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Grey’s Anatomy più che un telefilm a cui si è appassionati e che si continua a vedere con interesse e per lasciarsi sorprendere da quello che succede, ormai sembra essere diventato uno show da vedere solo per abitudine, poiché c’è sempre più la sensazione che il telefilm vada avanti solo per inerzia, con storie non coinvolgenti e buttate lì a caso.
Però a volte gli autori del telefilm rinsaviscono e riescono a creare un episodio buono, che si concentra sui personaggi giusti e riesce anche ad affrontare in maniera adeguata tematiche di attualità e sociali che Grey’s non sempre riesce a gestire in modo da far immedesimare gli spettatori attraverso storie potenti.
In “Mama Tried” la battaglia di Arizona e Callie per l’affidamento di Sofia arriva all’apice e l’intera puntata è dedicata al processo. Si erano già viste negli anni precedenti situazioni andate poi a finire in tribunale ma mai un’intera puntata era stata dedicata ad un processo, con le scene in ospedale ridotte a due/tre. Quindi più che Grey’s Anatomy sembra di assistere ad un episodio di “How To Get Away With Murder” (sempre di mamma Shonda e dal quale hanno preso in prestito il set), che si potrebbe ribattezzare per questa occasione “How To Get Away With Custody”.
Durante il processo vengono fuori le caratteristiche positive e negative dei protagonisti coinvolti. Callie è da metà stagione che si comporta da ragazzina quindicenne in preda agli ormoni, compiendo scelte che definire avventate e irresponsabili sarebbe riduttivo. E’ sempre stata un personaggio egoista e che ragiona più con il cuore che col cervello, ma arrivare a rischiare la figlia per andarsene a New York con Penny e non vedendo nulla di sbagliato in tutto ciò è davvero una regressione significativa, forse anche eccessiva e, in alcuni momenti, si arriva a non riconoscere il personaggio. Callie in questa puntata è preoccupata di perdere la figlia ma allo stesso tempo anche convinta di vincere, utilizzando ogni mezzo e non rinunciando, con l’aiuto del suo avvocato, a giocare sporco cercando di infangare la reputazione della ex-moglie sia sul piano professionale che personale per farla mostrare come genitore incompetente. Questo gioco sporco è un’altra conferma dell’irriconoscibilità e della brutta piega che il personaggio di Callie ha preso. Ed è questo gioco sporco a costarle caro.
Arizona, dall’altra parte della barricata, conferma tutte le caratteristiche del personaggio, che rimane uno dei migliori della serie e che, quando le si dà spazio riesce a svilupparsi in maniera profonda e coerente. Arizona dimostra una forza e una dignità incredibili nel dimostrare quanto tiene alla figlia e a ciò che è meglio per lei. La sua integrità è messa alla prova più volte, ma non si lascia mai abbattere.
Con le testimonianze di Arizona, della Bailey e di Webber gli autori cercano di far capire quanto dura e spietata sia una battaglia per l’affidamento dei figli: con la Bailey si cerca di mettere in discussione la capacità di Arizona di prendersi cura della figlia a causa del lavoro impegnativo, la Bailey controbatte come solo lei sa fare sostenendo che nei riguardi di un uomo non si sarebbe mai fatta un’affermazione simile e che il successo di una donna nel lavoro non è una cosa negativa, neanche per la vita di un figlio. Altro momento importante è sicuramente quello della testimonianza di Arizona nel quale si cerca di sminuire la sua figura come quella di un genitore di serie B, non essendo la madre biologica. In molti processi, nella vita reale, i genitori adottivi sono svantaggiati a causa di ciò e si fa un ottimo lavoro nell’affrontare questo problema, grazie soprattutto alla risposta precisa e puntuale di Arizona (“You’re not going to imply that I’m any less Sofia’s mother because we don’t share the same DNA. Because that would be offensive. It would be offensive to anyone in the room who has an adoptive child or is an adoptive child. I chose to be Sofia’s mother. It did not fall into my lap. There was a choice and I could stay or I could run. And I chose motherhood. And it was the best choice I ever made.”).
Come si diceva prima, il gioco sporco di Callie e il suo avvocato non paga. Infatti invece di concentrarsi sul dimostrare che la scelta di trasferirsi a New York sia la cosa migliore per la figlia, cercano solamente di screditare l’altra madre. Mentre Arizona e il suo avvocato, con le testimonianze di Meredith e Penny (che ironicamente erano lì a testimoniare a favore di Callie) cercano di far capire come la stabilità della vita di Sofia sia la cosa più importante, non screditando neanche per un momento le capacità genitoriali di Callie. La differente strategia è infatti quella che porta alla fine Arizona a vincere, poiché, come ricorda il giudice a inizio puntata, nei casi di affidamento l’unica cosa che conta e di cui ci si deve preoccupare è il benessere del bambino.
Ma la lezione, riuscita, dell’episodio, è quella di far capire che in una situazione come questa vincitori veri non ce ne sono, poiché la vita di una bambina viene sconvolta per sempre e perché tutte e due sono “veri genitori” (“Even if you win you will still feel like you lost something”).
Per una volta il personaggio di Arizona non viene fatto passare come “cattivo” e quello di Callie come “vittima” e si dà ad entrambi uno sviluppo adeguato. Sarà interessante vedere nelle prossime puntate come l’affidamento di Sofia entrerà nelle dinamiche dell’ospedale e come Callie reagirà alla perdita della figlia (si farà finalmente un esame di coscienza? Comincerà ad imparare dai propri errori?). Da evidenziare anche le performance attoriali di Jessica Capshaw e Sara Ramirez, che riescono bene nel far trasparire il dolore e la perdita che una situazione del genere provoca nella vita di una famiglia.
Una minima parte dell’episodio, infine, è dedicata a Kyle che torna in ospedale e a Stephanie che si pente di averlo lasciato. Questa storyline non risulta interessante e sicuramente non ha la carica emotiva che aveva la storia dottore/paziente tra Danny e Izzie nelle prime stagioni, alla quale evidentemente ci si vuole rifare.
Piccoli dettagli divertenti: i tecnici del set ormai non sapevano più se nascondere la gamba o la gravidanza di Jessica Capshaw e sembra che abbiano deciso di fregarsene di tutto: la gamba di Arizona sembra ricresciuta e perfettamente funzionante e il pancione della Capshaw si vede in primo piano in almeno tre scene.
Però a volte gli autori del telefilm rinsaviscono e riescono a creare un episodio buono, che si concentra sui personaggi giusti e riesce anche ad affrontare in maniera adeguata tematiche di attualità e sociali che Grey’s non sempre riesce a gestire in modo da far immedesimare gli spettatori attraverso storie potenti.
In “Mama Tried” la battaglia di Arizona e Callie per l’affidamento di Sofia arriva all’apice e l’intera puntata è dedicata al processo. Si erano già viste negli anni precedenti situazioni andate poi a finire in tribunale ma mai un’intera puntata era stata dedicata ad un processo, con le scene in ospedale ridotte a due/tre. Quindi più che Grey’s Anatomy sembra di assistere ad un episodio di “How To Get Away With Murder” (sempre di mamma Shonda e dal quale hanno preso in prestito il set), che si potrebbe ribattezzare per questa occasione “How To Get Away With Custody”.
Durante il processo vengono fuori le caratteristiche positive e negative dei protagonisti coinvolti. Callie è da metà stagione che si comporta da ragazzina quindicenne in preda agli ormoni, compiendo scelte che definire avventate e irresponsabili sarebbe riduttivo. E’ sempre stata un personaggio egoista e che ragiona più con il cuore che col cervello, ma arrivare a rischiare la figlia per andarsene a New York con Penny e non vedendo nulla di sbagliato in tutto ciò è davvero una regressione significativa, forse anche eccessiva e, in alcuni momenti, si arriva a non riconoscere il personaggio. Callie in questa puntata è preoccupata di perdere la figlia ma allo stesso tempo anche convinta di vincere, utilizzando ogni mezzo e non rinunciando, con l’aiuto del suo avvocato, a giocare sporco cercando di infangare la reputazione della ex-moglie sia sul piano professionale che personale per farla mostrare come genitore incompetente. Questo gioco sporco è un’altra conferma dell’irriconoscibilità e della brutta piega che il personaggio di Callie ha preso. Ed è questo gioco sporco a costarle caro.
Arizona, dall’altra parte della barricata, conferma tutte le caratteristiche del personaggio, che rimane uno dei migliori della serie e che, quando le si dà spazio riesce a svilupparsi in maniera profonda e coerente. Arizona dimostra una forza e una dignità incredibili nel dimostrare quanto tiene alla figlia e a ciò che è meglio per lei. La sua integrità è messa alla prova più volte, ma non si lascia mai abbattere.
Con le testimonianze di Arizona, della Bailey e di Webber gli autori cercano di far capire quanto dura e spietata sia una battaglia per l’affidamento dei figli: con la Bailey si cerca di mettere in discussione la capacità di Arizona di prendersi cura della figlia a causa del lavoro impegnativo, la Bailey controbatte come solo lei sa fare sostenendo che nei riguardi di un uomo non si sarebbe mai fatta un’affermazione simile e che il successo di una donna nel lavoro non è una cosa negativa, neanche per la vita di un figlio. Altro momento importante è sicuramente quello della testimonianza di Arizona nel quale si cerca di sminuire la sua figura come quella di un genitore di serie B, non essendo la madre biologica. In molti processi, nella vita reale, i genitori adottivi sono svantaggiati a causa di ciò e si fa un ottimo lavoro nell’affrontare questo problema, grazie soprattutto alla risposta precisa e puntuale di Arizona (“You’re not going to imply that I’m any less Sofia’s mother because we don’t share the same DNA. Because that would be offensive. It would be offensive to anyone in the room who has an adoptive child or is an adoptive child. I chose to be Sofia’s mother. It did not fall into my lap. There was a choice and I could stay or I could run. And I chose motherhood. And it was the best choice I ever made.”).
Come si diceva prima, il gioco sporco di Callie e il suo avvocato non paga. Infatti invece di concentrarsi sul dimostrare che la scelta di trasferirsi a New York sia la cosa migliore per la figlia, cercano solamente di screditare l’altra madre. Mentre Arizona e il suo avvocato, con le testimonianze di Meredith e Penny (che ironicamente erano lì a testimoniare a favore di Callie) cercano di far capire come la stabilità della vita di Sofia sia la cosa più importante, non screditando neanche per un momento le capacità genitoriali di Callie. La differente strategia è infatti quella che porta alla fine Arizona a vincere, poiché, come ricorda il giudice a inizio puntata, nei casi di affidamento l’unica cosa che conta e di cui ci si deve preoccupare è il benessere del bambino.
Ma la lezione, riuscita, dell’episodio, è quella di far capire che in una situazione come questa vincitori veri non ce ne sono, poiché la vita di una bambina viene sconvolta per sempre e perché tutte e due sono “veri genitori” (“Even if you win you will still feel like you lost something”).
Per una volta il personaggio di Arizona non viene fatto passare come “cattivo” e quello di Callie come “vittima” e si dà ad entrambi uno sviluppo adeguato. Sarà interessante vedere nelle prossime puntate come l’affidamento di Sofia entrerà nelle dinamiche dell’ospedale e come Callie reagirà alla perdita della figlia (si farà finalmente un esame di coscienza? Comincerà ad imparare dai propri errori?). Da evidenziare anche le performance attoriali di Jessica Capshaw e Sara Ramirez, che riescono bene nel far trasparire il dolore e la perdita che una situazione del genere provoca nella vita di una famiglia.
Una minima parte dell’episodio, infine, è dedicata a Kyle che torna in ospedale e a Stephanie che si pente di averlo lasciato. Questa storyline non risulta interessante e sicuramente non ha la carica emotiva che aveva la storia dottore/paziente tra Danny e Izzie nelle prime stagioni, alla quale evidentemente ci si vuole rifare.
Piccoli dettagli divertenti: i tecnici del set ormai non sapevano più se nascondere la gamba o la gravidanza di Jessica Capshaw e sembra che abbiano deciso di fregarsene di tutto: la gamba di Arizona sembra ricresciuta e perfettamente funzionante e il pancione della Capshaw si vede in primo piano in almeno tre scene.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episodio di qualità decisamente superiore rispetto alla maggior parte di quelli di questa oltremodo noiosa dodicesima stagione (anche se atipico rispetto al format). Gli autori sono anche riusciti a trattare in modo corretto temi sociali importanti. Un plauso, per una volta.
You’re Gonna Need Someone On Your Side 12×21 | 7.91 milioni – 2.0 rating |
Mama Tried 12×22 | 7.66 milioni – 2.0 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.