La regia impeccabile di Rick Famuyiwa, misconosciuto per molti ma decisamente da tenere in considerazione d’ora in poi non solo come penna, fa il suo sporco lavoro tra lens flare che richiamano le opere di J.J. Abrams e landscape che mettono il character di Pedro Pascal in un mondo isolato ed ostile, fatto di tramonti da cartolina e deserti inospitali.
I dialoghi, come detto, sono pochi e centellinati ma sono anche dovuti alla scelta dei personaggi con cui il Mandaloriano si interfaccia, oltre che ovviamente alla natura di quest’ultimo. Il character di Pascal non è un chiacchierone, non deve esserlo e va bene così perchè è proprio grazie al linguaggio del corpo, alle incomprensioni e a tutto ciò che succede dietro quell’elmo che il protagonista si sta facendo apprezzare. Se si contano le parole di questo script si rimarrà sorpresi: sono solo 440 contro le quasi 1500 di “Chapter 1“, molte meno della metà. A conferma del fatto che non servono troppi dialoghi per creare un prodotto d’eccellenza.
The Mandalorian: “My ship has been destroyed. I’m trapped here.”
Kuiil: “Stripped. Not destroyed. The Jawas steal. They don’t destroy.”
The Mandalorian: “Stolen or destroyed, makes no difference to me.”
Anche in questo “Chapter 2: The Child”, Jon Favreau prosegue il suo scrupoloso inserimento di richiami ed easter eggs relativi all’universo di Star Wars, un fatto un po’ dovuto ma anche frutto di quel fan boy che è lo showrunner. Non è un caso quindi se, tra tutti gli alieni incontrati nelle varie trilogie, Favreau sceglie proprio i Jawas come “villain” di questa puntata.
La scelta si rivela più che azzeccata, combinando sia un elemento di difficoltà nella trama che diversi altri molto più comici. Il modo di parlare dei Jawas e la loro goffaggine sono perfetti per essere contrapposti al protagonista, silenzioso e più atletico. E nell’insieme questa conflittualità, che porterà poi ad una breve trama verticale in cui una manina prenderà il sopravvento, funziona talmente tanto da volerne vedere ancora di più.
QUELLA MANINA VERDE…
Kuiil: “And good luck with The Child. May it survive and bring you a handsome reward. I have spoken.”
Provando a mantenere quanto più possibile l’immagine di recap spoiler free (IMDB non la pensa così invece), non possiamo esimerci dal riproporre almeno un piccolo omaggio del baby Yoda. Anche qui Favreau continua a stuzzicare, con successo, lo spettatore che pende completamente dalle sue labbra ogni qual volta il piccolo alieno di 55 anni viene inquadrato (la Disney potrebbe serenamente galoppare con tantissimo merchandising a questo punto).
Quelle tre dita e la “Forza” scaturita da esse sono un elemento sorpresa non da poco e, al tempo stesso, alimentano a dismisura il dibattito tra gli appassionati nei vari forum:
- È il figlio di Yoda? Temporalmente potrebbe esserlo…
- Verrà fatto un qualche collegamento con l’ultimo capitolo della nuova trilogia? Il potenziale c’è tutto
- Il Mandaloriano lo consegnerà come da richiesta? Essendo un mercenario dovrebbe, eppure la sensazione che qualcosa andrà diversamente c’è.
Tante domande, poche risposte ma una quantità smisurata di applausi per quanto Favreau e la sua crew stanno proponendo. Era molto facile sbagliare approccio o risultare auto-commemorativi, invece qui emergono ben altre qualità.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Chapter 1 1×01 | ND milioni – ND rating |
Chapter 2: The Child 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.