“This is the way.”
Dopo un episodio dedito alla rivelazione conclusiva ed uno alla conferma, The Mandalorian sembra voler mettere alla prova lo spettatore con il proprio momento di verità. Il soldato, che appare molto più scosso di quanto dovrebbe essere per la consegna che si ritrova a dover fare, è in procinto di consegnare the child al Cliente. Con tutto ciò che questo ne comporta: ignorarne la misteriosa forza e gli strabilianti poteri mostrati nello scorso episodio; mettersi alle spalle tutta l’intera questione ed andare avanti con la propria vita, riprendendo l’ennesima caccia alla taglia. Ma il mandaloriano protagonista di questa serie, forse perché consapevole di aver avuto l’onore di stare accanto ad una delle creature più forti della galassia, forse perché semplicemente scosso dal susseguirsi di avvenimenti di cui è stato protagonista decide che per una volta le regole dovevano essere infrante.
Questo infrangere le regole, rompere le tradizioni o gli usi ed i costumi sono tematiche assolutamente non nuove per Star Wars dove, spesso e volentieri, le fazioni di appartenenza e le regole ad esse collegate erano puri e semplici blocchi momentanei.
Si veda per esempio l’iconico personaggio di Anakin talmente spaventato dalla possibile morte di Padmé da lasciarsi sedurre da Palpatine e dal lato oscuro, con tutto ciò che ne consegue. Un tradimento, non il primo e nemmeno l’ultimo nella blasonata saga di Guerre Stellari.
Più recentemente, forse molto più simile a quanto raccontato in The Mandalorian, ricorre alla mente il ricordo di Finn (Stormtrooper FN-2187) che volta le spalle al proprio credo, alla propria vita per la riscoperta di sentimenti ed emozioni che, considerato il personaggio, sembravano essere sepolte per sempre. Anche per il mandaloriano potrebbe valere lo stesso tipo di discorso considerata la razza (e la cultura) di cui si sta parlando (apparsa quanto mai evidente nei due precedenti episodi). A cambiare le carte in regola in questo caso non abbiamo un vero e proprio genocidio (come avvenuto in Star Wars: Il Risveglio della Forza) bensì un semplice essere, the child.
E’ proprio da questo allontanamento dai canoni culturali abituali che questo terzo capitolo prende nome: “The Sin”, il peccato. Un peccato di razza e di cultura di cui Mando sembra sporcarsi coscientemente le mani senza mai cambiare idea riguardo a questa sua pericolosa decisione. E la conclusione, sequenza con cui si concluderà poi l’episodio, non potrà che essere sanguinolenta e carica di violenza, una vera e propria guerriglia.
Citazionismo spinto, musiche sempre ben gestite all’interno della storia ed utili ad incrementare il pathos o l’epicità di determinate scene ed il consueto comparto grafico di inoppugnabile bellezza. A tratti il vero dispiacere è quello di poter godere di The Mandalorian solo per poco più di trenta minuti a settimana, d’altra parte ingrossando il minutaggio forse si allungherebbero eccessivamente i consueti tempi morti (come molte altre serie tv si divertono a fare oggi giorno). Quindi pare giusto accontentarsi e, almeno per mezz’ora a settimana, rimanere estasiati di un prodotto seriale semplicemente perfetto sotto ogni punto di vista. .
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Chapter 2: The Child 1×02 | ND milioni – ND rating |
Chapter 3: The Sin 1×03 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.