sembrava essere ingestibile, la serie sorprende nuovamente facendo eliminare tale minaccia da un pericolo ancora maggiore, un contagiato speciale come Hyun-Soo, ma moralmente discutibile. Il racconto di Jung-Seop, che sembrava essere volto unicamente ad avvalorare la sua filosofia di pensiero, ecco che diventa un sottilissimo indizio riguardo le origini di Ui-Myeong.
“How can a wolf and a rabbit be on the same side? The rabbit was pretending to be a wolf, so I just played along, but there’s no need for that now. It’s not a crime for a wolf to kill a rabbit after playing with it. That’s just natural in this world now.”
Ui-Myeong è un villain costruito egregiamente nonostante apparso (per ora) in un solo episodio, relegato tra l’altro per la maggior parte dello stesso a personaggio di contorno.
Nonostante ancora una volta i mostri, grande attrattiva della serie, siano poco presenti nella puntata, “Episodio 9” si rivela a sorpresa uno dei più alti picchi di Sweet Home, alzando le aspettative per il gran finale di questa stagione.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.