The Sympathizer 1×01 – Death WishTEMPO DI LETTURA 3 min

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La nuova strana creatura del coreano Park Chan-wook arriva su HBO, prodotto da A24, basandosi sul romanzo omonimo premio Pulitzer di Viet Thanh Nguyen, per raccontare la vita di una spia comunista del Vietnam del Nord che, infiltrato nella polizia del Vietnam del Sud, viene costretto a fuggire negli Stati Uniti durante la presa di Saigon del 1975.

LA FINE DI UNA GUERRA


Cosa fa definire strana questa miniserie di sette episodi rispetto a molto di quanto raccontato sulla grande guerra persa dagli Stati Uniti? Il punto di vista del racconto. Un produttore e regista coreano scelgono, insieme alla controparte statunitense, di raccontare una storia di un vietnamita comunista forzato a trasferirsi in un paese che ama e che dovrebbe odiare a sua volta.
Del resto dal regista della trilogia della vendetta e produttore di Snowpiercer, abituato a sparigliare le carte in tavola per vedere cosa ne esce fuori, non si poteva chiedere di diverso. Stavolta poi su un tema ancora spinoso in entrambi i paesi interessati dal racconto, USA e Vietnam. Soprattutto perché ne esplora le prime conseguenze e (in parte) anche le motivazioni profonde ad esse connesse.

IL CAPITANO CHE TRADISCE


Al centro del racconto si trova il Capitano (con un nome mai definito) che vive la sua condizione di spia nella maniera più complicata possibile. Unico, o comunque raro, interprete dall’inglese per il Generale (un personaggio importante del governo fantoccio sudvietnamita), vive e pensa in perenne conflitto con sé stesso e il suo credo. Amante sfrenato della cultura pop americana e allo stesso tempo cosciente della situazione complicata e paradossale del conflitto nella sua fase finale, non fa altro che prendere decisioni che lo mettono in pericolo, ma alla fine rimanendone sempre vittima.
Le convinzioni politiche e la giustezza delle sue idee, che lo hanno portato alla sua vita da spia, lo mettono costantemente di fronte ad una realtà dove ai personaggi macchietta, come il Generale e l’agente della CIA Claude (un interessante e comico Robert Downey Jr.), ne vengono alternati altri decisamente più tragici, portatori della dimensione drammatica della vicenda che fa da sfondo e forse mai presa da questa prospettiva vagamente revisionista.

LA TERRA (NON) PROMESSA


Il pilot è la premessa alla vita statunitense del Capitano e si può tranquillamente dire che pone ottime premesse per una narrazione interessante, fungendo non solo da illustrazione dei meccanismi che hanno innescato la trama vera e propria, ma anche per stabilire il tono della serie, altalenante come il suo montaggio ma per nulla faticoso ma anzi piacevole. Si sa che ci sarà un dopo a questa “vacanza”, e la scelta degli autori è quella di raccontare il tutto come se fossero le ultime memorie di vita del Capitano, visto che nel presente è imprigionato dai suoi compatrioti e cerca di ricordare cosa l’ha condotto a quel preciso momento.
Sul piano tecnico tutto sembra girare alla perfezione, col picco più alto nella corsa verso l’aereo della fuga sotto i bombardamenti dal cielo di Saigon. Non si lascia intravedere neanche un intento propagandistico o fortemente critico verso quella specifica guerra, quanto The Sympathizer sembra più interessato a far vedere come poteva essere la vita, al tempo della guerra, di una spia nemica che combatte una guerra dalla parte giusta e da quella sbagliata nello stesso tempo. Il comparto fotografico, così come la colonna sonora, sembrano tutte essere a supporto del tono narrativo che si è scelto con pochissime sbavature.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La regia
  • La fotografia
  • Il cast
  • Il punto di vista interessante che offre
  • La sua particolarità potrebbe essere il suo difetto principale
  • La parte comedy non è ancora ben a fuoco, almeno nel pilot

 

Merita sicuramente una visione il pilot di The Sympathizer che potrebbe però respingere lo spettatore, vista la materia che tratta, troppo abusata, e soprattutto con una narrazione dal ritmo costantemente in cambiamento.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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