Questo episodio di The Third Day è speciale, molto speciale, un po’ come riporta anche il nome. Non lo è tuttavia solo in stretta comparazione con le altre sei puntate della stagione, ma lo è in generale con l’intera categoria telefilmica visto che, in assoluto, mai prima d’ora qualcuno aveva realizzato un episodio in presa diretta della durata di 12 ore di fila. Nessuno stop, nessun ciak, nessuna scena girata due (o più) volte: “Autumn” è un episodio speciale in tutte le maniere possibili ed immaginabili, anche nella fruizione. E per questo bisogna ringraziare anche l’apertura mentale della coppia HBO-Sky (Atlantic) e la voglia di sperimentare dei due showrunner Felix Barrett e Dennis Kelly, insieme alla regia incommensurabile di Marc Munden (già adorato per i primi tre episodi).
Jude Law era il protagonista della prima parte della serie intitolata Summer (“Friday – The Father“, “Saturday – The Son” e “Sunday – The Ghost“), non lo sarà per l’ultima parte intitolata Winter (“Monday – The Mother“, “Tuesday – The Daughter” e “Last Day – The Dark”) ma qui rimane al centro della storia visto che, insieme al resto degli abitanti di Osea, si è messo completamente in gioco per mezza giornata nel festival di Esus And The Sea.
Every year Osea holds a festival “Esus And The Sea”, it marks the passing into adulthood of the children of the island and each year a boy or a girl is chosen to take the “Path Of Esus”, a trial akin to the Christian stations of the cross. But on special years, when Osea needs a new leader, the prospective “Father” also undergoes the trial. They too take the “Path Of Esus”, to ensure that they are fit to lead the island and that the island accepts them.
This year is such a year.
LE PRIME 5 ORE E 22 MINUTI
È doveroso fare una premessa iniziale: guardare 12 ore in diretta è un’impresa pressoché eccezionale, vuoi per il tempo a disposizione, vuoi perché è praticamente impossibile non incontrare tempi morti che facciano affievolire la voglia di proseguire. Questa è, infatti, la prima problematica che Barrett, Kelly e Munden si sono ritrovati ad affrontare nelle prime 5 ore e 22 minuti: deve sempre accadere qualcosa o si può semplicemente aspettare un susseguirsi degli eventi come nella vita reale?
A questa annosa domanda, come si potrà capire già dal primo paio di ore, si è scelta la seconda opzione come risposta, ovvero affrontare l’intera mezza giornata come se non fosse una serie tv in cui deve accadere per forza qualcosa, accettando di buon grado (sin dall’inizio) la presenza di momenti in cui il paesaggio e le diverse comparse sono i veri protagonisti in attesa che Sam prosegua il processo per diventare “Father” di Osea. La lentezza fa parte della realtà e pertanto, specie in queste prime (quasi) 6 ore, ci sono diversi momenti abbastanza fini a loro stessi ma, comunque, estremamente belli da vedere: Jude Law che scava la sua stessa buca per oltre 1 ora può essere noioso ma Barrett e Munden ci mettono molto del loro per alleggerire la visione. Ecco quindi entrare in gioco prepotentemente una regia che fa delle inquadrature e dei grandangoli i veri protagonisti di questo speciale, rafforzati ulteriormente dalla pioggia che “macchia” la visione per renderla estremamente reale.
A tal proposito, è veramente importante notare la quasi totale assenza di dialoghi (comunque e volutamente non udibili) che costringono lo spettatore ad un’immersione completa nella regia e negli sguardi, spesso sofferenti ma costantemente confusi, di Sam. L’incipit con cui si apre “Autumn” è infatti estremamente necessario per capire e dare un senso a quanto seguirà ma, dopo un po’, risulterà chiaro che questo “Path Of Esus” ricalca moltissimo le ultime 18 (e non 12) ore di Gesù.
LE SECONDE 6 ORE E 36 MINUTI
Una volta sopravvissuti alla prima parte che ha aiutato a stabilire un po’ i canoni e le aspettative per questo speciale, è nelle seconde 6 ore e 36 minuti che “Autumn” prende letteralmente il volo e si rende molto più interessante, vuoi per la presenza più costante di Jude Law, vuoi perché effettivamente si entra nel vivo dell’evento.
Jude Law si rende protagonista di una performance superlativa in cui non c’è spazio per il minimo errore e la sofferenza, dovuta sia alle intemperie del non gentilissimo meteo britannico che ai vari sforzi compiuti nelle 12 ore, si percepisce benissimo e non sarebbe potuta essere trasmessa meglio. Sam sembra aver abbracciato pienamente il volere degli abitanti di Osea e si dimostra pronto a combattere contro l’altro contendente in una serie di prove che forgiano l’animo e aumentano l’interesse dello spettatore, ignaro del futuro ma ormai pronto ad andare fino in fondo con la visione.
Il processo di sepoltura, la sfida in mare e la resurrezione (post rave party) sono chiaramente i punti forti di queste ultime sei ore che si concludono con un Sam che sembra aver abbracciato pienamente il suo nuovo ruolo. L’ultima ora, in particolare, è un trionfo di emozioni che vanno via via scemando con il passare del tempo e la naturale fine di una giornata storica sia per gli abitanti di Osea, sia per Sam, sia per la storia del piccolo schermo. Realizzare 12 ore senza mai una pausa è un qualcosa di incredibile ed il risultato, pur nella sua lunghezza, non può che essere applaudito sotto ogni punto di vista.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.