Ne parliamo da tanto, eppure, strano ma vero, il momento dei saluti è arrivato e con esso il momento di tirare le somme.
Quando abbiamo iniziato questo percorso, Alicia ci ha calorosamente accolto in casa sua come solo un’ottima padrona di casa sa fare. E oggi, dopo sette anni, è la stessa Alicia a cacciarci dal suo appartamento, a disbrigarci velocemente come si fa solo con un ospite indesiderato o a evitarci, facendo lo slalom tra una stanza e un’altra, saltando dal bagno alla camera da letto con una bottiglia di vino in mano pronta all’occorrenza. E “Party” è esattamente una metafora bellissima della vita di Alicia e del mondo che le ruota intorno. L’episodio rappresenta il quadro della serie: Alicia al centro, circondata dalle mille persone che la cercano, fosse anche solo per consegnarle dei fiori funesti; in un gioco di incontri, scontri, porte e dialoghi frettolosi Alicia non ha più voglia di dedicare del tempo ai suoi ospiti, non ha più voglia di essere e apparire la perfetta padrona di casa, la perfetta good wife. L’unico momento che si concede è con un marito – che è tale ormai solo sulla carta – è con un immancabile bicchiere di vino. Perfino i figli sembrano infastidirla al punto tale di mollare la presa su Zach e lasciarlo volare via verso l’Europa.
Ma ancora più di impatto visivo è il fatto che, mentre tutti affollano la sua casa in un andirivieni coreografico, Alicia trova il suo posto, paradossalmente, uscendo dal suo appartamento con Jason, parlando di posti lontani da quelli dove ormai l’avvocato ha piantato le sue radici.
Con “Party” la serie si prende un episodio totalmente libero da trama verticale e gioca con i suoi secolari personaggi, intrecciandoli e facendoli interagire con Alicia prima e tra di loro poi, in una serie di battute e siparietti che possono essere piaciuti o meno, possono essere risultati eccessivi o meno, ma rappresentano certamente una delle mille sfaccettature di The Good Wife. C’è anche spazio alla fine per un meta-televisivo saluto tra Alicia e alcuni personaggi secondari che, forse, stiamo vedendo per l’ultima volta.
La (il)legalità torna nel successivo “Verdict” che sviscera il processo a Peter, buttando nuovamente in piazza i panni sporchi del matrimonio dei Florrick che è ormai il pilastro della serie. Se Alicia è – è stata – una good wife è perché dall’altra faccia della medaglia c’è un marito che le ha permesso (narrativamente parlando) di esserlo. Hanno avuto alti e bassi, hanno rinnovato i voti per poi separarsi nuovamente, hanno intrapreso strade diverse, hanno sfruttato l’uno il potere dell’altro, hanno finto, hanno fatto l’amore, hanno fatto la guerra, hanno gettato la spugna rassegnandosi a un matrimonio ormai finito da molto tempo. E forse è proprio la consapevolezza di non provare più nulla l’una per l’altro, di non avere più bisogno del rispettivo coniuge, ad unirli ora più che mai. E il risultato qual è? Alicia non è più la moglie tradita e debole di sette anni fa, ormai il suo sviluppo come donna, moglie, madre e avvocato lo conosciamo fin troppo bene, eppure, oggi, eccola lì, ancora di fianco al marito sotto processo. Un cerchio che si chiude e che avvolge in una morsa tutti i protagonisti di sette anni di aule di tribunale, tutti riuniti nel processo di Peter, messi l’uno contro l’altro, in posizioni ed equilibri precari pronti a cedere a suon di testimonianze e obiezioni.
Sette anni non sono bastati a prepararci a tutto questo. Versateci un altro po’ di vino.
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Ha peccato di presunzione, ha zoppicato, ha esagerato ma è vero anche che ha narrato divinamente, ha intrattenuto, ha divertito, ha impensierito e, perché no, ha anche emozionato. Qui a Recenserie, nel nostro studio associato Benedetta&Valerio, ci riserviamo il verdetto per l’ultima recensione. D’altronde la giuria si è riunita, poche ore e sapremo.
Landing 7×19 | 8.54 milioni – 0.9 rating |
Party 7×20 | 8.49 milioni – ND rating |
Verdict 7×21 | 9.19 milioni – ND rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.