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E’ un fatto poco noto ma la Regina Elisabetta II, e ovviamente chi le succederà al trono, oltre a essere capo di Stato nel Regno Unito, ricopre la stessa carica anche in altri Stati tra cui Canada, Nuova Zelanda e Australia.
Questo retaggio del colonialismo inglese persiste nonostante le forti critiche che genera nei diversi Paesi interessati, ma che per ora rimangono, solo formalmente ovvio, rappresentati dalla famiglia reale Windsor che, attraverso un governatore generale, è comunque presente politicamente nelle diverse realtà citate.
Ed è proprio per questo che Carlo e consorte sono costretti a un lunghissimo Royal Tour, soprattutto in un momento in cui il Primo Ministro australiano vuole trasformare il paese in una Repubblica, liberandosi definitivamente della Monarchia inglese.
Se l’inizio della puntata sembrava il proseguo del terzo episodio, con il disturbo alimentare di Diana in primo piano, la narrazione invece cambia radicalmente concentrandosi su un breve idillio coniugale tra il principe e la principessa del Galles, in terra australiana. Ma, siccome una rondine non fa primavera, la tregua è destinata a durare ben poco, con la famiglia reale, Carlo in primis, che non apprezza l’umanità di Diana risultando fortemente invidiosi della sua enorme popolarità.
La performance attoriale di Emma Corrin è veramente sorprendente, per un’attrice che nonostante sia al debutto si dimostra spaventosamente brava a interpretare un personaggio così complicato e sfaccettato, che avrebbe messo in difficoltà anche attrici ben più navigate. Complimenti.
Il montaggio, con continue contrapposizioni visive tra le vite di Carlo e Lady D, valorizza al meglio il travaglio emotivo che la giovane è costretta a subire, con una regia veramente perfetta che segue i due protagonisti della puntata attraverso l’incredibile ambivalenza delle scene a loro dedicate: una favola felice in pubblico, una distanza incolmabile nella vita privata.
La storia è inoltre caratterizzata dalle meravigliose location, molto diverse tra loro, scelte dalla produzione per rappresentare la grande diversità paesaggistica australiana, che a livello visivo rappresentano il fiore all’occhiello di questo sesto appuntamento.
Il finale di puntata, con la Regina Elisabetta che si rifiuta di aiutare Diana ignorando il suo grido d’aiuto, fa presagire un ulteriore deterioramento dei rapporti, come spesso è stato raccontato negli anni dai mass-media e da innumerevoli documentari, suscitando spesso le ire di Buckingham Palace.
E’ da segnalare a tal proposito, che sin dall’uscita della prima stagione, i Windsor hanno criticato aspramente il modo in cui la società californiana ha scelto di rappresentare le loro vite sul piccolo schermo. Inoltre, con l’arrivo di questa nuova stagione che comprende personaggi molto discussi come Margaret Thatcher e Diana Spencer, le polemiche sono aumentate notevolmente, visto anche il ritratto non certo lusinghiero che viene fatto della famiglia reale.
Per fortuna Netflix è abbastanza ricca e potente da potersi permettere di snobbare le critiche della Monarchia inglese, continuando non solo a raccontare quello che vuole nella maniera che ritiene più opportuna, ma anche a trattare argomenti fortemente controversi come la bulimia di Lady D o la storia extraconiugale del Principe Carlo.
Speriamo sia sempre così.
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Un episodio perfetto per la serie di casa Netflix, l’ennesimo di questa fenomenale quarta stagione. La puntata, veramente intensa a livello emozionale, evita di sfociare in facili patetismi, raccontando il complicato matrimonio tra Carlo e Lady D attraverso dialoghi brevi ma molto significativi e con la doppia valenza delle scene sopracitate. Trovare difetti è impossibile e vista la grande qualità non solo della narrazione, ma dell’intero comparto tecnico, la valutazione non può che essere il massimo dei voti.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.