Mrs. Martin: “You’re not the answer, you’re the problem. And there can only be one Father.”
Il terzo episodio di The Third Day rappresenta senza dubbio un punto di svolta nella struttura della serie. Partendo dalla conclusione della scorsa recensione, si può dire che questa puntata crea un raccordo narrativo importante unendo i tasselli di ciò che non quadrava e lasciando pronosticare anche qualcosa per il futuro.
Questa prima parte della stagione, costituita dai primi tre episodi, che viene chiamata “Estate”, serve ad introdurre il pubblico alle atmosfere tenebrose e mistiche di Osea, ma anche a dare un simbolismo chiaro alla struttura della serie. L’estate, per la gente che vive un’esistenza semplice in una piccola comunità a stretto contatto con la natura, è una stagione di difficoltà dettate dalla secchezza e dalla povertà della terra. La stagione della morte per l’appunto, di cui sono simbolo anche le cavallette che invadono Osea Island e che migrano via a fine episodio, quando il protagonista si arrende all’accettazione della realtà fanatico-religiosa nella quale si troverà, sembra adesso, a convivere.
Il ciclo della morte sembra ormai essersi concluso, essendosi chiuse tutte le parentesi drammatiche che erano state aperte sin dal primo episodio: Epona ha tragicamente esaurito il suo ruolo immolandosi affinché Sam prendesse il suo posto sull’isola; il piccolo fratello della ragazza si scopre essere stato sacrificato per la stessa ragione; Nathan, il figlio di Sam, si rivela non essere un fantasma (il titolo dell’episodio “The Ghost” concentra l’attenzione proprio su di lui) ma è in realtà ancora vivo e tenuto in “ostaggio” sull’isola.
Anche il ruolo degli altri protagonisti non è più così criptico e sembra avere trovato una definizione. Mr. Martin, che mostrava una sicurezza insolita nei confronti degli eventi apparentemente confusionari cui si è assistito sinora, si rivela difatti essere proprio l’architetto del rapimento del piccolo Nathan e, insieme alla moglie, è ambasciatore della missione per riportare Osea sotto la guida della famiglia di Sam. Jess, dal canto suo, viene smascherata dalle vesti di “turista per caso” e si scopre essere in combutta con gli isolani, ma potrebbe esserci di più.
Chi è veramente Jess? La giovane ragazza, nel rivoltarsi contro Sam, si giustifica dicendo di essere stata messa sotto scacco per poter riabbracciare le figlie e pare che gli abitanti di Osea la controllassero nel compiere la sua missione. Jess ha due figlie, così come dice di avere due figlie pure Sam, oltre al piccolo Nathan. Del misterioso marito di Jess nulla ci è dato sapere, non viene mai meglio identificato se non come una persona potente e spregiudicata. Anche la moglie di Sam rimane essere un personaggio misterioso, rilegato alla telefonata cui assistiamo nella prima scena della prima puntata. Il posto dal quale proviene Jess è un posto di fanatici religiosi come Osea, che guarda caso si rivela essere anche il luogo di origine dello stesso Sam.
Viene a questo punto da domandarsi: sarà Sam vittima di un gioco architettato da lui stesso per riconquistare Osea? Se Sam avesse due personalità distinte e se l’una avesse pianificato l’annientamento dell’altra, organizzando il misterioso piano per riprendere il proprio ruolo alla guida di quella che definiscono “l’anima del mondo”? Un importante indizio di ciò, a parte la coincidenza fin troppo casuale con le due figlie di Jess, potrebbe essere dato da Mrs. Martin nella chiesa, quando Sam intuisce che suo figlio Nathan è vivo e lei gli dice, quasi con sufficienza, “Lo sapevi, avanti. Lo sapevi”.
Il mistero quindi sembra essersi rivelato quel tanto sufficiente a far comprendere allo spettatore che The Third Day non è un banale virtuosismo di regia, ma che la scrittura è in realtà serratissima e ha un enorme potenziale per sorprendere nelle puntate successive. Se finora la serie non aveva ancora convinto, con la chiusura della prima parte si conquista certamente anche la fetta di pubblico più assetata di trama che di simbolismi religiosi ed analogie bibliche.
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The Third Day in questo terzo episodio rivela un enorme potenziale sinora ben nascosto. Dietro i simbolismi e le atmosfere mistiche si celava una scrittura serrata, che adesso regala ripetuti colpi di scena lasciando spazio a nuovi enigmi, costringendo lo spettatore a proseguire la visione.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.