Nella scorsa recensione avevamo individuato i molteplici tasti dolenti della stagione: assenza di Cary, assenza di cause civili, storyline di Kalinda completamente scollegata dal resto dei personaggi. E come un piccolo secchione mangiato dai sensi di colpa per non aver fatto bene i suoi compiti, The Good Wife ripara a tutto ciò e non solo. Infatti, sempre nella scorsa recensione, chiedevamo -visto che abbiamo pazientemente atteso che questa trama elettorale finisse- di vedere del copioso sangue una volta che Alicia avesse smesso i panni di socia. E non abbiamo dovuto aspettare nemmeno l’insediamento ufficiale; questo vuol dire essere operativi, cari coniugi King.
Partiamo quindi da ciò che ha reso questo episodio meglio del precedente: innanzitutto, torna l’attualità tramite il caso del download illegale e selvaggio che ormai ha distrutto il mercato cinematografico. Beh, da che parte vi schierate voi? E che vogliamo fare, gli ipocriti? Sorvolando e astenendomi con un fare amabilmente gnorri dal commentare la malsana e assolutamente sbagliata (metti che ci legge la polizia postale) pratica di scaricare materiale cinematografico protetto da copyright come se non ci fosse un domani, puntiamo invece l’occhio di bue sul cliente della (Florrick), Agos&Lockhart, il signor Dalton, la parte lesa, che ha visto il suo film piazzato su una piattaforma di condivisione online due giorni prima che uscisse al cinema.
Le cose si complicano quando la difesa porta a sostegno un’argomentazione difficile da smontare (e cioè “scusa Dalton, ma il film te lo sei messo online da solo“) e quindi interviene l’accusa di infangamento del marchio che dà il La ad una serie di siparietti sul porno. Ma la cosa più succulenta che la causa civile intentata ci offre non è certo Teenagers&Hounds, ma la pubblicazione da parte degli hacker delle email di tutti i soci dello studio degli ultimi quattro mesi. Un hackeraggio che fa annidare tra le fila dei soci dapprima un sorriso, poi un disgusto nei confronti dell’altro che degenera in odio e urla per tutto lo studio fino a diventare paura che le eventuali future pubblicazioni possano seriamente rappresentare una minaccia all’integrità e alla serietà dell’azienda. Un climax ascendente che vede il suo culmine nella ricerca spaventata di Alicia di scritti compromettenti nelle sue email, aiutata dalla ormai sempre più fedele Marissa che si è guadagnata il suo spazio personale nella stagione, quasi un po’ a supplire Kalinda che fu il vero braccio destro di Alicia per le prime tre stagioni, oltre che piacevole compagna di bevute a fine giornata. E noi non possiamo che esser felici per un personaggio come Alicia che, un po’ per il lavoro che fa un po’ per le esigenze amorose della serie, ha sempre a che fare con presenze maschili, perché il reinserimento di una figura femminile al suo fianco giova alla signora Florrick e allevia i dolori dei telespettatori che ancora ricordano l’amicizia tra Kalinda e la “buona moglie”. Kalinda che finalmente è tornata a lavorare -on screen si intende- ed è di nuovo coinvolta con le cause dello studio e con i suoi locatari e, cosa più importante, finalmente la trama con Bishop ha modo di inserirsi nella storyline principale di Alicia.
Veniamo ora alla nostra protagonista. Alicia è il nuovo Procuratore di Stato e, presa da muffin e champagne economico sotto i settantacinque dollari, non si è ancora resa conto di cosa la sua carica comporti: favoritismi. Puoi fare la campagna più pulita e sincera degli Usa ma, una volta che ci sei dentro, la politica ti risucchia in un meccanismo che va avanti dall’era del baratto e devi guardarti bene da come rispondi perché fare l’eroina incorruttibile agli occhi degli altri non ti farà avere vita lunga. Da Castro a Redmayne passando per il redento Bishop, tutti vogliono qualcosa dal Procuratore di Stato e non è una manifestazione di onestà professionale, perciò Eli -magnifico in quest’episodio più che mai nell’intera stagione- aiuta Alicia a trovare un compromesso con sé stessa e con la principessa Disney che la abita.
E poi c’è il sangue. Alicia, detenendo ora una carica statale (potremmo definirla un funzionario pubblico) deve lasciare lo studio per incompatibilità di mandato e, a contrattare la sua buonuscita, c’è Finn Polmar. Buonuscita che non riesce a trovare in accordo le due parti; Cary, Diane e soci infatti non vogliono cedere la somma di mezzo milione di dollari, facendo scendere vorticosamente l’offerta, facendo leva sul fatto che Alicia, non avendo molto tempo, deve chiudere tutti i suoi affari prima dell’insediamento ufficiale. Alicia ha fondato questo studio insieme a Cary, ha poi preso in socia Diane come segno di una stima e di un affetto che non avevano avuto motivo di cessare dopo la scissione dalla Lockhart&Gardner. Come se davvero fossero tutti una grande famiglia che da sei anni a questa parte divide il pane quotidiano e lo fa volentieri, considerato il fatto che si sono scelti a vicenda. No, non è così. Ed è il ritornello ormai della serie: non c’è nessuna famiglia di fronte ai propri interessi, perché quando si parla di danaro non c’è spazio per i bei ricordi e il pugnale è sempre dietro le spalle.
Chiudiamo la recensione invece con i punti deboli della serie: il ritorno dal nulla di Julius Cain e la scomparsa del misterioso socio di Diane introdotto ad inizio stagione; Robin non risulta più sul libretto dei pagamenti; qualche gag poco riuscita. Carina la battuta ad inizio episodio sull’ufficio di Alicia tra David Lee e Julius Cain ma è qualcosa di già visto; in particolare l’intero episodio richiama in toto la terza stagione dove i soci si accapigliavano in vista della probabile estromissione di Will (in particolare erano in prima linea David Lee, Cain ed Eli). Insomma, l’aver riportato in vita la Lockhart&Gardner tramite l’inserimento di David Lee e Cain non è stata una grande idea, anzi, veramente pessima. Già l’arrivo di Diane dava qualche perplessità ma potevamo tranquillamente passarci sopra, ma qui stiamo vedendo personaggi che interagiscono tra di loro da una vita e questioni che puntualmente si ripropongono. Ci vuole qualcosa di fresco, di nuovo e ci auguriamo che l’uscita di Alicia e il fatto che adesso dovrà combattere in aula i suoi vecchi soci porti lo scossone di cui la serie necessita.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Red Meat 6×16 | 8.21 milioni – 1.0 rating |
Undisclosed Recipients 6×17 | 9.37 milioni – 1.1 rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.