Alla fine di “Horror” però un volto noto fa capolino: il fidato Herbert Ballerina, nelle vesti di novello Igor, si fa anticipatore del prepotente ritorno in salsa macciocapatondiana del terzo episodio.
Sia chiaro, non che “Fantasy” non ricalchi in maniera sopraffina un ulteriore genere cinematografico, basti pensare alla bellissime inquadrature dall’alto rappresentanti montagne e boschi, in pieno stile fantasy. Ciò che predomina, stavolta, non è l’imitazione stilistica (comunque presente) con il contorno di elementi demenziali. Tutto il contrario.
- L’intero episodio si regge sui giochi di parole demenziali, marchio di fabbrica dell’autore. Basti pensare all’epico incipit. In poche battute viene tirata in ballo la Contenterra, che poi diventerà Tristerra, in seguito all’ingerimento del frutto Melodrammo. La distanza del regno si misura in Minchia. Nei boschi vengono incontrati i Selfi (elfi amanti degli autoritratti) o gli Gnorri (gnomi che tendono ad ignorare, a meno che uno non si copra di ridicolo). Lo stesso alter ego di Gianfelice Spagnagatti si chiama Bibbo Babbo, inevitabile l’accostamento con Bilbo Baggins di tolkeniana memoria. Ah, il personaggio di Herbert ha in Geromalo un altro nome tipicamente e meravigliosamente capatondiano.
- Dopo volti poco noti agli appassionati, nei due precedenti episodi, ad Herbert Ballerina fanno seguito personalità che hanno sempre dato un enorme lustro al genio di Chieti. L’apparizione fortuita del mago Carlino (Rupert Sciamenna) ricorda moltissimo il deus ex-machina dei tempi di Padre Maronno che poi diventava l’ispettore santo Maro-Ponda. Anche in “Omicidio All’Italiana” Rupert aveva un ruolo mistico, nelle vesti di San Ceppato. Come non apprezzare poi l’apparizione dell’amatissimo Giorgio Poveracci, a spezzare totalmente il climax della ricerca del drago custode dell’erba ridolina. Sulla prova attoriale di Herbert neanche a parlarne.
- Elemento meno evidente, ma ugualmente importante, rimanda a quanto già detto sul marchio di fabbrica di Maccio Capatonda. E’ possibile notare infatti un’immersione maggiore al suo modo di parlare e recitare. Questa volta non è lui il pesce fuor d’acqua dei precedenti episodi, se si considera che già la voce narrante (da lui stesso interpretata) tende spesso a buttarla in caciara, evocando addirittura i lontani fasti dei celebri trailer.
Maccio Capatonda riesce a dilatare e sviluppare il lavoro di parodia che tanto lo ha reso celebre. Durante il periodo di gloria di trailer del calibro de “La Febbra” o “Mani In Alto” (trailer che anticipavano sì un immaginario film, però rappresentavano degli sketch completi), ci si chiedeva come si sarebbe comportato il buon Marcello Macchia nell’espandere un genere preso in giro fino a quel momento in pochi minuti. Maccio ha tergiversato con parodie televisive (Mario), ha creato dei veri e propri lungometraggi dall’alto carico demenziale, con un leggero tocco di denuncia (“Italiano Medio” e “Omicidio All’Italiana”), ma senza un grande impatto parodistico, fino ad essere arrivato alla chiusura del cerchio, ovvero l’estensione della parodia del genere cinematografico.
A tutto ciò bisogna però aggiungere che, nell’assurdità totale della trama proposta, Maccio dimostra anche di saper creare delle piccole storie con una loro coerenza interna. Sia da un punto di vista di trama verticale, ma anche di quella orizzontale. Basti pensare a come Felice Spagnagatti sia sempre più coinvolto nel suo personale viaggio di formazione, accettando progressivamente la sua personale ricerca di uno scopo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Horror 1×02 | MIMMO milioni – 0.MIMMO rating |
Fantasy 1×03 | MIMMO milioni – 0.MIMMO rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.