Sweet Home 1×07 – Episodio 7TEMPO DI LETTURA 4 min

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Sweet Home 1x07 recensioneArrivati al settimo di dieci episodi disponibili, Sweet Home torna a ripetere un po’ gli stilemi riproposti precedentemente durante la stagione, senza offrire nulla di nuovo. La struttura degli episodi sembra ripetersi in maniera piuttosto standard, non eccelle e nemmeno si esalta, rasentando piuttosto una certa introspezione che non si confà benissimo con il prodotto e la qualità offerta. Soprattutto quando tra personaggi secondari ci si pone domande filosofiche che collegano la trasformazione in mostri e la mancata espletazione dei propri bisogni quotidiani. La cosiddetta numero due.
Il misconosciuto trio di showrunner, Hong So-ri, Kim Hyung-min e Park So-jung, sembra trovarsi completamente a suo agio in una struttura delle puntate in cui la tensione e la qualità possono essere riproposte in una sorta di grafico a forma di U o W: all’inizio di ogni episodio si prosegue adrenalinicamente il cliffhanger lasciato in sospeso nella puntata precedente (in questo caso il combattimento molto intrigante nel garage), seguito poi da un inesorabile tracollo che spesso coincide con momenti noiosi in cui i vari personaggi secondari e terziari prendono il sopravvento (la consegna dei pacchi, le scene con i due bambini) e poi, avvicinandosi al finale, la tensione risale per terminare l’episodio con un nuovo cliffhanger.
Chiaramente una struttura più lineare gioverebbe al ritmo narrativo che vede negli scontri con i mostri il proprio apice ogni volta.

VOLUTAMENTE SOPRA LE RIGHE


Anche questo settimo episodio si contraddistingue per diverse scene che, vuoi per i dialoghi o vuoi per la regia, diventano volutamente indelebili per la loro eccessività. Specialmente se si pensa al modo molto serio e teatrale con cui i vari attori recitano le loro battute, con diverse frasi che fanno scoppiare in una risata inattesa proprio per il contrasto tra la situazione e la frase. E ovviamente il dialogo nel bagno tra le due ragazze è un qualcosa di estremamente rappresentativo.

Are you turning too? Because you couldn’t poo?

Ai dialoghi surreali si sostituiscono invece molto spesso altri momenti “gloriosi” che enfatizzano ulteriormente il modo di fare tv e cinema in Korea del Sud: la sensazione di assistere ad un anime in live-action non è affatto sbagliata. Durante la scena iniziale, molto spesso i personaggi rimangono in attesa in un angolo guardando esterefatti la carneficina che avviene di fronte ai loro occhi, quasi come se il pericolo di essere attaccati non fosse reale. Ed è un qualcosa che si contrappone completamente al modo di fare cinema occidentale, palesemente più reale e meno costruito di questo. Quindi non c’è da sorprendersi se una bambina dotata di molotov decide di arrivare dal nulla e dar fuoco al mostro-ragno mentre tutti gli adulti la guardano esterrefatti.

“PERCHÈ IL CIELO ERA LIMPIDO”


La tanto attesa spiegazione della condizione psicologica del protagonista arriva un po’ a sorpresa sul finire della puntata e lascia in parte perplessi ma in generale più atterriti. Innanzitutto va fatto notare come questa boccata d’ossigeno nella caratterizzazione del protagonista sarebbe stata più efficace se mostrata in precedenza, specie nella prima metà di stagione, in modo da capire un po’ di più il suo stato d’animo molto sofferente e taciturno. Arrivati al settimo episodio, pur essendo un momento importante della puntata e della stagione, il flashback perde un po’ la sua funzione principale perché si era già capito che Cha Hyun-soo era stato vittima di bullismo, quindi il potenziale “effetto sorpresa” viene meno.
Quello che questo flashback offre in più però è uno sguardo crudissimo alla società sudkoreana (ma anche giapponese visto che la situazione è molto simile) e in particolar modo al fenomeno del bullismo che è collegato a quello degli hikikomori. Pur con uno script in parte traballante e che non aiuta a chiarire in modo cristallino il tutto, si arriva finalmente a capire che i vari pestaggi e i soprusi ricevuti da Cha Hyun-soo sono immotivati, frutto semplicemente del desiderio di un bullo di fare il bullo e avere un obiettivo su cui sfogarsi. Né più, né meno. Ed è terrificante perché reale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Finalmente arriva un flashback che fa un po’ di luce sul passato ricco di bullismo di Cha Hyun-soo
  • Spiegato a sorpresa anche il titolo della serie
  • I primi otto minuti della puntata offrono quel sano guilty pleasure che si va ricercando spasmodicamente nella serie
  • Alcuni dialoghi “eccentrici” 
  • Il mostro gigante continua a non apparire
  • Parte centrale dell’episodio sempre molto noiosa
  • Maggiore azione avrebbe garantito alla puntata decisamente qualcosa in più
  • Flashback su Cha Hyun-soo un po’ confusionario e motivazione dei vari pestaggi incomprensibile

 

Proseguendo stoicamente in questa costruzione degli episodi a forma di U o W, Sweet Home fa finalmente un po’ di luce sulla storia travagliata del protagonista ma continua a soffrire nella sua parte centrale e anche in una sceneggiatura volutamente non chiarissima in alcuni dialoghi. Rimane un guilty pleasure e, come tale, non ci si attende chissà che qualità, tuttavia le possibilità per fare meglio ci sono tutte.

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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