“Un giorno anche noi avremo una città. Nessuno oserà farci guerra, e tutti i popoli tremeranno al nome della nostra Dea. Ci sarà pace e giustizia per tutti, e vivremo liberi dalla paura […] Si chiamerà Roma.”
Non è raro che le puntate centrali di una stagione siano quasi di stallo, dedicate ad approfondire uno o più aspetti che durante i primi episodi non era possibile affrontare. “Romane”, durante i primi minuti, sembrerebbe poter essere catalogata in una struttura classica: finalmente viene presentato il branco e ci si addentra nel loro modo di vivere, così differente rispetto ai diversi stili di vita visti finora, bosco compreso. Come già detto in precedenza, le atmosfere sono il punto di forza di Romulus: la fotografia satura delle città – il direttore della fotografia è Vladan Radovic, lo stesso di “Smetto quando voglio”, trilogia caratterizzata da uno stile visivo pop e che punta sui colori primari-, il bosco claustrofobico e dalle tonalità horror che acquista durante le scene notturne; fino ad arrivare alle caverne popolate dal branco. Quest’ultimo è, assieme alle credenze pagane di Alba e degli altri personaggi, l’elemento mitologico della serie: una comunità pagana che venera la Dea Rumia con il sogno di fondare una propria città, con altre regole fondate sulla giustizia e la pace, due valori che tornano spesso. Ed è proprio nelle caverne che Wiros sembra trovare il proprio posto.
Wiros: “Se vogliono credere che io sia uno di loro, io sono uno di loro. Perché io non sono niente, e quindi posso essere tutto”.
Romulus non è una serie coraggiosa “solo” perché ha deciso di affrontare un periodo storico difficile da portare sullo schermo viste le poche fonti accreditate e certe sugli usi e tradizioni di quell’epoca, ma anche per la scelta dei protagonisti. Ilia e Yemos grazie alle peculiarità caratteriali che li contraddistinguono sono ideali per l’identificazione classica: Yemos non solo è vittima di un’ingiustizia, ma ha perso anche il proprio fratello ed è costretto all’esilio. Coraggioso e schietto, è il protagonista ideale per una serie tv storica. Ilia è la sua controparte femminile, colei che cerca vendetta e che da sacerdotessa diventa guerriera, è indubbiamente il personaggio più affascinante costruito ad hoc seguendo la struttura della serialità contemporanea. Diverso risulta essere il discorso per Wiros. A lui è stato dedicato lo stesso spazio degli altri, ma non è stato delineato per catturare il favore del pubblico. Spaventato, bugiardo, codardo sono gli aggettivi migliori per descriverlo.
In “Romane” si trova un nuovo equilibrio tra i tre protagonisti, dando soprattutto a Wiros una rilevanza che prima non aveva. Grazie al simbolo che ha dietro al collo – lo stesso del branco – Wiros e Yemos sono stati risparmiati e portati nelle caverne. Ed è qui che il rapporto tra i due ragazzi fa un successivo passo avanti: non sono mai stati amici, ma si sono ritrovati uniti a causa delle vicende che hanno vissuto assieme. Se fino ad ora si erano aiutati l’uno con l’altro, nelle caverne i loro caratteri opposti sembrano farli allontanare. Wiros, come accennato, prova più paura che qualsiasi altra emozione, ma grazie al senso di appartenenza col branco che gli dà un potere che non ha mai avuto, si vendica di Kneus facendolo uccidere e addentandone il cuore. Sebbene sia difficile provare affetto per Wiros, il suo essere vittima di soprusi e prese in giro derivanti dalla sua passività e della sua condizione di schiavo, impediscono di provare del biasimo nei suoi confronti. Su di lui si sa poco e nulla, le sole informazioni che lui stesso sa di sé: ha vissuto come uno schiavo per tutta la vita, orfano e senza conoscere il proprio passato; per questo la curiosità che prova e l’affetto che dimostra – e che sembra essere ricambiato – nei confronti del branco è legittimato. Yemos è di tutt’altro avviso, li considera dei selvaggi sanguinari, ma è grazie al suo coraggio che conquista il rispetto.
Ad infine, Ilia è stata destinata la storyline più avvincente e, in questa puntata, tutto il rancore e la rabbia che ha covato dall’omicidio di Enitos si traduce in una furia vendicativa che la porta ad agire senza pensare alle possibili conseguenze.
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Sono tante le lodi che Romulus sta ricevendo e non senza ragioni. È una serie che mancava nel panorama non solo italiano, ma televisivo nel largo termine. Le origini di Roma sono una storia affascinante quanto sconosciuta, è ammirevole aver scelto di non avventurarsi nella dimensione del fantasy ma di lavorare su una ricostruzione il più fedele possibile.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.