The Get Down 1×02 – Seek Those Who Fan Your FlamesTEMPO DI LETTURA 5 min

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Partiamo da lontano: True Detective. Una serie di cui tanto si è parlato per un periodo, tanto è finita nel dimenticatoio il periodo successivo. La prima stagione, un successo stellare. La seconda stagione, un pallido e decadente tentativo di potenziare un linguaggio noir e oscuro, finendo con il creare delle trame troppo intricate da seguire, sequenze leggermente caricaturali, un’eccessiva introspezione che portava lo spettatore a guardare continuamente il minutaggio.
Salto in avanti: Vinyl. Una serie di cui abbiamo sicuramente parlato bene (e non solo in forma scritta), tanto che anche noi siamo rimasti male quando abbiamo saputo del dietrofront della HBO a proposito della produzione di una seconda stagione. Volendo provare a riflettere fuori dagli schemi, però, possiamo trovare in Vinyl le stesse caratteristiche della seconda stagione di True Detective. È vero, sembra una bestemmia, il risultato finale è stato ben diverso. Ma c’era forse una grande introspezione? Sì, tanto è vero che Bobby Cannavale reggeva da solo intere sequenze. Le sottotrame erano tante? Pure. Questo elenco di caratteristiche sembrerebbe calzare a pennello ad un’altra recente e discussa serie targata HBO, ovvero The Leftovers. Se non fosse che l’obiettivo dello show di Lindelof è proprio quello di esaltare introspezione e poca linearità di trama, e vi riesce bene. Ma la terza stagione sarà anche l’ultima, segno che un certo tipo di ritmo non può essere sostenuto a lungo.
Saltiamo di palo in frasca: la tv via cavo è in crisi? Gli attuali show della HBO (a parte alcuni mostri sacri) non reggono il confronto con i vari The Sopranos, The Wire e Six Feet Under? Non si sa. Gli esempi sopra riportati sono pochi, oltre che superficiali per poter tirare una conclusione del genere. Al lettore l’eventuale riflessione/conclusione in materia.
C’è un qualcosa, però, su cui possiamo tranquillamente concordare (forse): in questo momento storico la qualità assoluta e indiscussa è sublimata da Netflix. Lasciamo fuori serie ormai navigate come House Of Cards e Orange Is The New Black. Facciamo riferimento a Narcos, Sense8, Bojack Horseman, il celebratissimo Stranger Things, per citarne solo alcune. Sono tutte serie che sono costruite con un solo imperativo: devi avere voglia di guardare subito l’episodio successivo, non devi avere il bisogno di digerirlo per sette giorni prima di doversi imbarcare in un’impegnativa ulteriore visione.
E adesso è arrivato The Get Down. Chi scrive non ha mai avuto una particolare passione per l’hip-hop, R&B o il Soul. Eppure, visto quanto detto sopra, come tirarsi indietro di fronte a quella che risulta una delle produzioni più ambiziose della celebre piattaforma streaming? L’investimento di tempo è stato – finora – assolutamente ben ripagato.
“Seek Those Who Fan Your Flames” spegne moderatamente le fiamme (haha) a quel grande incendio che è stato “Where There Is Ruin, There Is Hope For A Treasure“. Imposta la direzione della narrazione verso un binario seriale, dopo il “film di presentazione” di 90 minuti e passa. Spesso ciò comporta un rovinoso rallentamento del ritmo ma possiamo dire che non è questo il caso, tanto che sono presenti addirittura svolte narrative atipiche in una fase così primordiale della stagione/serie, ma perfettamente plausibili se si pensa che tra primo e secondo episodio sono trascorse due ore e mezza. La (momentanea?) separazione tra Zeke e Shaolin, la ribellione finale di Mylene, l’incendio: sono questi momenti che fanno pensare quasi a punti di svolta, se non fosse che il prossimo sarà solo il terzo episodio (che, guarda caso, si è portati a voler guardare immediatamente).
Ecco, proprio qui ci si deve porre alcune domande che riguardano da un lato il futuro immediato di “The Get Down”, dall’altro il futuro delle serie targate Netflix, così alte qualitativamente ma che bruciano rapidamente. E questo accade non solo perché le vediamo in un lasso minore di tempo e quindi tendiamo a dimenticarle più in fretta, ma proprio perché presentano una rapida successione di eventi. Come abbiamo detto tante volte: sono film di 12-13 ore. E non sempre per i film è previsto un seguito. Quanto dureranno quindi? Altra fonte di riflessione/discussione per i lettori.
Altra impressione che lascia questo secondo episodio è quella di una smodata, e di conseguenza ostentata, disponibilità di risorse. Ogni momento dell’episodio può essere tranquillamente considerato momento clou, prendiamo ad esempio la spettacolarità del montaggio alternato tra lo sfortunato interrogatorio di Cadillac (con sotto della musica Disco) e la ricerca continua a casa di Shaolin. Due momenti apparentemente poco inerenti, uniti tra di loro esclusivamente per evidenziare gli elevati mezzi tecnici, le sgargianti scenografie e la voglia di meravigliare il pubblico. È una cosa buona o no? Boh.
Ma un episodio costituito quasi per intero da momenti clou vede al suo interno disegnarsi una nuova scala gerarchica, con in cima il momento clou dei momenti clou. La scena finale in chiesa soddisfa esigenze estetiche (e non solo per il vestito di Mylene), è fedele con la componente musicale (ma non musical) dello show e soprattutto regala allo spettatore la giusta curiosità per far partire subito l’episodio successivo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La convincentissima recitazione di Justice Smith
  • La sequenza finale in tutto e per tutto
  • Le inquadrature urbane
  • La conferma dell’introduzione nel 1996 in modalità cantastorie
  • Il “fuck you” di Zeke a Mylene come ribellione alla friendzone
  • Speriamo che tutti questi eventi ed evoluzioni in due soli episodi non portino a momenti di stanca nei prossimi

 

Solo la storia ci dirà se questi gioielli seriali avranno vita lunga e rivoluzioneranno del tutto le tendenze seriali (da non sottovalutare il rilascio solo parziale di questa prima stagione di The Get Down, come a ricercare una maggior fame attesa nello spettatore, scongiurando quindi il temporaneo oblio che sopraggiunge dopo qualche mese). Sempre la storia ci dirà, se no, se ci troviamo di fronte a fuochi di paglia che dovranno essere prodotti sempre con maggior velocità e intensità, oltre che in maggior numero, arrivando prima o poi ad un’inevitabile caduta.
Finora, però, secondo la nostra modesta opinione, cadute non ce ne sono state. E la cosa migliore da fare è godersi questa età dell’oro nell’età dell’oro della TV (per cui The Get Down rappresenta un’età dell’oro nell’età dell’oro nell’età dell’oro).
Ah, il Bless a questo episodio ci sarebbe stato anche se la sequenza finale fosse stata preceduta da 50 minuti di schermo nero.

 

Where There Is Ruin, There Is Hope For A Treasure 1×01 ND milioni – ND rating
Seek Those Who Fan Your Flames 1×02 ND milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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