“Death is only the beginning.“
“La morte è soltanto l’inizio.“
Ad una sola puntata dalla conclusione della seconda stagione The Following sembra rialzarsi volenterosamente, seppur in maniera minima. Nella scorsa puntata gli equilibri, rimasti stazionari per diverse puntate, si sono spezzati:
l’FBI trova il covo di Joe in cui era arrivata precedentemente anche Lily. Di Joe non c’è però alcuna traccia. Luke e Mark si ritrovano soli e abbandonati come mai era successo prima: dopo la morte di Lily i due fratelli sono abbandonati al loro destino senza una guida (che era in fin dei conti il ruolo della madre) che possa tenerli per mano in questo difficile percorso. E mentre Mark è costernato ed affranto dalla morte di Lily, Luke medita vendetta ai danni di chi ha sottratto loro la cara figura genitoriale. Sono una vera e propria bomba ad orologeria pronta a scoppiare in qualsiasi momento e ciò non può che rendere l’attesa per il finale di stagione snervante e carico di speranze.
Mike, vendicato il padre con l’uccisione Lily Gray, si salva impunemente facendosi coprire le spalle da Ryan e Max. A livello morale come cosa suscita disgusto e raccapriccio, sottolineando ancora di più che la linea di demarcazione tra bene e male è assai effimera in questa serie e che delle due è difficile fare una sicura distinzione. Per quanto riguarda la trama poco conta: era una morte telefonata da lontano e intuibile da diverse puntate: il personaggio di Lily era stato sfruttato a dovere e quindi non c’è rammarico per questo.
Una costante nota negativa delle ultime puntate è Claire. E anche in questa non delude (in male): Ryan la riconsegna all’US Marshall chiedendole di farsi da parte (finalmente!), lei decide quindi di mettere in pericolo sé stessa, la sua scorta e suo figlio decidendo di fuggire dall’auto dei federali e recandosi al luogo in cui sperava di poter rivedere, e di conseguenza uccidere, Joe.
Più che un arma, un danno: fuggire in pieno giorno in una strada affollata e decidere di prendere un taxi è davvero troppo rischioso, tenuto conto che qualcuno avrebbe potuto anche riconoscerla. La vendetta è il motore che spinge Claire in tali decisioni, ma per una donna che ha professato di far tutto per la salvaguardia e protezione del proprio figlio una tale scelta così avventata sembra troppo.
Altro elemento che sconvolge nella puntata è la guardia del corpo del reverendo Tanner: più che proteggere quest’ultimo sembra spingerlo tra le braccia del nemico.
1. Un cellulare viene ritrovato nel giardino della casa di Kingston, la guardia del corpo decide di darlo al reverendo senza farne parola con l’FBI;
2. Il reverendo riceve una chiamata in cui riceve precise istruzioni e la guardia del corpo tace di questo ai federali;
3. Tanner viene portato via in un furgone dagli adepti di Joe e la guardia non accenna ad una benché minima reazione;
4. Ryan e Mike per ottenere qualche informazione (nello specifico il percorso del localizzatore gps applicato a Tanner) devono utilizzare toni duri e d’accusa per smuovere l’uomo.
Una incredibile devozione al reverendo sembra spingerlo a fare tutto ciò, ma anche una insormontabile stupidità umana. Forse troppo irreale.
Il segnale tramite il quale Joe informa Tanner dell’arrivo dei suoi seguaci è rappresentato dall'”angelo di fuoco”: Angela si cosparge di benzina la testa e si appicca fuoco di fronte all’abitazione del reverendo, scatenando il panico e distraendo così i federali lasciando spazio e tempo a Kingston.
Così come nella prima stagione, anche qui i seguaci di Joe vengono utilizzati più come messaggio che come arma vera e propria.
Da notare poi come nell’inquadratura in cui Angela si cosparge di benzina, il poliziotto dinanzi a lei si allontani spaventato senza precipitarsi nella sua direzione fermandola. Una prova di (non) coraggio degna di nota.
Joe risulta sempre più manipolatore e abile marionettista: plasma e soggioga al proprio volere Emma convincendola ad andare in una pensione nella contea di Ware per prelevare Claire.
Davvero ottima la scena del garage con Emma, specialmente le riprese sul cambio di volto di Joe: immenso Purefoy.
L’attacco alla Cattedrale dei Santi Benedetti è ben fatto ed architettato. Come scelta di sceneggiatura non appare un granché perché costituisce un piccolo attacco e nemmeno troppo convincente, ma in fin dei conti è ben costruita come cosa quindi è salvabile. Non è salvabile, però, il fatto che Ryan e Mike riescano ad entrare nella Cattedrale grazie ad una finestra rimasta aperta. Troppe coincidenze fortuite in questa serie, davvero troppe.
Il ritrovo della famiglia Tanner avviene: Kingston e Preston si rincontrano, anche se non nel più calmo e tranquillo degli scenari. Non appare abbastanza convincente la recitazione di Tom Cavanagh quando andrebbe mostrato il disappunto per il peccato commesso dal proprio figlio (l’assassinio della donna avvenuto nella scorsa puntata), ma i dialoghi sono ben costruiti e convincono quindi si nota relativamente poco.
Il crudo realismo di Joe quando invita Kingston a pregare lui e non Dio stuzzica lo spettatore e fa sorridere, rendendo la puntata ancor più intrigante. La ripresa è buona soprattutto perché Joe non eccede esageratamente nell’egocentrismo, facendone uso in piccole dosi che risultano anche gradevoli nell’insieme.
Ma quando Joe organizza un altro dei suoi esperimenti sociali ponendo i due Tanner l’uno contro l’altro (cosa che aveva già organizzato in precedenza per Preston), qualcosa di inaspettato avviene: il reverendo decide di salvare la vita al figlio, togliendosi la propria. Il suicidio colpisce tutti i presenti, ma le reazioni sono ovviamente opposte: Preston ne rimane sconvolto, mentre Joe lo etichetta come un puro e semplice atto di codardia. Resta il fatto che come scelta risulti teatralmente buona.
Ma il meglio della puntata giunge negli ultimi minuti quando lo spettatore può finalmente godersi il fatidico scontro tra Emma e Claire: anche se protratto eccessivamente a lungo, la “morte” (mai esserne completamente sicuri) di Emma è la più bella notizia della puntata: un personaggio eccessivamente abusato, portato all’estremo e reso fin troppo irreale, sembra andarsene.
Robert, che aveva accompagnato Emma nella pensione, pare essere morto anch’esso. Ucciso proprio da quest’ultima.
Claire invece, che pare essersi salvata fortuitamente, finisce dalla padella nella brace: quando infatti sembra tutto finito e lei cerca di andarsene, due personaggi ben conosciuti fanno il loro ritorno: sono Luke e Mark. Pura coincidenza a favor di sceneggiatura questa: imbattersi in Claire non può che essere definito così.
- Joe che da solo vale la puntata: ottima caratterizzazione e recitazione impeccabile per Purefoy
- Luke e Mark catapultati improvvisamente nel mondo reale. I “freaky twin” sono un buon elemento e degli ottimi personaggi
- L’attacco alla Cattedrale: buon lavoro
- La morte di Emma: “There is a God!”
- Ancora frangenti e scene di puro irrealismo e troppe circostanze fortuite
- Claire: un’arma a doppio taglio che crea più problemi che altro
Passo della Bibbia citato da Joe quando rivela a Kingston che suo figlio non ha seguito la via del giusto abbandonandola per quella del peccato. Così anche The Following abbandona la via che aveva intrapreso nelle scorse puntate, regalandoci spunti che in generale valgono la sufficienza. Ma per salvare la stagione servirà sicuramente di più. E dal promo si può anche sperare.
La puntata si conclude con uno sparo. Non si sa da chi è stato detonato il colpo e alcuni interrogativi permangono: Mike morirà? Cosa succederà a Claire? Emma è realmente morta?
Le premesse sono buone. Ora tocca agli sceneggiatori non deluderci.
The Reaping 2×13 | 4.36 milioni – 1.4 rating |
Silence 2×14 | 4.42 milioni – 1.4 rating |
VOTO EMMY
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.