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Essendo una grande appassionata del genere poliziesco-thriller non potevo esimermi dal guardare e recensire The Following, la nuova creatura della Fox.
Nella recensione del pilot è stato ampiamente e correttamente introdotto il tema di questo telefilm ed i suoi protagonisti principali: un serial killer acculturato e spietato, i suoi seguaci (followers), il suo antagonista dell’FBI dall’animo frastagliato, l’ex moglie del killer e gli altri agenti federali che cercano di fermare l’ascesa del nuovo culto di Carroll.
Ad interpretare l’ex agente dell’FBI troviamo Kevin Bacon, che segue la scia dei grandi attori di Hollywood trasformati in attori del piccolo schermo, come Laurence Fishburne e Gary Sinise su CSI e Jason Isaacs per Awake. Questa tendenza a volersi cimentare anche in un’altra forma d’arte cinematografica porta a conseguenze ed effetti sia positivi che negativi. Certamente tutto l’apparato della serie tv in questione risente positivamente della bravura di un attore pluripremiato, e la sensazione che si tratti di un vero e proprio mini-film aumenta. D’altro canto, le aspettative sono maggiori quando c’è la consapevolezza che un grande attore sarà il protagonista di un telefilm e, purtroppo, bisogna tenere conto anche della possibilità che l’ampiezza recitativa sia minore, costringendo l’attore/l’attrice a portare avanti un profilo più contenuto, rispetto ad una grande produzione hollywoodiana. Kevin Bacon è famoso per riuscire ad interpretare quasi qualsiasi ruolo, da commedie più leggere e romantiche, a film più cupi e toccanti, interpretando sia il buono che il cattivo. Non vorrei, quindi, che The Following lo obbligasse ad essere sotto tono, senza svelare appieno le sue sfaccettature recitative, ma staremo a vedere. Il creatore della serie, Kevin Williamson, ha invece azzeccato l’attore che ritrae Joe Carroll, il serial killer. James Purefoy, sebbene drasticamente meno famoso di Kevin Bacon, è semplicemente perfetto nel ruolo di psicopatico freddo, calcolatore, ma al tempo stesso intelligente e raffinato. E poi, come si fa a resistere al suo accento british? Quasi quasi siamo invogliati a tifare per il bad guy, questa volta.
Sarebbe stupido negare il fatto che il tema presentato da questo telefilm sia qualcosa di nuovo, di mai visto, dato che il recente background cinematografico pullula di film basati sulla lotta ad un serial killer che lascia tracce ed indizi ed ha, quindi, un piano superiore che dispiega mentre gioca a dama con le pedine/protagonisti. Basti pensare a “Il collezionista di ossa” o “Zodiac”. Il tratto innovativo in The Following è dato, invece, dal mezzo di comunicazione tra Joe Carroll e i suoi followers: internet ed i forum. In un’era come la nostra, dove internet viene utilizzato per qualsiasi cosa e da qualsiasi persona (insomma, c’è pure il Papa su twitter), è naturale che tali strumenti possano diventare un’esca perfetta per incantare le persone ed accalappiare adepti e seguaci. Inoltre, Joe Carroll non commette in prima persona gli omicidi (tranne quello di Sarah), ma si limita ad espandere a macchia d’olio le sue idee e convinzioni sul mondo, sulla bellezza e sulla morte. Al resto ci penseranno i suoi followers, persone fragili e problematiche, plasmate a dovere da Carroll. E così gli agenti federali si trovano a dover combattere con varie persone e a non potersi fidare di nessuno. L’apparenza è solo una maschera.
In questa seconda puntata scopriamo che il figlio di Claire (ex moglie di Carroll ed amante di Ryan) rapito dai followers, viene portato in un luogo isolato e ancora non sospetta nulla, fidandosi della sua “tata”, Denise/Emma. In vari flashback veniamo a conoscenza di come Carroll abbia incantato Emma e abbia fatto leva sulla sua fragilità emotiva, causata dall’avere una madre vanesia, senza fiducia in lei e che la maltrattava psicologicamente. Carroll ha donato ad Emma una nuova vita, facendogli scoprire la bellezza della morte e presentandogli Will, altro suo seguace. Emma uccide la madre (con tanto di sottofondo dei Deftones…ah, poesia!) e si dona completamente a Will fisicamente e a Carroll emotivamente. Ottima l’idea del telefilm di analizzare non solo la personalità del serial killer per eccellenza, ma anche di quella dei suoi followers, vittime dell’aura malefica e fascinosa di Carroll, ma carnefici a loro volta.
Anche la stessa ex moglie del killer è in pericolo: Jordy, un altro seguace, riesce ad intrufolarsi in casa sua e la minaccia. A risolvere la situazione ci pensa ancora una volta l’eroe Ryan che riesce a salvare la donna e a ferire Jordy. La scelta saggia di non ucciderlo potrà permettergli di scoprire qualcosa in più su Carroll ed il suo tanto agghiacciante quanto astuto piano. Infondo Jordy, stando alla descrizione di Carroll, è tutto muscoli e niente cervello, quindi qualche possibilità di ottenere le informazioni c’è.
La puntata si chiude con un grande punto di domanda, che può essere interpretato in vari modi. Vediamo l’agente federale Parker, che si è unita a Ryan nella caccia ai followers, consegnare un libro di Poe a Carroll, in carcere, e scambiare con lui un’occhiata di intesa. Avevo ipotizzato fin dalla scorsa puntata che ci dovesse essere un infiltrato di Carroll anche nella squadra di polizia, ma il dubbio rimane. Non penso che Williamson possa essersi bruciato così subito un segreto del genere. Forse vuole solo buttare fumo negli occhi e gettare lo spettatore ancora più nell’incertezza. E intanto le morti per mano dei followers continuano.
La puntata si chiude con un grande punto di domanda, che può essere interpretato in vari modi. Vediamo l’agente federale Parker, che si è unita a Ryan nella caccia ai followers, consegnare un libro di Poe a Carroll, in carcere, e scambiare con lui un’occhiata di intesa. Avevo ipotizzato fin dalla scorsa puntata che ci dovesse essere un infiltrato di Carroll anche nella squadra di polizia, ma il dubbio rimane. Non penso che Williamson possa essersi bruciato così subito un segreto del genere. Forse vuole solo buttare fumo negli occhi e gettare lo spettatore ancora più nell’incertezza. E intanto le morti per mano dei followers continuano.
PRO:
- L’interpretazione di James Purefoy
- L’analisi non sono di Carroll, ma anche dei followers
- Non ci si può fidare di nessuno
- I flashback messi ad hoc, per suscitare curiosità e voglia di scoprire qualcosa in più
- Deftones e Depeche Mode!
CONTRO:
- Situazioni già viste
- I sottotitoli per spiegare in che luogo ci troviamo. Metterli ogni due minuti lo trovo stancante e ridicolo
Questo telefilm, sebbene sfrutti tematiche già pienamente affrontate, ha tutte le carte in regola per diventare un successo, previo il fatto che Kevin Williamson non faccia scadere il tutto nella scontatezza. Sono solo i primi episodi, ma credo sia doveroso affascinare subito gli spettatori, donando loro sia dubbi che certezze, sia segreti che rivelazioni.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.