The Good Fight è giunto alla sua ottava puntata e, a solo due episodi dal season finale, i coniugi King incontrano il primo ostacolo sfornando un prodotto non all’altezza delle loro capacità. E’ indubbio che, in una stagione qualitativamente brillante, un passo falso possa capitare, quindi non sarebbe nemmeno troppo giusto ingigantire il tutto.
Ciò che non convince e fa storcere il naso durante la visione di “Reddick v Boseman” è un senso di scopiazzatura troppo marcata nei confronti della serie madre, ovvero The Good Wife, per quanto riguarda uno dei temi principali della puntata. Il ritorno inaspettato e poco caloroso del socio fondatore Carl Reddick, infatti, assomiglia in tutto e per tutto alla ricomparsa di un altro socio anziano che getta scompiglio all’interno dello studio legale. Come dimenticare, per l’appunto, la faida tra l’eccentrico Jonas Stern e la Lockhart & Gardner?
In entrambi i casi i founding partners non sono soddisfatti di come i loro soci stiano gestendo gli affari e cercano in tutti i modi di ingraziarsi gli associates per ritornare sul trono di spade, oppure di arraffarsi i clienti più importanti. Una storyline speculare ad un’altra già vista non fa certamente guadagnare punti all’episodio ed è per questo che “Reddick v Boseman” parte già sottotono.
Un altro elemento non propriamente riuscito è il minutaggio dedicato al caso legale della settimana: abusi sessuali diretti verso un uomo di chiesa. Questa tematica, se pur mai affrontata direttamente in questa serie tv o in The Good Wife, risulta comunque troppo scontata, anche a causa dei vari bombardamenti mediatici ai quali siamo sottoposti. Questo non significa che non possa essere apprezzato il tentativo, da parte degli autori, di parlarne anche nello show, e qui i coniugi King dimostrano ancora una volta la loro capacità nell’essere sempre attuali, ma forse sarebbe stato meglio scegliere un tema meno banale.
L’unica nota positiva si può, forse, riscontrare nella risoluzione del caso; se la stragrande maggioranza delle volte il prete (o rabbino, o pastore, o chi per lui) viene colto in flagrante e giudicato colpevole per via di prove schiaccianti, questa volta il povero Pastore Jeremiah Easton si trova coinvolto in un tentativo di estorsione da parte di un ragazzo, del suo avvocato e della alt-right statunitense, ovvero un movimento politico simile all’estrema destra italiana.
Anche lo story arch riservato a Lucca Quinn e alla relazione con Colin Morello comincia, a poco a poco, ad annoiare, soprattutto per la poca empatia nei confronti del personaggio interpretato da Cush Jumbo. Vuoi perché i fans di The Good Wife l’hanno potuta conoscere e apprezzare solo durante la stagione finale, vuoi perché il suo essere sarcastica e riservata fa pensare troppo a Kalinda Sharma, fatto sta che Lucca ancora non conquista del tutto il cuore degli spettatori.
Un elemento che, invece, funziona molto bene in questa ottava puntata è lo sviluppo della trama orizzontale dedicata allo scandalo della famiglia Rindell. L’empatia che non si è riusciti a provare per la bella avvocatessa di colore migra verso Maia Rindell e suo padre, coinvolti in un tentativo di suicidio che tocca le nostre corde più sensibili. Ancora non possiamo stabilire con assoluta certezza chi sia il colpevole in questa storia, se Henry o lo zio Jax. Non sappiamo chi abbia la coscienza pulita e chi stia facendo il doppio gioco. Ed è proprio questo non sapere ad attirare la nostra curiosità e a farci amare questa serie tv.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Not So Grand Jury 1×07 | ND milioni – ND rating |
Reddick v Boseman 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.