The Walking Dead 4×05 – Interment – L’InfernoTEMPO DI LETTURA 6 min

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C’è una bella differenza tra resistere e sopravvivere. A volte, per errore, scambiamo i due termini per sinonimi della stessa cosa e (in teoria) non sarebbe neanche sbagliato…solo che, il risvolto finale che presentano è completamente diverso. Un po’ quando si andava a scuola, ricordate? Quel fastidioso vizio di confondere l’atto di studiare e la dote di essere intelligenti: se studi poco allora sei poco intelligente, se invece studi tanto allora lo sei. Cazzata. Non c’è nulla di straordinario nel ripetere dei concetti fino alla nausea come una morbosa preghiera e se questo viene difficile, non è detto che si è dei completi imbecilli. Tra studiare e essere intelligenti ci sono una decina di corsie di differenza, forse anche una ventina. Il discorso vale anche per i termini resistere e sopravvivere; in The Walking Dead, in pratica, si sopravvive, ci si accaparra tutti i mezzi possibili ed immaginabili per riuscire a vivere più a lungo e (se si è abbastanza fortunati) ricostruirsi una vita, dopo aver superato ogni ostacolo ed essere, per l’appunto, sopravvissuto al pericolo…ma, in teoria, alcune volte non si fa altro che resistere, non si fa altro che dare fondo a tutti i colpi dei propri caricatori per scavare dei miseri centimetri tra sè stessi e l’inevitabile epilogo…a volte è utile, a volte no. Ad essere onesti, anche noi di RecenSerie abbiamo commesso questo errore e non guardando molto con attenzione non abbiamo visto che ci sono stati dei momenti nell’odissea zombie di Rick e la sua cumpa dove non hanno fatto altro che resistere e, questo quinto episodio della quarta stagione, è uno di essi.
Dopo qualche episodio dal gradimento variabile, con “Interment” la produzione decide finalmente di togliere il freno a mano e far correre la serie giù da questo piano inclinato di suspense e terrore. Perchè si, se dovessimo paragonare questo episodio a qualcosa, è decisamente un piano inclinato: parte lentamente aumentando sempre di più l’ansia e il senso di inquietudine dello spettatore fino a farlo esplodere in tutto il suo tetro splendore, proprio come dovrebbe essere un horror rispettato sotto i classici requisiti per esser chiamato tale. Con questo quinto episodio della nuova serie possiamo finalmente dare il bentornato in tutto e per tutto alla quarta stagione della creatura di Robert Kirkman e dire quanto ci fosse mancata finora, alzando le braccia al cielo e tirando un sentito sospiro di sollievo; c’è tanto da dire ma, contemporaneamente, anche così poco, perchè basta una sola piccola frase per descrivere le tante belle robe di questo episodio: c’è tutto. Tutto quello che potevamo chiedere dallo show ci viene dato e, per farci perdonare di certi brutti scivoloni, anche un bel regalo di fine episodio…
Ma prima di parlare del punto forse migliore dell’episodio, facciamo l’appello di tutte le cose che desideriamo e che abbiamo trovato in “Internment”: l’introspezione caratteriale nonché nuove/vecchie interazioni tra personaggio? Ce l’abbiamo; grandi scene d’azione dove tutto sembra andare pericolosamente nella direzione più catastrofica possibile? Ce l’abbiamo; un grande protagonista? Ce l’abbiamo e, in questo caso, è qualcuno su cui non avremmo mai scommesso: Hershel.
Insieme al colpo di scena finale, il padre di Maggie è una delle cose migliori che la puntata ci offre. Il saggio della prigione, a sto giro, assume il ruolo dell’eroe e, badate bene, non un eroe come potrebbe esserlo Rick, che a conti fatti è più un anti-eroe (cioè una figura come il Punitore, tanto per intenderci, che fa del bene ma utilizza modi totalmente opposti per un tipico operato benigno) ma un eroe proprio da manuale come potrebbe esserlo l’Uomo Ragno. E ora vi starete chiedendo: “Beh, ma cos’ha fatto di così speciale?”, qui vi rispondo con tutta l’introduzione che s’è fatta ad inizio recensione sulla sottile differenza che c’è tra il vocabolo resistere e il vocabolo sopravvivere; Hershel è un eroe perchè resiste, non è come Rick e Carl che in questa nuova e alternativa attività padre/figlio sopravvivono ad una incredibile ondata di zombie, lui resiste contro una situazione che sembra non avere speranza. Non vi ho ancora convinto? Ok, allora paragoniamolo veramente all’Uomo Ragno; Peter Parker resiste ad una vita in tutto e per tutto piena di sfighe, alle calunnie del Daily Bugle, a metà di New York che lo considera un criminale, ad un sistema sociale che lo considera un nerd e lo rifiuta e tormenta, ai propri colleghi che non gli danno credito e sostanzialmente ad una vita dove non riesce ancora bene a conciliare i suoi due alter-ego. La parola d’ordine del supereroe, sostanzialmente è proprio “resistere”, far vedere di riuscire a sopportare certe cose quando gli altri non riescono e dare speranza a chi non ne ha ed Hershel rispetta in tutto e per tutto questi canoni, lo dimostra sopratutto nella scena dove piange (classico sfogo di chi è chiamato ad un ruolo a volte infame) e quando trascina gli zombie in un luogo dove Lizzie non possa vederne la morte per dimostrare che l’eroe non è un mostro. Un portatore di luce, sostanzialmente, in un mondo fin troppo annebbiato dalle tenebre.
In questa nuova stagione abbiamo notato che c’è anche tanta, tantissima, attenzione al comparto musicale e con comparto musicale non ci si riferisce solo alla colonna sonora, ma anche alle canzoni degli artisti come cantanti e band. A questo giro, tocca a Ben Howard e alla sua Oats In The Water che sottolinea ancora di più la decisione di Hershel ma anche del gruppo in generale, sopratutto nel pezzo dove dice “I’ll take the long way ‘round, I’ll find my own way down”, “prenderò la strada più lunga, troverò la mia strada verso il baratro” tradotto dall’inglese, una sorta di “allegoria” che ci vuole far capire che Rick e la sua cumpa hanno scelto di resistere e sopravvivere contro un destino beffardo e che (a volte) può essere solo un triste circumnavigare attorno all’inevitabile.
Un gesto stupido e futile quello di Hershel? Si, ma non del tutto inutile, perchè delle volte, dei gesti stupidi e profondamente conformi alle nostre emozioni, si rivelano la scelta vincente. Purtroppo non c’è stato modo di salvarne quanti se ne voleva e il fatto che il Team Daryl sia arrivato e abbia creato questo vaccino non vuol dire che sia una cura totale per l’infezione e, sopratutto, non vuol dire aver risolto la piaga che ha decimato la popolazione carceraria… Nonostante ci sia stato nelle passate stagioni un episodio chiamato “Muore La Speranza” come abbiamo visto, per alcuni, non è mai davvero morta. Certo, è debole, avvilita, nascosta ma viva, tenuta in vita da persone come Hershel che puntano su cose su cui nessuno punterebbe e resistono, come gli eroi.
E ora, ecco il momento che tutti aspettavate: il ritorno del Governatore. Forse ha fatto così scalpore perchè tutti si aspettavano, in qualche modo, il suo arrivo verso la fine della stagione…e invece, ci siamo rimasti di stucco per il barbatrucco. Magari è un ritorno marginale, ma, possiamo solo immaginare a quali sviluppi potrebbe portare.

PRO:
  • Ottima introspezione
  • Grandi scene d’azione
  • Episodio horror sotto tutti i punti di vista
  • Colonna sonora, in particolare, questa canzone
  • Hershel: Supereroe contro le forze del male
  • The Governator Returns!
CONTRO:
  • Nulla in particolare

 

Finalmente, lo show è decollato. Gli episodi sono tornati al tenore al quale eravamo abituati e ci regalano ancora di più e, dopo l’ultimo colpo di scena, promettono di regalarci ancora e ancora di più! Tanta carne al fuoco già gustata e tanta ancora da gustarne. Aspettare una settimana, per il prossimo episodio, non è mai stato così difficile.

VOTO EMMY

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