The Third Day 1×06 – Last Day – The DarkTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Third Day si conferma un prodotto seriale altamente di nicchia, non pensato per il grande pubblico ma, al contrario, per un ristretta fetta di spettatori interessati a determinate tematiche e soprattutto volta a ricercare alti standard qualitativi.
Non è un caso allora che a produrre lo show di Felix Barrett e Dennis Kelly sia stata proprio HBO, la migliore al mondo nel settore, in grado di permettersi un investimento del genere non solo in termini economici ma anche di audience, per uno show che sicuramente non farà degli ascolti la sua forza.
Dopo un quinto episodio che finalmente spiega allo spettatore, senza esagerare, le dinamiche di potere che ruotano intorno a Osea, la serie anche nel season finale mantiene la sua struttura narrativa, andando a privilegiare il racconto rispetto all’approfondimento dei characters.
La storia sin dall’inizio è intrisa di misticismo, con numerosi riferimenti a culti sia pagani e pre-cristiani, che cristiani, con scavi archeologici e reperti a corroborare tali antiche credenze, le quali non vengono mai spiegate a fondo allo spettatore ma di cui si possono intuire i principi cardine, lasciando un alone di mistero intorno alla storia senza dubbio affascinante.
Sullo sfondo si possono ammirare le meravigliose location dell’isola, con una splendida fotografia che ne risalta ancor più la bellezza, per un comparto tecnico di altissimo livello: la regia di Marc Munden è semplicemente strepitosa, in grado di fare la differenza, aiutata anche dal lavoro egregio degli autori.
Ma non è solo la parte prettamente tecnica a brillare, visto che Jude Law, nonostante il basso screen time a disposizione in questo ultimo episodio, regala l’ennesima prova attoriale perfetta, caratterizzata da una mimica facciale talmente efficace che i pochi dialoghi del personaggio risultano essere quasi superflui.
Menzione speciale poi va fatta per Naomi Harris, de facto la protagonista della serie in questo secondo spezzone, che con il suo arrivo a Osea non ha solo sconvolto i precari equilibri interni, ma ha rubato la scena con una performance veramente sorprendente, riuscendo a dare vita a un character complesso e sfaccettato, difficile da portare in scena con tale profondità. Chapeau.
La sensazione è che gli autori abbiano volutamente  optato per una storia che non spiega mai tutti i suoi misteri, che in parte rimangono anche dopo questo season finale: la caduta del Father di Osea e l’ascesa di Jess a capo, con Epona futura Mother dell’isola, soddisfa solo parzialmente la curiosità degli spettatori, mentre numerosi aspetti mistici e religiosi continuano a essere avvolti nel mistero.
Complessivamente, la nuova serie di casa HBO si ritaglia il suo spazio nell’affollatissimo mondo seriale grazie non solo a una resa visiva splendida e una storia particolarmente interessante, ma anche alla coraggiosa modalità di fruizione scelta, una miniserie di sole 6 puntate, visto che con il tanto materiale a disposizione si poteva facilmente optare per una stagione composta da più episodi, mentre una miniserie breve, come in questo caso, valorizza al massimo la sceneggiatura.
Questo sesto appuntamento in un evidente climax narrativo arriva al finale al meglio delle sue possibilità, confermando tutti i punti di forza dello show e aggiudicandosi nettamente il massimo dei voti, per una serie che è sicuramente una delle più gradite sorprese di questo 2020. Certo la natura dello show è stata criticata da molti, che lo hanno definito un prodotto seriale oltremodo impegnato e noioso, ma al di là delle diverse opinioni, negare l’altissimo livello raggiunto da The Third Day sotto ogni aspetto risulta veramente impossibile per l’ennesimo piccolo capolavoro seriale targato HBO.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Jude Law, nonostante il poco screen time a disposizione, buca lo schermo
  • Egregia prova attoriale di Naomi Harris
  • La regia di Marc Munden è pazzesca
  • Le location e la fotografia sono i fiori all’occhiello dello show
  • Il misticismo che avvolge l’intera narrazione
  • Niente da segnalare

 

“The dark is here.”

 

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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