The Handmaid’s Tale 4×05 – ChicagoTEMPO DI LETTURA 4 min

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You are the sacred vessels of the Lord. His chosen ones. Your charge will be hard. You will be tested by wicked men, and they will try to lead you astray. And when they do, I will be here to listen. Your bond with each other will be strong. From this day forward, none of you will ever walk alone again.

Come spiegano bene queste parole, cercare di tornare a quanto si conosce bene e alla sicurezza di stare in un gruppo, è uno dei grandi temi dell’episodio. Questo anche se la sicurezza non esiste. Per dirla con le parole di Elsa Morante nel suo romanzo La Storia, non bisogna dare degli stupidi agli agnelli se tornano sempre all’ovile col rischio di farsi macellare. Altro non conoscono.
Per questo Janine sceglie di seguire June.

AUNT LYDIA


Il personaggio interpretato da Ann Dowd è grande protagonista della puntata.
Non solo, le sue vicende danno anche modo al pubblico di vedere un “centro di riabilitazione” per Aunts e di conoscere meglio l’organizzazione di questa classe sociale. La lente d’ingrandimento però, si focalizza tutta su Aunt Lydia: la sua smania di tornare al lavoro, senza il quale si sente persa, e di mettere le mani su June la porta a contrattare con il Cmdr. Joseph Andrews. Qui si rivela come, da brava serva, lei sappia tutto dei panni sporchi dei suoi padroni. Fanatica sì, ma non al punto da dimenticare, anche solo per un istante, con chi ha a che fare.
Il colloquio tra i due personaggi ha anche il pregio inestimabile di dare una smossa alla trama, in certi punti un po’ stagnante.
Ciliegina sulla torta, la potente scena a cui sono dedicate immagine e citazione qui sopra offre la chiave di lettura degli eventi immediatamente successivi.

MANOVRE POLITICO – MILITARI


Il governo di Gilead decide per la concessione di una tregua di alcune ore, affinché servizi sanitari e associazioni umanitarie possano entrare nella zona di Chicago, dove infuria la ribellione.
Onde non mostrarsi debole, però, il governo ricorda l’antico adagio del “prima picchiare, poi contrattare” e ordina un bombardamento a tappeto della città ventosa, poco prima dell’inizio del cessate-il-fuoco.
Per la prima volta in questa stagione, le vicende vengono presentate dal punto di vista dei Comandanti e ciò è anche un bene, con uno sguardo più interno che permette anche di scoprire come a Gilead mancano i fondi.
La forza delle prime stagioni dello show era proprio quella di presentare un vasto affresco politico, economico e sociale, di cui però i personaggi capivano solo una piccola parte. Ultimamente invece, la narrazione è stata fin troppo concentrata sul tema dell’unica figura eroica (June) al centro di tutto e il resto dello scenario appare quasi scomparso.

CHICAGO


Questa fase della trama, per gran parte del minutaggio a lei dedicato, si rivela la più debole e deludente.
All’inizio, infatti, non accade nulla. Rimane apprezzabile il dialogo fra June e Janine, con la prima sempre più convinta nella sua ricerca del Mayday e la seconda più propensa a fermarsi, magari per avere un bambino di sua libera scelta, un figlio da poter crescere.
In questo scenario, se lo spettatore teme per qualche istante un eterno ritorno dell’ennesima trama di fuga e cattura (o ri-cattura), per la prima volta in questa stagione può rimanere sorpreso: il finale di puntata cambia un po’ le carte in tavola, seppur risulta abbastanza semplicistico nella sua evoluzione.
A margine, non si può non apprezzare ancora una volta l’interpretazione di Madeline Brewer, con la sua Janine che si mostra sempre tenera e soprattutto umanissima e ha un grande senso del fashion, perché il colore della toppa sul suo occhio è sempre intonato agli abiti che indossa. Dopo tutti i continui apprezzamenti per Elisabeth Moss, va dato atto anche agli altri interpreti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Aunt Lydia motore di cambiamento
  • Ampliamento delle prospettive
  • Janine
  • Arrivo di Moira, fin troppo conveniente

 

Due elementi del finale di puntata risultano sconvolgenti e irritanti. Il primo è la probabile morte della stessa Janine. Mancherebbe tanto a quasi tutti, si spera in un suo recupero da sotto le macerie. Il secondo è l’improvvisa comparsa di Moira, al punto giusto, al momento giusto. Compensare diverse lungaggini della narrazione con queste scorciatoie fin troppo convenienti non rende bene dal punto di vista scenico ed emotivo.
L’episodio ha comunque l’innegabile merito di ampliare le vedute del pubblico, in senso letterale, presentando una Chicago devastata dalla guerra civile. Una stridente contrapposizione con Gilead, dove tutto è rigidamente coreografato e incasellato in un preciso codice di colori.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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