The Blacklist 8×02 – Katarina Rostova (No.3): ConclusionTEMPO DI LETTURA 4 min

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Katarina:Dom set me up, led me to what was supposed to be my public slaughter.

Le vicende narrate stanno subendo un’accelerazione degna delle migliori montagne russe (si perdoni il gioco di parole, trattandosi di affari in cui sono coinvolte spie sovietiche).
L’episodio segna due uscite di scena dall’enorme peso specifico: quella di nonno Dom e quella di sua figlia, Katarina Rostova. La seconda risulta molto più dolorosa della prima, non per questioni di età anagrafica, ma per le rivelazioni fatte dall’ex agente Oleander in punto di morte, pur nel delirio. Se l’agente N-13 è un po’ Katarina, un po’ Raymond Reddington, perché uno dei due ha rubato i documenti top secret, l’altro li ha custoditi, allora occorrerebbe una collaborazione fra i due per risolvere ogni enigma, magari anche con la collaborazione di Lizzie, se si riuscisse a fare chiarezza nelle sue memorie pasticciate.
In tutto ciò, a parte il dubbio sulla effettiva coincidenza o meno tra Red e Raymond Reddington, così come fra Katarina Rostova e la donna da lui assassinata nel parco, resta aperta un’altra, grandissima domanda: Dom ha svelato la verità solo fino ad un certo punto, perché “ci sono segreti che non tocca a lui rivelare”. Ilya Koslov, come si è visto, piuttosto che rivelare la vera identità di Red è pronto a morire mille volte. A chi tocca, dunque, parlare? Se l’Entità (viene proprio da pensare così, con la lettera maiuscola, per quanto tale presenza è misteriosa e minacciosa) fosse Red stesso, c’è ancora speranza di una qualche forma di lieto fine per questa storia (almeno per Lizzie e Agnes). Se, invece, fosse per esempio il/la titolare delle ossa bruciate si andrebbe verso una tragedia totale senza sconti. Se, infine, questa Maddie Tolliver non fosse la vera Katarina e la mitica spia sovietica fosse ancora là fuori, si aprirebbero infinite nuove possibilità, compresa quella di vedere padre, madre e figlia unire le forze per ottenere qualunque obiettivo ritengano giusto perseguire. A pensarci bene, infatti, non si è ancora capito definitivamente quale sia lo scopo finale del gioco letale in cui tutti sono stati coinvolti ormai da diversi anni, per cui non si può giudicare sulla sua bontà.
Allo stato attuale delle cose, in attesa di ulteriori sviluppi, si può notare come il Concierge del Crimine, alla fine della puntata, risulti molto meno buono e simpatico di quanto era sempre apparso finora, nonostante tutto.
L’agente Keen, invece, risulta efficiente e focalizzata come non mai. Questo merita una sottolineatura, perché si tratta di un personaggio che ha spesso sofferto problemi di scrittura, dovuti non solo alle richieste e alle rivendicazioni dell’interprete Megan Boone. La si vede coinvolta in una scena molto emozionante con Dembé (un altro a cui, volendo, le cose da dire non mancherebbero, ma pensa non spetti a lui parlare).
Accanto a lei, risalta in positivo anche Ressler: il “ragazzo che al ballo di fine liceo cerca il coraggio di parlare con la bella fanciulla, che se ne sta lì sola soletta” (cit. Red); è il giusto contrappeso, offre squarci di luce e sollievo in momenti così cupi.
In conclusione, una nota a margine riguarda la scelta dei cognomi di alcuni personaggi secondari: nello scorso episodio c’era Mr. Pasternak (entrato in scena per uscirne subito in malo modo), in questo c’è Mr. Heidegger (fra l’altro al telefono con Susan. Susan è il vero nome di Scottie Hargrave) uomo fin troppo facile da eliminare, per essere un esponente così alto in grado del gruppo Townsend. Il primo ricorda lo scrittore del famoso romanzo Il Dottor Zivago, censurato in Russia e pubblicato coraggiosamente in Italia da Feltrinelli, dove si offriva una visione non eroica della Rivoluzione sovietica. Il secondo il famoso filosofo della fenomenologia esistenzialista. Tutto per non far rimpiangere nomi e cognomi tratti da Guerra e Pace.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lizzie molto focalizzata
  • Ressler: quasi impossibile non volergli bene
  • La trama procede spedita
  • La morte di Katarina
  • Mr. Heidegger fin troppo facile da eliminare

 

La trama procede a grandi passi, tanto da fare presagire che questa sia l’ultima stagione dello show. Si spera venga scongiurato il rischio di un finale troppo arruffato, dopo diverse stagioni fin troppo propense a prendersi tutto il loro tempo girovagando fra episodi filler. Se comunque, il Concierge del Crimine, sapendo di dover morire, ha fatto tutto per passare a Masha Rostova il suo patrimonio e la sua posizione, resta da vedere come, alla luce degli ultimi avvenimenti, Lizzie potrà mai accettare l’eredità intestatale da Red. Intanto però, si annuncia una nuova, lunga pausa nella trasmissione degli episodi, sino al prossimo 22 gennaio. Ci sarà tempo per teorizzare, perché oramai chi è arrivato fin qui difficilmente rinuncerà al piacere di vedere il finale della serie, qualunque esso sia.

 

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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