The Third Day 1×02 – Saturday – The SonTEMPO DI LETTURA 4 min

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“The darkness is coming.”

La visione di The Third Day non risulta troppo semplice. Macabro, a tratti disturbante e asciutto nel linguaggio, il nuovo prodotto della ormai solida coppia Sky-HBO genera un perdurante stato di ansia già dai primi minuti di ogni episodio. Eppure tutto ciò funziona molto bene e non si può negare alla serie un certo fascino che spinge la visione anche a gli stomaci più deboli.
Dopo un pilot confezionato ad opera d’arte, il secondo episodio della miniserie HBO dispiega le ali confermando le ottime premesse e gettando le basi per una chiusura esplosiva.

I PUNTI FORTI

1. Locus Horridus


Totalmente immersa nell’irreale, la piccola isola di Osea emana la giusta dose di inquietudine, quel tanto che basta per convincere lo spettatore a sostare un altro po’ sul suolo isolano.
Il lugubre luogo di riti satanici e sacrifici violenti si rivela l’ambientazione perfetta per un mistery drama dalle tonalità sempre più dark che abbraccia il protagonista fino a soffocarlo nella sua morsa, in un susseguirsi di raccapriccianti accadimenti che poco spazio lasciano all’immaginazione. Durante la visione dell’episodio lo spettatore è totalmente immerso in quest’atmosfera tetra e surreale, esplorando insieme a Sam la grottesca cittadina avvolta da una fitta nebbia e popolata da singolari, tanto quanto inquietanti, personaggi che appaiono del tutto noncuranti di quello che accade aldilà delle acque che li separano dal resto della civiltà.

2. Jude Law


Ad accompagnare lo spettatore tra le vie della bizzara isola britannica è un protagonista di tutto rispetto, portato sullo schermo da Jude Law che si riconferma una garanzia in termini di resa scenica.
Il personaggio di Sam si ritrova come un tenero turista in avanscoperta a sondare goffamente l’isola di Osea e la sua comunità, senza mai che la sua indagine riscontri alcun successo. Ma il goffo e povero Sam non è l’unica forma che Jude Law imprime a un personaggio in realtà pieno di sfumature: gli occhi di Sam appaiono ora ingenui ora maliziosi, alternando momenti di realtà a puro delirio. In questo gioco di surrealismi l’importante presenza scenica di Law ha un certo peso e si manifesta con prepotenza sullo schermo, non necessitando nemmeno di dialoghi poi così brillanti.
Il doloroso racconto della morte del figlio regala attimi intensi, dove l’angoscia e l’amarezza sono largamente percepibili, dando la possibilità all’attore di spiegarsi al meglio nella sua performance che vede il suo exploit nella scena finale, dove il lato meno lucido (e forse più oscuro) di Sam prende silenziosamente forma con un Jude Law che sfonda la quarta parete lasciando tutti ammaliati. 

3. La regia


La parte del leone, in tutto ciò, la fanno regia e fotografia che, setacciando con ogni inquadratura le torbide atmosfere della serie e dei suoi personaggi, calano perfettamente lo spettatore in uno stato di tormento e di ansia. L’episodio vede spiccare in particolar modo la sequenza in cui Sam viene trascinato via da Mrs. Martin in una scena onirica e delirante in cui Marc Munden e Jude Law si fondono in un’unica performance, insegnando a tutti come fare show.
Gli amanti dell’estetica seriale troveranno senza dubbio in The Third Day la gioia dei sensi, pienamente appagati da una regia che fa di ogni scena un piccolo quadro lanciando la serie dritta tra le fila di quei prodotti di qualità che strizzano sempre di più l’occhio al grande schermo.


COSA NON TORNA?


La serie si presenta come un prodotto ben confezionato e per palati sopraffini, con due o tre Emmy già praticamente in saccoccia. Tuttavia questo secondo episodio svela qualche piccola crepa che mina la riuscita della narrazione.
In primis la scoperta della morte del figlio di Sam aggiunge un prezioso tassello a una confusionaria storyline che rimane, di certo volutamente, comunque troppo criptica, adatta più a una modalità da binge watching che non a un racconto settimanale che deve pur dare qualcosa per cui aspettare.
Ma se la confusionaria articolazione dell’episodio non è un vero e proprio difetto in un mistery dove l’attesa è essa stessa il piacere, ben diverso è per qualche altra scelta narrativa che mina alla credibilità della storia. In questo episodio si contano ad esempio sia la decisione di Sam di restare un giorno in più in quella landa di pazzi psicolabili, sia la successiva decisione di assumere allucinogeni durante la tradizionale festa di paese che ha tutte le sembianze di un rito sacrificale in onore di un non ben specificato demone pagano. Scelte discutibili Sam, lasciatelo dire.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Atmosfera e ambientazione
  • In generale, una cura dei dettagli maniacale
  • Jude Law è sempre più in character
  • Piccolo avanzamento della trama orizzontale
  • Sequenza in cui Sam viene trascinato dalla signora Martin
  • Regia e fotografia sono il punto forte della serie
  • La visione risulta ancora un po’ confusionaria
  • Rapporto tra Sam e Jess sviluppato troppo in fretta
  • La decisione di restare sull’isola un giorno in più
  • Gli acidi non mancavano a una mente già fortemente provata come quella di Sam

 

Surreale, ma bello.

 

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