Nel genere fantasy e fantascientifico il destino dei “figli di” è spesso quello di ricalcare pedissequamente le orme dei genitori ed esserne delle loro copie sputate. Vale per questo episodio di The Flash come per il finale di Harry Potter o per l’ultima trilogia di Star Wars.
Il tema dell’eredità che intercorre fra padri e figli sembra essere un cliché narrativo veramente difficile da abbandonare.
Questo stratagemma narrativo era già stato abusato nella quinta stagione con l’arrivo di Nora West-Allen, fantomatica figlia del futuro di Barry e Iris, con notevoli problemi.
Non contenti gli autori hanno qui voluto “raddoppiare” la formula con l’introduzione di un fratello minore: Bart. Anche questa volta non senza pochi problemi.
QUANDO IL TROPPO STROPPIA
L’episodio riprende il cliffhanger finale di “P.O.W.” ponendosi come nuovo capitolo delle avventure della famiglia Allen, che di fatto si frappongono a quelle di tutti gli altri membri del team dei StarLabs.
Completamente abbandonato ormai il personaggio di Killer Frost/Caitlin, salutato Cisco (che qui fa una mera comparsa già nelle vesti di guest-star), rimane solo la coppia Kramer-West che si discosta dalla storyline principale. E lo fa anche bene, peccato che sia lasciata perennemente in secondo piano e riesumata solamente nel cliffhanger finale, in cui si presuppone avrà un ruolo nella Parte 2.
Per il resto la famiglia Allen copre buona parte del minutaggio ma ripropone semplicemente scontri già visti, solo “raddoppiati” con nuovi personaggi (Bart). Si hanno dunque due nuovi “speedsters” (copie sputate dei genitori) alle prese con nuovi “godspeed” aumentati di numero, pensando che basti raddoppiare il tutto per rendere le cose più interessanti.
L’EFFETTO TERMINATOR
In realtà il risultato finale è semplicemente quello di una riproposizione di scene e situazioni già viste, compresa l’ennesima “morte” del personaggio interpretato da John Wesley Shipp. Il tutto condito da spiegoni pseudo-scientifici (per cui problemi apparentemente irrisolvibili vengono risolti in due secondi), parentesi sentimentali su personaggi secondari di cui non frega nulla a nessuno (la coppia Allegra-Chester), siparietti più o meno comici (Barry e Iris che si atteggiano a genitori di due loro coetanei) e buchi di sceneggiatura.
Il tutto per una storyline che non sta in piedi e che ricopia male il principio della saga di Terminator, per cui si cerca di correggere il futuro nel passato/presente. Una soluzione dunque già vista e rivista che viene inserita nel mezzo della stagione giusto per spezzare un po’ la trama orizzontale vista finora.
UNA SERIE SENZA UNA DIREZIONE
Quello che manca alla base è dunque un vero senso a tutto questo. Il che è un peccato per una stagione che, tutto sommato, non era iniziata nemmeno tanto male, ma che qui mostra, più che in altre occasioni, la mancanza di idee che sta dietro la scrittura della serie. A questo si aggiunga anche le numerose defezioni che l’hanno accompagnata quest’anno (Wells, Cisco…) a fronte di personaggi che non hanno nemmeno un briciolo dello spessore dei predecessori (come l’ultimo acquisto Bart Allen). E non basta ricacciare fuori guest-star già note (il solito John Wesley Shipp) per rimediare a questo.
Si spera che la Parte 2 di questo particolare “dittico famigliare” sia migliore e che apra a una nuova fase in cui torni protagonista la lotta alla Speedforce, unico motivo d’interesse per andar avanti nel seguire lo show.
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Apertura di un nuovo “dittico famigliare” per The Flash, con l’ennesimo cambio di storyline orizzontale in uno show che dimostra di non avere più idee su come andare avanti.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!